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Inferno Canto 7 - Riassunto

Appunto di letteratura italiana contenente il riassunto del settimo canto (canto VII) dell'Inferno dantesco.
Canto settimo, gli avari e i prodighi, illustrazione di Paul Gustave Doré

Tempo: sabato 9 aprile 1300, prime ore.

Luogo: cerchio 4°: avari e prodighi; cerchio 5’: iracondi e accidiosi.
Il quarto cerchio, definito lacca, è una fossa probabilmente vasta e pianeggiante, vigilate da Pluto;
il quinto (vigilato da Flegias) è invece costituito dalla palude Stigia, una lorda pozza di acque nere e fangose.

Personaggi: Virgilio, Dante, Pluto



Sintesi

Il demone Pluto
Il canto inizia con le urla rabbiose di Pluto indirizzate ai due poeti, ma Virgilio intima al demone di tacere e di non opporsi al decreto divino che ha voluto il viaggio di Dante attraverso l'Inferno.


Il quarto cerchio: tra avari e prodighi
Scesi nel quarto cerchio, luogo di pena degli avari e dei prodighi, Virgilio e Dante vedono i dannati, divisi in due schiere, spingere col petto grossi massi, percorrendo il cerchio stesso in senso opposto. Dopo un inevitabile scontro tra i due gruppi, i dannati urlano violentemente, attribuendosi l'un l'altro la colpa. In questo assurdo faticare e penare sta il contrappasso per chi nella vita non faceva fatto altro che accumulare o disperdere ricchezze


Anime di ecclesiastici dannati per avarizia
Virgilio spiega che entrambe le schiere dei dannati sono costituite da uomini che non furono capaci di gestire con misura il proprio patrimonio; quelli che si trovano alla sua sinistra e hanno la testa rasata sono ecclesiastici (papi e cardinali) puniti per la loro avarizia. Il giorno del Giudizio universale risorgeranno con il capo rasato, mentre i prodighi avranno i pugni chiusi.


Il ruolo della fortuna nella vita umana
Dante domanda quindi alla sua guida che cosa sia la fortuna e Virgilio gli spiega che essa è la responsabile dei beni materiali e ha un compito pari a quello delle divine intelligenze, che fanno sì che gli influssi dei nove cieli giungano in tutto l'universo. Come una ruota distribuisce i beni agli uomini, mutandone, a suo piacimento, la destinazione. I due poeti giungono quindi sull'orlo del quinto cerchio.


Il quinto cerchio: nello Stige, fra iracondi e accidiosi
Qui una fonte d'acqua ribollente e scura scende giù per un fossato fino alla palude dello Stige. Seguendone il corso, essi si trovano al cospetto degli iracondi e degli accidiosi. Sono anch'essi separati in due schiere; i primi stanno in superficie, ignudi, insozzati dal fango, e si percuotono e addentano crudelmente l’un l’altro. I secondi sono interamente ricoperti dal fango che, al contrario, non bruciarono mai di quell’ira santa che deve ardere nel cuore del giusto. Non hanno volto né voce: semplici bolle sulla superficie dell’acqua stagnante, dichiarano la loro presenza e il loro tormento.
I due poeti giungono infine ai piedi di una torre.


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