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Il Pirla - Eugenio Montale: analisi e commento

Spiegazione, parafrasi, analisi del testo e commento della poesia "Il Pirla" scritta da Eugenio Montale.

Il pirla è una poesia poco conosciuta di Eugenio Montale, contenuta nel suo quinto libro di poesie intitolato Diario del ’71 e del ‘72, una raccolta solida, interamente percorsa dal gusto per l’autoparodia e per lo «scherzo» lirico.



Testo

Prima di chiudere gli occhi mi hai detto pirla,
una parola gergale non traducibile.
Da allora me la porto addosso come un marchio
che resiste alla pomice. Ci sono anche altri
pirla nel mondo ma come riconoscerli ?
I pirla non sanno di esserlo. Se pure
ne fossero informati tenterebbero
di scollarsi con le unghie quello stimma.



Commento

La parola "pirla" gli è stata detta dalla moglie in punto di morte e, poiché lui la chiamava "mosca" in senso dolcemente ironico allora lei ha trovato una parola che sdrammatizzasse l'atteggiamento del grande poeta di fronte alla sua morte. La moglie conosceva la scarsa adattabilità del marito alle faccende quotidiane, e gli diede del pirla “affettuosamente” in punto di morte come chi sa bene che il poveraccio se la sarebbe cavata molto male senza una guida negli affari di tutti i giorni.


Ci sono anche altri pirla nel mondo ma come riconoscerli?
I pirla sono sbadati, combinano delle gaffe, dicono cose a sproposito nei momenti sbagliati e credono che anche gli altri agiscono in buona fede. Insomma, si riconoscono abbastanza facilmente.


I pirla non sanno di esserlo.
Per forza, altrimenti che pirla sarebbero? E se qualcuno glielo facesse notare non ci crederebbero. E semmai un giorno se ne rendessero conto proverebbero a togliersi questo marchio con ogni mezzo, ma la loro fatica sarebbe inutile dal momento che si tratta di un marchio indelebile, che resiste persino alle sfregature della pietra pomice, che in genere sfrega via tutto.


Vi sono due tipologie di pirla: quelli che non sanno di essere pirla e i pirla che sanno di essere pirla. Il pirla della seconda specie (come Montale) sa sempre di essere un pirla, ma magari non sa come fare per non esserlo più.

Montale sarà stato anche un pirla, ma era anche e soprattutto un poeta, e, come diceva Baudelaire, il poeta è come l’albatros, che quando vola in alto nei cieli appare maestoso, ma quando scende a terra è ridicolo nel suo camminare, perché impedito dalle sue "ali di gigante", sicché si fa schernire anche da una massa di imbecilli ed ubriachi.

Dal mio personale punto di vista diventa un vanto dunque essere un "pirla" se "pirla" è colui che non segue la massa ma si ritaglia il suo pezzetto di individualità: lo stimma della società in questo caso non è più un marchio, ma una medaglia al valore.

Questa poesia può essere dedicata a tutte quelle persone (uomini e donne) che non sanno che molte volte la loro intelligenza per cui spesso si vantano, invece, passa agli occhi della gente come una grande... pirlata!



Analisi del testo

Si dice "pirla" a una persona stupida, sciocca, leggera e che si lascia facilmente abbindolare (es. c'è cascato come un pirla). In origine significava "trottola" da cui anche il verbo pirlare, cioè gironzolare senza scopo, perdere l'orientamento. Si tratta di una parola molto milanese per un poeta genovese. Anche se dal '48 in poi visse a Milano dove morì.

Secondo la nostra legge è vietato dare del pirla, in quanto lesivo dell'onore e della dignità .



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