Biografia:
Cenne della Chitarra nacque ad Arezzo, città coinvolta a quell'epoca (1320-1330) in vicende politiche e militari piuttosto turbolente, non doveva essere ambiente molto adatto in effetti a certo tipo di sognanti fantasticherie di marca cavalleresca. Cenne si studiò di farlo sentire, rintuzzando verso per verso l'ottimismo gaudente di Folgóre, in una sua Corona dei mesi.
Se questo aveva promesso per gennaio stanze rallegrate dalla fiamma viva dei camini e lenzuola di seta e vino piccante e morbidi pellicciotti, Cenne offre stanze fumose, cuccette da marinaio genovese, pioggia e vento, aceto forte calabrese e "panni rotti senza alcun denaio".
È una sorta di parodia alquanto amara dei temi poetici del Folgóre, un contrappunto letterario, l'uno e l'altro sono aspetti di un gioco letterario; ma pare che vi sia in Cenne anche "sdegno polemico contro l'esaltazione di un mondo tramontato", quel mondo, cioè, spensierato e galante della cavalleria che poco, poteva svilupparsi in Italia, dato lo scarso successo di castellane, giullari, trovatori, novellatori e favellatori, e per il fatto che anziché il castello vi era il Comune.
Morì nella sua città verso il 1366.
Cenne della Chitarra nacque ad Arezzo, città coinvolta a quell'epoca (1320-1330) in vicende politiche e militari piuttosto turbolente, non doveva essere ambiente molto adatto in effetti a certo tipo di sognanti fantasticherie di marca cavalleresca. Cenne si studiò di farlo sentire, rintuzzando verso per verso l'ottimismo gaudente di Folgóre, in una sua Corona dei mesi.
Se questo aveva promesso per gennaio stanze rallegrate dalla fiamma viva dei camini e lenzuola di seta e vino piccante e morbidi pellicciotti, Cenne offre stanze fumose, cuccette da marinaio genovese, pioggia e vento, aceto forte calabrese e "panni rotti senza alcun denaio".
È una sorta di parodia alquanto amara dei temi poetici del Folgóre, un contrappunto letterario, l'uno e l'altro sono aspetti di un gioco letterario; ma pare che vi sia in Cenne anche "sdegno polemico contro l'esaltazione di un mondo tramontato", quel mondo, cioè, spensierato e galante della cavalleria che poco, poteva svilupparsi in Italia, dato lo scarso successo di castellane, giullari, trovatori, novellatori e favellatori, e per il fatto che anziché il castello vi era il Comune.
Morì nella sua città verso il 1366.