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Parafrasi: La Caduta, Parini

di Giuseppe Parini
Parafrasi e commento:

Inverno freddo e uggioso. Il Parini, vecchio ormai e sofferente, trascina la sua esistenza stanca ma dignitosa; in un giorno di pioggia, mentre se ne va zoppicando per le vie di Milano, scivola e cade. Un passante accorre pietoso, lo solleva e lo accompagna per un tratto di strada. Cammin facendo, lo consiglia di adulare i nobili e i potenti per averne benefici. Il poeta lo ringrazia dell’aiuto, ma ricusa con fierezza i consigli. E’ questa una delle odi più note del Parini, la cui dignità morale si mantenne inalterata anche nell'avversa fortuna. Raro esempio di nobiltà d’animo in un tempo di decadenza civile e morale. Fu composta nel 1785.

La metrica: ode di 24 strofe, ciascuna formata da 3 settenari e un endecasillabo, a rima alternata (ABAB).

Analisi del testo
Questa ode mette in luce la dignità morale di un’anima eroica racchiusa nel corpo malato di un vecchio la cui figura, sullo sfondo brumoso di una giornata d pioggia, tra il fango e l’incrociare disordinato delle carrozze, si incide nella nostra mente in tutta la sua solitaria grandezza. L’uomo vi campeggia con la sua umanità e dignità, con il suo carattere orgoglioso e fiero in lotta con la povertà avvilente, sì che appare quasi solenne, staccato da quel mondo di miserie e di intrighi. Tutto il valore di questa ode è infatti nell’affermazione della superiorità dello spirito sulla materia, dell’anima che nella sua energia morale domina sulla debolezza del corpo logorato dai mali e dal tempo.
Forse, nei commenti cruciali della sua esistenza, il poeta avrà sentito venir su dal fondo del suo essere quella voce lusingatrice che lo esortava a ripudiare la sua Musa o a prostituirla come avevano fatto tanti altri poetastri e scrittorelli che avevano ottenuto mansioni, benefici e protezione dai <<potenti>>. Era la voce di una morale cedevole e accomodante, borghese e utilitarista, che mirava solo al benessere materiale e contro la quale insorgeva sdegnosa la voce di quell'altra moralità che conosce il dramma della rinuncia, il sapore della virtù, la gioia del sacrificio. E in nome di questa morale egli respinge gli allettamenti della triste lusinga. Insignificante è il fatto della caduta, ma il grido di sdegno e di rivolta del poeta verso l’incauto consigliere gli erompe su dal cuore con accenti di passione che sgorgano da una sicurezza interiore, propria di chi ha seguito imperterrito una nobile visione di vita.
Il verso è cesellato con grande abilità tecnica, le parole e le immagini sono studiate, precise e, se non raggiungono la potenza di certi scorci del Giorno, hanno tuttavia una loro bellezza e un valore artistico che rendono l’ode meritatamente famosa.



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