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Figure retoriche: A Se Stesso, Leopardi

di Giacomo Leopardi
Figure retoriche:

Questa poesia si compone di quindici versi endecasillabi, interrotti da numerosi enjambements, che idealmente ampliano il significato di un periodo annullando la pausa del ritmo. L'Infinito, infatti, si compone di quattro lunghi periodi, di cui solo il primo e l'ultimo terminano alla fine di un verso. Il gioco di allitterazioni ed assonanze, poi, regala alla composizione una musicalità interiore, in tema con l'argomento trattato.

Da qui in poi presi da yahoo answers
Un'apostrofe ("Stanco mio cor"); un'anafora ("Perì...perì"); un'anastrofe ("i moti tuoi"); un chiasmo ("La vita, altro mai nulla; e fango è il mondo"); un enjambement ("né di sospiri è degna, La terra").

Tali figure retoriche influiscono sull’andamento della lirica, rafforzando il ritmo cadenzato e scandito dalla punteggiatura. L’intero componimento può essere considerato come il capolinea dell’intensa riflessione leopardiana, una sorta di bilancio esistenziale. “A se stesso” è dunque il culmine del pessimismo leopardiano, il quale non trova conforto neppure nelle tanto care illusioni, ma soltanto nell’unico e ultimo dono fatto dal Fato all’intera umanità: la morte.

Termini aulici: sono le parole che avverti come difficili (palpitasti; t'acqueta; impera)
Termini arcaici: quelle che non si usano più (speme, il fato, perì)



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