Il pensiero di Leopardi è caratterizzato da una visione tragica e sconsolata della vita; i sogni, le aspirazioni, le speranze, le stesse illusioni dell'uomo cadono di fronte alla realtà, che tutto travolge nell'indipendenza. Di conseguenza la vita è solo dolore e sofferenza. Incapace di adattarsi alla realtà Leopardi si richiude in un atteggiamento di noia (la noia è assenza di sensibilità, inerzia assoluta dello spirito): Da questo stato d'animo non si può uscire, diceva Leopardi, se non capovolgendo la situazione storico sociale (1820-1830). La meditazione del poeta tenta quindi di superare il suo pessimismo personale con un pessimismo di carattere universale: riflettendo sulle conseguenze della propria infelicità, il Leopardi conclude che non solo la sua vita, ma la vita in sé è infelicità, perciò il dolore è comune a tutti gli uomini.
La noia è un problema di tutta la società e il Leopardi la definisci il male del secolo. Le ragioni storiche di tutto ciò sono per Leopardi conflitto tra la natura e la civiltà. La natura ci crea felici perché ci da il permesso per esserlo e per creare una società che soddisfi tutti. Ma il corso della storia e della civiltà che procedono secondo ragione, hanno distrutto l'umanità, hanno spento gli entusiasmi degli animi. Leopardi vede nella vita dell'uomo un momento felice durante l'infanzia, stadio di incoscienza, in cui il fanciullo non pensa ma gode di tutto ciò che vede. Nell'adolescenza tutto ciò svanisce perché il fanciullo, crescendo, incomincia a pensare e a riconoscere i mali del mondo, e quindi comincia il dolore.
La noia è un problema di tutta la società e il Leopardi la definisci il male del secolo. Le ragioni storiche di tutto ciò sono per Leopardi conflitto tra la natura e la civiltà. La natura ci crea felici perché ci da il permesso per esserlo e per creare una società che soddisfi tutti. Ma il corso della storia e della civiltà che procedono secondo ragione, hanno distrutto l'umanità, hanno spento gli entusiasmi degli animi. Leopardi vede nella vita dell'uomo un momento felice durante l'infanzia, stadio di incoscienza, in cui il fanciullo non pensa ma gode di tutto ciò che vede. Nell'adolescenza tutto ciò svanisce perché il fanciullo, crescendo, incomincia a pensare e a riconoscere i mali del mondo, e quindi comincia il dolore.