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Analisi del testo narrativo


Un testo narrativo rappresenta degli eventi reali o immaginari che si situano in una successione temporale. Gli eventi riguardano dei personaggi che compiono o subiscono delle azioni o semplicemente che vi assistono, eventi e personaggi si situano in un ambiente naturale e sociale che fa da sfondo o interagisce con essi e magari li condiziona. Le principali strutture che presiedono all'elaborazione di un testo narrativo: il tempo, lo spazio, i personaggi. La voce narrante e la struttura basilare di un testo narrativo, appare sin dalla prima riga della prima pagina e per il lettore risulta fondamentale determinare chi narra, a chi appartiene la voce che riferisce gli eventi, presenta i personaggi, descrive gli ambienti, ecc.
Altrettanto fondamentale e complessa, è la categoria del punto di vista che indipendentemente quale sia la voce narrante, individua chi vede o chi giudica ambienti, azioni personaggi ecc.
Talvolta il narratore gioca sull'ambiguità delle affermazioni ad esempio:
chi vede? chi giudica?
si badi dunque che non sempre la risposta ai quesiti è così netta.
Un modo frequente di introdurre il punto di vista dei personaggi è quello di citare o riferire le loro parole e i loro pensieri. Nel caso delle citazioni tra virgolette ( o consegni grafici affini), bisogna ammettere che ala voce del narratore si sostituisce quella del personaggio, all'interno della quale il gioco dei diversi punti di vista può naturalmente riproporsi.

Un testo narrativo non è composto esclusivamente di enunciati narrativi, ma anche in varia misura e proporzione di enunciati descrittivi, argomentativi (<<or te ne guarda: credimi chi non fa, quanto può te, quando vorrà, non potrà, o meriterà di mai non volere quello che sia di sua salute>>) o dialogici (citazione di parole, discorsi diretti, ecc:
<<disse a Conte: Su Conte, Conte levati su e seguitemi>>).

Voce narrante

Mentre l'autore indica la persona storica dello scrittore, il narratore designa il personaggio che dice io nel racconto, sia questo che abbia un identità precisa (cioè un preciso statuto di personaggio) sia che non l'abbia ( e sia, come nel caso del racconto impersonale, una semplice funzione del testo). Talvolta il narratore ha delle caratteristiche che lo fanno assimilare alla persona dello scrittore, tanto che spesso viene designato con il termine di autore narratore (es. nei Promessi Sposi il Manzoni, anche se il nome non compare mai all'interno del testo) e un narratore che viceversa assume un'identità autonoma, distinguendosi nettamente dall'autore (Mattia Pascal che narra la storia del noto romanzo pirandelliano, non confondibile sin dal nome con Luigi Pirandello, l'autore).
Si fa anche una distinzione tra narratore interno che racconta una storia alla quale ha partecipato come protagonista o almeno come testimone. E' questa una modalità tipica del racconto otto-novecento, più rara nei secoli precedenti. A partire dal romanzo borghese settecentesco tale procedura risulta adottata frequentemente.
Il narratore esterno è un narratore che racconta una storia a cui è assolutamente estraneo: è questa la modalità tipica del racconto antico, dove il narratore per lo più si presenta con voce impersonale (questa tecnica è utilizzata anche nella narrativa naturalistica e veristica ottocentesca.).
In alcuni casi è possibile individuare diversi narratori e diversi livelli di narrazione nel caso della concentrazione sia del tipo:
<<a narra che B narra che C narra "come nel Decameron, chiamano A narratore di I grado (il narratore di II grado (i vari novellatori) e narratore di III grado (eventuali personaggi che all'interno delle singole novelle raccontano altre novelle). Nel caso dei Promessi Sposi si narra una struttura del tipo "A narra di aver saputo la storia da V, che l'ha saputa da C", in cui A è narratore di I grado (il Manzoni"), B narratore di III grado (Anonimo) e narratore di III grado.
Notevole è la comparsa tra Sei e Settecento di romanzi epistolari, in cui si finge cioè di raccogliere le lettere di due o più personaggi, come accade nelle Relazioni pericolose di Laclos e nella Nouvolette Heloise di Rousseau.
A questo modello appartiene anche l'Ortis foscoliano, che però raccoglie solo le lettere del protagonista.

