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Ciò ch'i' veggio di qua m'è mortal duolo - Cino da Pistoia

Testo:

Ciò ch'i' veggio di qua m'è mortal duolo,
perch'i' so' lunge e fra selvaggia gente,
la qual i' fuggo, e sto celatamente
perché mi trovi Amor col penser solo:
ch'allor passo li monti, e ratto volo
al loco ove ritrova il cor la mente,
e imaginando intelligibilmente,
me conforta 'l penser che testé imbolo.
Così non morragg'io, se fie tostano
lo mio reddire a star sì ch'io miri
la bella gioia da cui son lontano:
quella ch'i' chiamo basso ne' sospiri,
perch'udito non sia da cor villano
d'Amor nemico e de li soi disiri.


Parafrasi

Ciò che io vedo in questa terra mi procura un dolore mortale, perché sono lontano e fra gente straniera, che io fuggo, standomene nascosto, perché Amore mi trovi solo, immerso nei miei pensieri; allora io passo le montagne, e volo rapidissimo al luogo dove la mente ritrova il cuore e immaginando con la mente mi conforta il pensiero che ora vado errando. Così no morirò, se sarà sollecito il mio ritorno alla contemplazione di quella bella gioia da cui sono lontano: colei che io invoco a fior di labbra sospirando, perché [ il suo nome] non sia udito da cuore villano, nemico d'amore e dei suoi desideri.


Commento

Il poeta cerca solitudine (in stile "Solo e pensoso" di Francesco Petrarca) per raccogliersi nel pensiero d'amore e fissare, con l'intelletto, l'immagine dell'amata. Il Canzoniere di Cino rivela temi e toni discordanti: questo è il sonetto di una scuola che con il poeta finisce, anche se altri rimatori fiorentini la coltiveranno.



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