Testo:
Di settembre vi do gioielli alquanti:àgor’ e fusa, cumino et asolieri;
nottol’ e chieppe con nibbi lanieri;
archi da lana bistorti e pesanti;
barbagianni, assïuoli allocchi tanti
quanti ne son de qui a Monpeslieri;
guanti di lana, borsa da braghieri,
stando così a vostre donne davanti.
E sempre questo comparar e vendere
con tal mercadantìa il più usando;
e di settembre tal diletto prendere;
e per Siena entro gir alto gridando:
«Muoia chi cortesïa vuol defendere,
ch’i Salimbeni antichi li diêr bando».
Parafrasi
In settembre voglio farvi dono di molte gemme preziose: aghi e fusi, mangime per gli uccelli, legacci per vestiti; nottole, gheppi e falconi lanieri; arcolai storti e massicci; gufi, barbagianni e tanti allocchi quanti ve ne sono da qui a Montpellier; guanti di lana, borse da cintura: e così presentarvi davanti alla vostra dama. E sempre questo vendere e comprare, continuamente in faccende con mercanti di tale merce, e così dilettarvi di questo mese di settembre; e andare in giro per Siena gridando a squarciagola: «Muoia chi vuol difendere la cortesia, dal momento che i Salimbeni antichi l'hanno del tutto sbandita!».Commento
La polemica anticortese continua nel sonetto di settembre, nato per mutare il bello in brutto, i falconi in barbagianni, le armi e le vesti eleganti in una paccottiglia da rigattiere. La poesia di Cenne è, come abbiamo visto, un gioco; un gioco che non sempre diventa poesia e piace solo se nelle sue rime si avvertono contro luce quelle di Folgòre. Un'allusione pungente alla ricca famiglia dei Salimbeni ha, probabilmente, valore autobiografico: il giullare si vendica di qualche malagrazia ricevuta.