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Rapporto tra l'Ariosto e l'Orlando Furioso

Fu quella dell’Ariosto un’esistenza raccolta e schiva, lontana dai gesti spettacolari, aliena da ogni avventura. Questo fantasioso narratore di eroici paladini, di romanzesche imprese, di viaggi sterminati, di incantesimi e di magie, amava soprattutto la quiete della propria casa, l’intimità degli affetti domestici, i viaggi che poteva compiere con l’immaginazione, sfogliando le carte geografiche. Non ritroviamo in lui neppure una traccia di quelle avventure dell’anime che un poeta come il Petrarca viveva nella solitudine dei suoi rifugi lontani, lontano dal mondo e dagli uomini.
Persino le lettere dell’Ariosto a differenza di altri grandi poeti sono lontane da ogni confessione ed effusione sentimentale, hanno tonalità e intenzione immediatamente pratica. Un solo ideale sembra dominare la sua vita, quello dell’otium, della tranquillità raccolta, di una vita semplice, aliena da ogni ambizione, da ogni ostentazione mondana, immersa in un sereno fantasticare.
In realtà questa esistenza, apparentemente scialba rappresenta una scelta meditata del poeta e non un banale arrendersi alla mediocrità come una pigra rinuncia. Essa è un’inclinazione incantata e profondamente saggia che frena le ambizioni impossibili, mitiga le passioni troppo accese, rintuzza le velleità conturbanti ed elabora un ideale di vita dominato dal sentimento della misura e dell’equilibrio interiore.
L’atteggiamento dell’Ariosto è quello di chi osserva l’uomo, il suo carattere, le sue contraddizioni non con l’ansia appassionata e combattiva di un riformatore, ma con lo sguardo di chi vuole soprattutto comprendere, placare ogni contrasto in una luce di saggezza, sorretta dalla fiducia in un intima razionalità della vita. Ed è la sua, una moralità fondata sul senso della misura, sulla ricerca d’una conciliazione di natura e spirito, in un equilibrio armonico.
La visione umana e poetica dell’Ariosto si concentra tutta in questo mondo e in questa vita ed è caratterizzata da una fiducia nell'uomo, nella sua capacità di comprendere e dominare almeno spiritualmente, la complessa realtà degli aventi fondandosi sulla ragione, sulla coscienza delle proprie possibilità e dei propri limiti.



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