Punto di vista
E' raro trovare racconti che adottino esclusivamente un punto di vista: per lo più si ha una continua modificazione del p.d.v a seconda dei personaggi che il narratore vuole mettere in rilievo (e di cui adotta il p.d.v) Si parla di adozione del p.d.v di un personaggio o detta di focalizzazione interna sul personaggio per es nella novella del Grazzini <<chi si diletta di far frode " dove si alternano ripetutamente i p.d.v di prete Piero e del chierico fiorentino tale alternanza scandisce le fasi della beffa organizzata dal primo e subita dal secondo detta controbeffa organizzata dal secondo subita dal primo.
Si possono trovare anche focalizzazione esterna, il narratore riferisce le azioni, le parole, i gesti dei personaggi ma non ciò che essi pensano o vedono né talora dice chi precisamente sono es. In un exemplum del Passavanti un demonio che irrompe nel palazzo di un Conte gran peccatore e così rappresentato <<subito un uomo sconosciuto, in su uno grande cavallo, entrò per la porta del palazzo, senza dire a persona niente: e venendo in fino dove era il Conte... dissi al Conte: Su Conte, vieni su e seguimi... Venendo alla porta del palazzo, comandò il cavaliere al Conte, che montasse in su uno cavallo... e prendendo per le rendini il menava su per l'aria.... qui il punto di vista è quello degli attoniti spettatori all'interno e all'esterno del palazzo come rivelano le espressioni <<veggendolo tutta la veggendo la città>>
Chi sia il cavaliere non è detto esplicitamente dalle azioni e dai comportamenti (qui si intenderà la Morte del diavolo).

Si parla di narratore onnisciente e di racconto non focalizzato quando il narratore interviene liberamente a rivelare ciò che passa per la mente dei personaggi (di qualsiasi personaggio) quando egli è in grado di sapere ciò che i singoli personaggi non sanno, di vedere ciò che essi non vedono, di penetrare nelle loro coscienze più a fondo e con maggiore lucidità di quanto essi stessi non possono fare. Il caso più tipico della nostra narrativa ottocentesca e quello dei promessi sposi, in cui il narratore mostra di poter riferire pressoché liberamente emozioni, sentimenti, pensieri, stati d'animo di tutti i personaggi o colloqui riservati come quello fra il padre provinciale e il conte zio.

Le diverse forme di focalizzazione o non focalizzazione possono coesistere o all'interno di uno stesso racconto e talora persino nel giro di poche frasi. La dinamica del punto di vista può produrre nel racconto svariati effetti: dalla suspense, al patetico, al comico e così via.

Importanti sono le intrusioni d'autore, ovvero gli interventi o commento di un narratore estraneo alla vicenda narrata, interventi che introducono direttamente nel racconto il personale p.d.v.

Personaggi
Mediante i personaggi di un racconto lo scrittore intende rappresentare degli uomini, come nella realtà, ai personaggi lo scrittore attribuisce uno statuto anagrafico, un identità, un'aspetto fisico, una psicologia, una serie di stati d'animo transitori e così via. Ciò accade in forma e gradi diversi. Tra i personaggi con un'individualità ben spiccata e magari in grado di evolvere nel corso del racconto.
esempio:
Orlando nel Furioso, pur non essendo un personaggio particolarmente approfondito sotto il profilo psicologico, prima ci appare innamorato, poi impazzisce, quindi recupera il senno e torna a comportarsi da valoroso guerriero analogo dinamismo presentano Rinaldo e Armida nella Gerusalemme liberata o la protagonista della Principessa di "Clevis" [ non sono sicuro se lo scritto giusto clevis o levis], nell'omonimo romanzo seicentesco francese.

All'estremo opposto possiamo riconoscere i tipi, cioè dei personaggi poco rivelati individualmente. Esempio:
Il sarto nei Promessi Sposi, è costruito con pochissimi tratti caratteristici e non subisce alcuna evoluzione significativa nel corso del romanzo. Secondo un'altra terminologia gli individui vengono definiti personaggi a tuttotondo e i tipi personaggi piatti.

Anche se i personaggi rappresentano degli uomini in concreto sono dei costrutti testuali esistono solo in quanto una serie di parole nel testo ci fornisce dei dati per caratterizzarli.
Ed è a partire da questi dati testuali che il lettore che non si propone scopi critici può lavorare di fantasia per integrare congruentemente con l'invenzione dello scrittore tutta la sfera del non detto. Si distinguono racconti che propongono esplicite e magari analitiche descrizioni fisiche dei personaggi, da quelli che solo occasionalmente lo fanno, da quelli che lo fanno per nulla, e così sul piano dell'interiorità possiamo annoverare rappresentazioni analitiche (analisi interne) e magari onniscienti dei tratti psicologici costanti, degli stati d'animo transitori delle motivazioni che spingono i personaggi all'azione, rappresentazioni che forniscono semplici indizi di tutto ciò, che cioè invitano il lettore con particolare forza a compiere delle inferenze, delle deduzioni sulla base di pochi elementi testuali.
Esempio:
Nella Gerusalemme liberata l'attenzione alla vita interiore dei personaggi è assai più intensa che nei poemi precedenti.
Nel romanzo realista ottocentesco c'è un largo uso di analisi e focalizzazioni interne, mentre la narrativa naturalistica e veristica del secondo Ottocento predilige (ma non rigidamente) la focalizzazione esterna e quindi procedimenti indiziari.

