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Chi erano i boeri?

Una famiglia boera nel 1886

Le coste meridionali dell'Africa sono sempre state fondamentali per il controllo delle rotte dall'India all'Europa: fin dal XV secolo i portoghesi hanno creato basi sulla costa, che poi hanno esteso fino a creare le colonie di Angola e Mozambico.
Più tardi (1652) gli olandesi hanno cercato di prendere il controllo della regione più meridionale fondando Città del Capo: è l'inizio di un'emigrazione massiccia di coloni olandesi di religione protestante, che sfuggono così le persecuzioni in patria, e sono seguiti da francesi e tedeschi della stessa fede.

Questi emigranti europei chiamati boeri (dalla parola olandese boer che significa "contadini") o afrikaners (il termine con cui si autodefiniscono, cioè "africani") sono contadini e allevatori, che devono fare i conti con le mire della Gran Bretagna.

Nel 1910, infine, i diversi possedimenti riunificati in un'unica colonia, l'Unione Sudafricana, in cui le due comunità bianche dei boeri e degli inglesi esercitano il proprio predominio politico ed economico sulla maggioranza della popolazione nera.

Per riuscirci i bianchi impongono al paese l'apartheid, cioè  una politica di rigida segregazione razziale in cui i neri, privi di diritti politici, sono costretti a vivere separati dai bianchi.

Il regime si inasprisce ancor di più nel secondo dopoguerra e nel tentativo di dare una parvenza di autonomia alla maggioranza nera e di controllarla più facilmente, i bianchi creano all'interno del paese delle "riserve" (chiamate homeland o bantustan) in cui confinano le diverse etnie nere, obbligando quanti vivono altrove a trasferirsi in massa.

Le "riserve" occupano solo 15% della superficie del paese e la situazione inaccettabile in cui vive la popolazione di colore provoca continue rivolte e la condanna di tutta la comunità internazionale che applica severe sanzioni politiche ed economiche al Sudafrica.

E tuttavia il processo di liberazione dei neri in Sudafrica non può attuarsi secondo il modello seguito dagli altri paesi africani in cui l'indipendenza si è accompagnata al ritorno in Europa dei bianchi, perché questi sono parecchi milioni e non hanno alcuna altra "patria" in cui tornare.
Alla lunga, mentre le tensioni interne diventavano sempre più esplosive e le pressioni internazionali più forti, il timore del terribile bagno di sangue  che sarebbe scaturito dalla guerra tra bianchi e neri ha fatto prevalere la ragione.
Così, sia pure con fatica, è prevalsa l'unica soluzione possibile e cioè la costituzione di uno stato democratico multietnico, in cui ogni gruppo abbia parità di diritti: nel 1994 in Sudafrica si sono quindi tenute le prime elezioni a suffragio universale ed è stato eletto presidente Nelson Mandela, il leader storico dell'ANC (African Natinal Congress) il più importante movimento per l'emancipazione dei neri del Sudafrica.

Da quel giorno ad oggi l'influenza dei boeri sulla vita politica sudafricana è notevolmente diminuita a causa della loro inferiorità numerica rispetto ad etnie quali gli zulu e gli xhosa.



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