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Adriano Meis, Capitolo VIII, Il Fu Mattia Pascal

Riassunto:
Mattia ha da poco ottenuto una clamorosa vincita al casinò di Montecarlo e ha appena letto sul giornale la notizia che, a Miragno (il paese da cui è fuggito), qualcuno si è ucciso gettandosi in un canale, qualcuno che è stato riconosciuto come Mattia Pascal! In quattro e quattr'otto il protagonista decide: non si lascerà scappare l'occasione; ricco e libero, sarà un altro uomo. Sarà Adriano Meis, un individuo di pura fantasia. L'idea di costruirsi una vita nuova e libera sembra davvero eccitante, ma presto i primi, tormentosi dubbi cominceranno a farsi largo in lui.
Analisi del testo
Possiamo scomporre il capitolo VIII in alcune sequenze:
La volontà del protagonista di diventare un altro e le riflessioni sulla propria condizione: per ora prevalgono il desiderio di liberarsi del vecchio Mattia Pascal (sia esteticamente che interiormente). Il cambiamento di fisionomia, ottenuto nella bottega del barbiere mediante il taglio della barba che una parte del vecchio Mattia rimane sempre ben visibile anche all'esterno. L'episodio del treno, con occultamente della fede nuziale nel WC è un momento davvero significativo per apprezzare la novità della letteratura umoristica di Pirandello rispetto alla letteratura tradizionale (un autore del passato mai e poi mai avrebbe raffigurato un protagonista al WC, il luogo meno adatto a seppellire un amore). La costruzione fantastica di una vita nuova, con l'osservazione della vita altrui (per trarne motivi d'ispirazione) e con un senso di libertà. Infine l'ulteriore colloquio allo specchio e i primi dubbi suscitati dal proprio aspetto e dalla propria solitudine o meglio estraneità.

Spiegazione

Una volta presa la decisione di cambiar vita, Mattia si mette d'impegno per diventare un'altro uomo. Egli viaggia per il mondo in cerca del suo nuovo se stesso: è il forestiere della vita, come dirà poche pagine più avanti. Ma la sua condizione, alla lunga e fuori da ogni illusione, si rivelerà quella dell'estraneità, una sorta di marchio di fabbrica del personaggio novecentesco, Mattia Pascal come l'inetto di Svevo come l'uomo senza patria di Joyce come l'uomo senza qualità di Musil come lo straniero di Camus.
Le tappe del suo cammino di esplorazione dell'io corrispondono per ora a un tentativo di auto-riconoscimento di ricerca d'identità e stabilità. Nel corso dei suoi vagabondaggi, Mattia raccoglie qua e là sparsi elementi della vita di altrui individui, che possano servirgli per comporre la sua biografia. Costruisce da se e per sé il personaggio di Adriano, abbandona l'esistenza reale per proiettarsi in uno sforzo d'identificazione come fosse su un palcoscenico nella vita della maschera da lui stesso creata.
Tale maschera prende a tratti una vita autonoma così accade nel negozio del barbiere di Alenga, dove per un istante, Mattia ritrova l'altro nello specchio. Quest'ombra riemergerà, a tratti nel corso del romanzo impedendo al protagonista d'essere realmente in pace con se stesso.



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