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Parafrasi: Sogno d'estate

di Giosue Carducci
Parafrasi:

Mentre leggevo il XVI libro dell'Iliade, vinto dall'afa estiva, fui sorpreso dal sonno; il capo si chinò sulla pagina, dove si narra la battaglia fra Greci e Troiani sulla riva dello Scamandro, ma il cuore mi portò verso il Tirreno, dove mi sembrò di rivivere in sogno gli anni felici della fanciullezza.
Non ero più tra i libri, nella stanza riscaldata dal sole di luglio e rintronata dai carri rotolanti sul selciato della città (Bologna), ma ero tra i miei colli, nella Maremma toscana, che il sole di aprile faceva rifiorire.
Sulla riva di un ruscello vedevo passeggiare mia madre, ancora fiorente di giovinezza, insieme col fratellino (Dante), che camminava al suo fianco in atteggiamento di orgoglio puerile, fiero dell'amore materno e intimamente commosso da quella festa grandiosa di luce, di colori e di odori, che la natura armonizzava insieme.
Era il sabato santo e il suono festoso delle campane annunziava la Resurrezione di Cristo e per l'aria, per i rami e per le acque si diffondeva l'armonia vitale della primavera. Peschi e meli erano coperti di fiori bianchi e vermigli. L'erba al di sotto era costellata di fiori gialli e turchini, i declivi dei prati erano rivestiti di trifoglio rosso, i colli erano adornati di auree ginestre, nel mare quattro candide vele si muovevano lentamente cullandosi nel sole, che inondava di luce mare e terra e cielo.

A questo punto nell'animo del poeta, allietato dalla visione di tanta bellezza, s'insinua la tristezza: nel sogno si risvegliano i ricordi familiari e sorge il dubbio se la madre e il fratellino vivono ancora o sono morti.

La giovane madre guardava felice nel sole, io guardavo la madre e il fratello, questo, che ora giace lontano, su un poggio fiorito dell'Arno, quella, che riposa nella Certosa di Bologna, pensoso e incerto se ancora vivessero o se, impietositi del mio dolore, ritornassero da una regione, dove insieme con coloro che conobbero ed amarono in vita (tra note forme), ricordano gli anni felici della loro vita.
Al risveglio, svanite le care immagini del sogno, il poeta ritorna alla realtà della vita quotidiana, che tuttavia non è meno cara delle immagini sognate. Si ritrova in casa, nella sua famiglia, tra i suoi libri: Lauretta, la secondogenita (allora diciassettenne), faceva risonare le stanze del suo canto gioioso, Bice, la primogenita (allora ventunenne), lavorava tranquillamente al telaio.



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