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Spiegazione e Analisi dell'Orlando Furioso

Il Furioso si riallaccia all'Orlando Innamorato del Boiardo, aggiungendo parti e concludendolo. Come il Boiardo l'Ariosto accetta la fusione dei due cicli cavallereschi, quello epico religioso e feudale e quello d'amore e d'avventura, dando una decisa prevalenza al secondo.
L'avventura soprattutto col ritmo agile e sempre imprevedibile, sembra imporre la propria legge al poema, si che esso si presenta come una trama fittissima di personaggi e vicende, composta da innumerevoli fili che l'Ariosto continuamente annoda, discioglie e ricompone.
L'andamento del poema assume in tal modo l'aspetto di inestricabile groviglio, tanto più che il poeta interrompe il racconto di una vicenda nel momento più avvincente, per inserire il racconto di un'altra, e riprende la prima dopo molti canti, quando numerose altre avventure sono sopraggiunte.
Ma questo disordine è solo apparente: mentre sembra aderire al libero gioco dell'avventura umana del mondo, in realtà cela un ordine ben saldo, un'accurata sapienza compositiva che sa ben dosare e graduare gli effetti, e si fonda un ritmo narrativo complesso e al tempo stesso agile.
Tutto il poema è un continuo susseguirsi di personaggi e di episodi, di duelli e battaglie, di imprevisti incontri, di mostri e magie di castelli incantati, di sterminati viaggi fin sulla luna, il tutto avvolto in un vertiginoso ritmo d'avventura.
Il fascino maggiore del poema deriva da questa spontanea mescolanza di realtà e sogno. Le storie che svolgono i temi dell'amicizia, della fedeltà, della lealtà, della prodezza, dello spirito d'avventura, della magnanimità, e al contrario l'infedeltà, l'inganno, il tradimento, della violenza, della superbia, sotto il velo della favola fantasiosa palpita dovunque la vita, colta e rappresentata nella sua inesauribile complessità.
Personaggi e vicende non rappresentano quasi mai un'originale invenzione dell'Ariosto, che li ha ripresi dalla tradizione romanzesca carolingia e bretone.
Ariosto ha assunto il vecchio schema del romanzo cavalleresco come un pretesto fantastico e letterario che gli consentisse un tipo di narrazione varia e avventurosa, una struttura dinamica, atta ad esprimere il perenne movimento della vita. Non ha sentito e rivissuto con serietà (né lo poteva) quel mondo ormai da molto tempo tramontato, ma lo ha usato come scenario sul quale proiettare le forme della moderna sensibilità rinascimentale, fondata sulla piena rivalutazione dell'uomo, del suo intelletto, della sua libertà, dei suoi affetti: sulla schietta affermazione della sua vita terrena, lontana dall'ansia metafisica, dal senso della fragilità e del peccato che avevano caratterizzato drammaticamente la spiritualità medioevale.
In tal modo, il poema cavalleresco è divenuto per l'Ariosto il romanzo delle passioni e degli ideali degli uomini del suo tempo. La rappresentazione dell'esistenza e della natura umana è dominata dalla fiducia ottimistica in un'intima razionalità, in un una superiore armonia dell'universo, in cui tutti i contrasti si conciliano.
nel poema c'è tutto il loro armonioso comporsi in una creazione che riflette la realtà, nella sua vicenda cangiante e inesauribile apparentemente disordinata, ma intimamente unitaria, come la natura che crea nuove forme e le compone in un'immagine unica di cosmica bellezza.
Al centro del poema, come al centro del mondo, di cui esso intende dare una visione totale, è l'uomo visto nella sua libera avventura terrena, nei suoi limiti, nei suoi errori e nelle sue precarie, contrastanti passioni, ma soprattutto nella sua sostanziale dignità, che gli deriva dalla capacità di conciliare il contrastante gioco dei suoi affetti in una luce di razionalità limpida e consapevole.
L'Ariosto non mira a creare personaggi autonomi, ma delle figure che riflettono un aspetto tipico della natura umana, valide non tanto in se e per sé, ma nei loro continui rapporti con le altre figure, nel poema non vi è un motivo dominante, così come non vi è un personaggio veramente dominante: anche qui più che il particolare, conta l'immagine complessiva; il particolare vive nella sua relazione con il tutto. L'intervento dell'autore si avverte soprattutto nella moralità, rapide osservazioni che condensano volta per volta il significato delle vicende in una semplice quotidiana eppur profonda saggezza e nell'ironia, in quel sorriso leggero che trascorre per tutto il poema che rappresenta l'atteggiamento indulgente e comprensivo con cui il poeta contempla, le azioni dei suoi personaggi, facendoci avvertire dietro abbandoni fantastici del sogno, la presenza di una coscienza vigile che osserva realisticamente uomini e cose.
In tutto il poema cogliamo un'anima affabile, indulgente e serena non ignara delle difficoltà del vivere che sa' guardare le miserie e le meschinità degli uomini con lo sguardo lucido e disincantato del Machiavelli, ma tende ad un'ideale di mediocrità, cioè alla misura, all'equilibrio di chi non si lascia dominare dalle chimere speranze, né dalle angosciose delusioni del sogno oblioso o dalla realtà gretta. E' qui la radice di quell'armonia del poema che i critici hanno sottolineato; conquista la morale e al tempo stesso l'artistica.
La visione complessa e vasta, fiduciosa e serena della vita è il risultato di una continua ricerca, di una costruzione sapiente intesa a ritrovare e ad affermare un superiore ordine nell'apparente caos dell'esistenza. Nasce così il tono medio del Furioso che si trova nei personaggi, nella struttura e nello stile. I personaggi oscillano fra una realtà grandiosa e una più umile e mediocre. Accanto al patetico nasce il comico, la grandiosità si intreccia alla meschinità, all'espandersi sicuro dell'uomo nel mondo si unisce la coscienza del limite. Dal contrasto tra acuto e grave, reale e ideale non si sviluppa il dramma, bensì un'esigenza di conciliazione, attuata con lucida coscienza di poeta che intende riflettere in questo tono medio il suo continuo proporsi, nel suo svolgersi perenne osservato con una fede sicura, non banalmente ottimistica, ma seria e pensosa, nell'uomo e nella vita. Ed è questa l'anima rinascimentale del poeta.



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