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Capitolo 35 I Promessi Sposi - Riassunto

Riassunto del trentacinquesimo capitolo (cap. XXXV) del romanzo I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni.


Dove: a Milano, nel lazzeretto.

Quando: le ore centrali della stessa giornata di fine agosto 1630.

Chi: Renzo, fra Cristoforo, don Rodrigo, padre Vittore.



Sintesi

Renzo entra nel lazzeretto
A Renzo, all’interno del recinto del lazzeretto, si presenta il doloroso spettacolo dei malati e dei moribondi: un gran viavai di persone fra le capanne, le baracche e le due file di portici che corrono sui lati dell’ingresso. Nel viale che va dalla porta a cui si è affacciato fino alla cappella posta al centro del recinto, Renzo vede cappuccini e laici che caricano su carri cadaveri e cose infette. Temendo di essere allontanato, il giovane si inoltra fra le capanne e scruta dentro a ognuna, alla ricerca di Lucia; non scorgendo donne, pensa che siano sistemate in un'altra parte, ma non osa far domande e continua a procedere a caso. A un certo punto, la sua attenzione viene attratta da un singolare miscuglio di vagiti e di belati; dalla fessura di uno steccato osserva una scena commovente: parecchi neonati sono amorevolmente accuditi e allattati da balie e da capre.


L'incontro con fra Cristoforo
Proseguendo il suo cammino, Renzo scorge da lontano la sagoma di un cappuccino del tutto simile a fra Cristoforo; poco dopo, lo vede seduto davanti a una capanna con una scodella di minestra in mano: è proprio lui. Allo scoppio della peste, infatti, egli aveva chiesto di essere destinato al servizio nel lazzeretto ed essendo morto il conte zio che ne aveva voluto l’allontanamento, era stato esaudito. La gioia di Renzo nel ritrovare fra Cristoforo è amareggiata dalla constatazione che anch’egli è ammalato, come si può capire dalla magrezza e dall’aspetto esausto; solo lo sguardo mantiene il consueto vigore. Anche il frate accoglie Renzo con affetto e gli chiede notizie di quanto è accaduto a lui e a Lucia; per parlare con più agio, affida temporaneamente a un altro cappuccino la cura dei malati, ma in particolare appare preoccupato per uno di loro: infatti, nel caso che questi recuperi la coscienza, vuole essere subito avvertito. Si siede quindi accanto a Renzo, cui ha offerto una scodella di minestra, e continua il dialogo con lui, apprendendo la storia del rapimento di Lucia e della sua liberazione. Renzo ha la conferma che le donne occupano una parte a sé del lazzeretto: lì cercherà Lucia, anche se la regola vorrebbe che l’accesso sia vietato agli uomini, ma la buona intenzione giustifica questa trasgressione. Prima, però, potrà vedere sfilare i malati che, superata la peste, escono per far la quarantena altrove; tra poco — dice fra Cristoforo — si raduneranno presso la chiesa ottagonale che sta al centro del lazzeretto; se Renzo non scorgerà Lucia, allora la cercherà nelle capanne riservate alle donne, ma — aggiunge il frate — deve essere preparato all’eventualità di non trovarla viva. A queste parole Renzo reagisce d’impulso con uno scatto d’ira e con propositi di vendetta contro don Rodrigo, attirandosi il rimprovero veemente e sdegnato di padre Cristoforo, che fa l’atto di cacciarlo. Renzo allora dichiara la sua volontà di perdonare, e anche di sforzarsi di amare il proprio nemico, secondo il precetto cristiano che il frate gli offre, reso ancor più persuasivo dal riferimento sofferto che egli fa alla propria passata esperienza dell’uccisione di un uomo. A questo punto padre Cristoforo invita Renzo a seguirlo, per vedere colui sul quale egli avrebbe desiderato sfogare il proprio desiderio di vendetta.


Renzo vede don Rodrigo morente
In una capanna, tra altri malati, giace don Rodrigo, sfigurato dalla malattia e privo di coscienza; unico segno di vita, il respiro affannoso e un movimento della i mano a premere il petto, all’altezza del cuore. Fra Cristoforo invita Renzo a guardare lo stato del suo nemico: la sua fine atroce può essere il castigo per quanto di male ha commesso, ma anche l’occasione che Dio gli offre per espiare. Il mistero di Dio è imperscrutabile e Renzo, se vuole davvero essere cristiano, deve soltanto pregare perché quell’uomo sia perdonato. Renzo si unisce così alla preghiera di fra Cristoforo; poi si separa da lui, ricevendo ancora l’esortazione ad essere forte e disposto ad accettare la volontà di Dio.


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