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Paradiso canto 19 - Riassunto

Appunto di letteratura italiana contenente il riassunto del diciannovesimo canto (canto XIX) del Paradiso dantesco.
L'aquila delle anime parla a Dante, illustrazione di Gustave Doré

Tempo: 13 aprile 1300, mercoledì dopo Pasqua

Luogo:
CIELO SESTO: GIOVE
Si presenta come un cielo più ampio e di colore bianco, quasi argentato.

Intelligenze motrici: Dominazioni

Personaggi: Beatrice, Dante, l’Aquila della giustizia

Spiriti beati: Spiriti giusti.
Si presentano come numerosi lumi di luce intensa e dorata che volano nel cielo prima formando le lettere di una frase biblica sulla giustizia, quindi una M gotica, infine la testa di un’aquila.



Sintesi

Il discorso dell'aquila
Dante ammira l'immagine dell'aquila che, con le ali aperte, splende nel cielo. Gli spiriti luminosi che la compongono ardono di luce: il becco dell'aquila, pur formato da innumerevoli anime, inizia a parlare al singolare. Dante chiede all'aquila di sciogliergli un dubbio inespresso e l'aquila comincia col dire che Dio creò l'universo ponendovi ordinatamente sia cose occulte sia cose comprensibili alla mente umana; così l'intelligenza umana non può essere tanto potente da discernere più di quanto Dio stesso non le riveli e si inoltra all'interno della giustizia divina come l'occhio dell'uomo nel mare. Per l'intelletto umano non esiste luce di verità che non provenga dalla chiarezza di Dio; il resto è tenebra.


Imperscrutabilità divina
L'aquila chiarisce poi il motivo per cui alle anime che non abbiano conosciuto la religione cristiana sia preclusa l'eterna salvezza. Del resto, pur non comprendendola, occorre piegarsi alla volontà di Dio, che è di per se stessa buona e non si è mai distolta da sé, essendo Dio il bene assoluto. Afferma, infine, che mai spirito non credente in Cristo è salito né potrà salire nel regno dei cieli. Molti sono coloro che credono in Lui solo a parole e che il giorno del Giudizio universale saranno più lontani di tanti non credenti.


Contro i cattivi re della cristianità
L'aquila conclude rampognando gli spregevoli sovrani della cristianità: l'imperatore Alberto, responsabile dell'invasione della Boemia, Filippo IV il Bello, re di Francia, falsificatore di monete, i re d'Inghilterra e di Scozia, assetati di dominio, in continua guerra tra di loro; Ferdinando IV di Castiglia e Venceslao IV, i lussuriosi re di Spagna e di Boemia e molti altri regnanti.


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