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I ventitré giorni della città di Alba, Fenoglio


di Beppe Fenoglio
Riassunto:

Il 10 ottobre 1944 i partigiani avevano liberato dai fascisti la città di Alba, però questa libertà durò solo 23 giorni costretti a soccombere al nuovo attacco del due novembre. Uno dei tanti partigiani rimasti in vita a distanza di tempo di qualche anno racconta l’avvenimento per un servizio giornalistico.
La mattina del due novembre 1944 i partigiani furono svegliati di soprassalto da un boato. Una pattuglia andò a vedere che cosa era successo e riferì a tutti che nel campo minato era passato un uomo ed era morto subito. Tutti risero scommettendo che i fascisti non sarebbero riusciti a superarlo. Intanto il campanello di Alba batteva le cinque e dalla collina di Biancardi la mitragliera partigiana cominciava a sparare. I repubblicani avevano passato il fiume sul ponte di Pollenza, mentre quattro partigiani stanchi di far la guardia facevano una partita a poker, e presi alla sprovvista furono uccisi. Intanto suona su Alba la sirena dell'allarma per indicare ai partigiani di fare attenzione.
Mentre sorvegliavano di lontano i fascisti i partigiani dovettero trasferirsi per ordine di una staffetta, vicino al muro di cinta della cascina di San Casciano. Durante lo spostamento cominciò a piovere. Quando si posizionarono il comandante ordinò di stare all’erta e sparare al suo comando.
I partigiani sparavano in direzione della Villa Biancardi, convinti che i fascisti per la maggior parte fossero stati abbattuti. Intanto entrarono in scena il fango e la pioggia che contribuiscono a disagiare i soldati. Intanto i fascisti si erano avvicinati senza farsi notare e avevano preso posizione nella villa. I partigiani ebbero l’ordine di sparare ma la pioggia non riusciva a far vedere i fascisti. I partigiani aspettarono finché non attaccò la mitragliera di Castelgherlone, e calcolarono che era a trecento metri da loro; poi si fermarono aspettando che i nemici facessero mosse false. I fascisti rispondono al fuoco e colpiscono molti loro nemici tra questi anche un ufficiale che prima si levava dal viso la pioggia ora non riusciva neanche a tamponarsi il sangue dalle ferite. Per circa quattro ore i partigiani tennero S. Casciano. Dalle 7 alle 11 passate i partigiani uccisero i primi fascisti (essi combattevano disordinatamente, erano abituati solo alla guerriglia, l’esatto contrario dei nemici). Dopo le 11 un partigiano affacciandosi tra gli alberi di Castelgherlano, scivolò nel fango e andò a riferire che i fascisti avevano aggirato le loro linee di difesa e non rimaneva a loro altro che la fuga. La ritirata fu un fuggi fuggi rapido e disordinato, dovuto alla paura e alla mancanza di ordini. I Partigiani si diressero alla Cascina Miraglio dove il comandante telefonava per cercare rinforzi. I padroni di casa distribuivano l’acqua ai soldati. Intanto si vedevano le perdite, la cosa più terribile fu che a mezzogiorno dovettero difendersi dai fascisti che vi piombarono all’improvviso. Essi difesero la Cascina Miraglio per altre due ore, sotto la pioggia, aspettando i rinforzi che arrivarono solo per telefono, perché un migliaio di Partigiani era a 20 Km da Alba ad una festa di paese. Così Alba fu persa il 2 novembre 1944.
Il comandante sparò un razzo rosso come segno di ritirata, perché disse ritiriamoci ora prima che ci circondano. Scesero dalla collina piangendo, bestemmiando come bambini sperduti, dove passavano dovevano abitare donne e ragazze che li avrebbero consolati invece non c’era anima viva, solo una donna sui 50 anni che li confortava con bravo ma mano che passavano finché non fu rimproverata dal marito.


Analisi del testo

Il lessico è chiaro, tranne certe parole che riguardano il modo di combattere e come sono espressi certi comandi.
Il linguaggio si può definire letterario perché narra questo momento storico come un racconto.
Il registro è alto, quando ci sono discorsi fatti dal comandante per dare ordini.
La struttura sintattica dei periodi e molto articolata, è ipotattica.
Ci sono sovrapposizioni di piani temporali diversi, perché i tempi dei verbi non appartengono tutti alla stessa sfera cronologica vale a dire che viene usato sia il passato che il presente. Si fa uso del presente nei discorsi dove l’autore riporta le parole di quelli che parlano.
Nel brano sono assenti le figure retoriche.
Il racconto ha una struttura compositiva varia perché si alternano parti narrate con parti discorsive dialogate.
La narrazione è condotta in terza persona perché è come se fosse una cronaca raccontata nei minimi particolari degli atteggiamenti sbagliati dei partigiani piuttosto che quelli eroici.


Commento

Per me questa racconto è avvincente perché essendo una cronaca realista fa comprendere che gli uomini di fronte alle assurdità della guerra sono deboli e confusi come i bambini.
Trattandosi di una vicenda di guerra, il tutto è un susseguirsi di momenti drammatici, soprattutto durante la ritirata, ma anche in tutto il resto del brano.
L’ambiente circostante è tracciato sommariamente, ma si evidenziano certi particolari della descrizione di dove si trovavano le due postazioni in lotta.
Non c’è alcun personaggio specifico per la maggior parte delle volte parla il capitano che dà ordini, tutti gli altri partigiani non sono descritti tranne quando tornano dalla ritirata: avviliti, abbattuti, infangati, bagnati e feriti.



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