I personaggi nel racconto istituiscono una serie di rapporti fra loro, assumono dei ruoli specifici (i più generali sono: protagonista, antagonista, aiutanti del protagonista e dell'antagonista....)
In ogni epoca si tende a privilegiare alcuni personaggi che sono connessi ai modelli di comportamenti che la società e la cultura vanno elaborando (i codici socio culturali) così è per il santo e il peccatore della narrativa degli exempla, per il cavaliere cortese dei romanzi cavallereschi o per il mercante prudente e astuto o il cittadino beffatore e motteggiatore della novellistica comunale per non fare che qualche esempio clamoroso degli eroi borghesi del romanzo settecentesco e quelle sull'eroe romantico.

Spazio e tempo
Spazio e tempo sono categorie fondamentali non solo della narrativa ma anche della mente umana e della cultura di un'epoca sposso la rappresentazione dello spazio e del tempo di un racconto rimanda con forza alla concezione del mondo di chi scrive e dell'epoca in cui scrive. La rappresentazione dello spazio è connessa al tipo di focalizzazione adottata e può dar luogo a rappresentazioni ora oggettive (descritte impersonalmente) ora soggettive (viste attraverso l'ottica dei personaggi) dell'ambiente, dei luoghi del racconto. La rappresentazione dello spazio può intrattenere diversi rapporti coi personaggi: dagli sfondi stereotipici che caratterizzano spesso la narrativa cavalleresca (il bosco, il luogo ameno, il castello ecc. veri e propri topoi del genere, testimoniati in qualsiasi testo appartenente a questa tradizione) ai luoghi moralmente significativi (l'oltremondo dantesco, dove il luogo è spesso in stretta relazione con le pene), ai luoghi che condizionano l'agire dei personaggi o forniscono loro concreti strumenti d'azione. Nella narrativa romantica particolare rilievo ha il rapporto di consonanza o dissonanza tra stato d'animo del personaggio e condizioni atmosferiche o fenomeno naturali (es. Werther goethiano e l'Ortis foscoliano). La rappresentazione dello spazio può infine caricarsi di valenze simboliche o metaforiche da sempre e in vario modo elementi e relazioni spaziali quali alto/baso, verticale/orizzontale, chiuso/aperto, interno/esterno, finito/infinito, piccolo/grande, rettilineo/tortuoso ecc...
sentimenti assurdi dagli scrittori per trasmettere consapevolmente o inconsapevolmente una concezione del mondo e della vita talora prettamente individuale collettiva.

Gli eventi che uno scrittore vuol narrare instaurano tra loro relazioni di anteriorità, contemporaneità, posteriorità si situano in un ordine cronologico o logico-cronologico.
Non sempre sul piano del racconto gli eventi non vengono narrati nell'ordine in cui si immagina siano accaduti: talora il narratore racconta prima dei fatti che sono accaduti dopo altrui, anticipo eventi successivi (prolessi) e racconta a posteriori fatti precedenti (analessi) flash-back. Talora l'ordine dei fatti sul piano del racconto; non coincide con l'ordine dei fatti sul piano della storia (intreccio) così come si immagina siano realmente accaduti, si chiama fabula. Tali spostamenti temporali creano suspense, ecc.
La durata riguarda il diverso spazio (misurato in numero di righe o pagine) che viene attribuito a periodi di tempo eguali. Il racconto è un continuo di parole ma non rappresenta la continuità del reale e non rappresenta in modo omogenico i diversi eventi. Vi sono ellissi, ovvero periodi di tempi, fatti che non vengono narrati o altri in modo particolare. La frequenza riguarda il numero delle volte che un evento viene raccontato.

Altri aspetti
Segmento: porzione del discorso che si ottiene isolando un certo numero di periodi e frasi del testo.

Sequenza: porzione della storia che si individua riassumendo il contenuto

Motivo e tema: spesso sinonimi, indicano elementi tematici minori (motivi) ed elementi più complessi temi, prodotti dall'aggregazione di più motivi.



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