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Diavol te levi, vecchia rabbiosa - Guinizzelli

di Guido Guinizzelli
Testo:

Volvol te levi, vecchia rabbiosa,
e sturbignon te fera in su la testa:
perché dimor’ha’ in te tanto nascosa
che non te vèn ancider la tempesta?

Arco da cielo te mandi angosciosa
saetta che te fenda, e sia presta:
che se fenisse tua vita noiosa,
avrei, senz’altr’aver, gran gio’ e festa.

Ché non fanno lamento li avoltori,
nibbi e corbi a l’alto Dio sovrano,
che lor te renda? Già se’ lor ragione.

Ma tant’ha’ tu sugose carni e dure,
che non se curano averti tra mano:
però romane, e quest’è la cagione.


Parafrasi

Che il diavolo ti porti, vecchia rabbiosa, e un fulmine ti colpisca sulla testa: perché te ne stai tanto nascosta che la tempesta non possa venire a ucciderti? Un arco celeste ti scagli contro una dolorosa freccia che sia veloce e che ti ferisca; ché se avesse termine la tua vita cattiva, senza avere nessun'altra cosa, proverei tuttavia una grande felicità. Perché gli avvoltoi, i nibbi e i corvi non rivolgono lamentose preghiere al Signore Iddio affinché Egli ti consegni a loro? Già fin d'ora sei loro destinata. Ma le tue carni sono tanto dure e simili al sughero che non si curano di averti nelle loro grinfie; questo è il motivo per cui tu rimani al mondo.


Commento

È un sonetto paragonabile a quelli di Rustico di Filippo, anche se meno acre e non dettato soltanto dal gusto per l'insulto, scritto contro una vecchia che continua a vivere a dispetto del poeta: non la vogliono nemmeno gli avvoltoi, i nibbi e i corvi tanto il suo corpo è «sugoso e duro». Nel testo, l'inizio del sonetto reca «volvol» cioè turbine: abbiamo dato qui la forma popolare «diavol».



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