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Musica dell'Ottocento

Il secolo del Melodramma
Si afferma il Romanticismo, un nuovo movimento culturale

Nell'Ottocento si afferma un movimento culturale chiamato Romanticismo; esso nasce come reazione al Classicismo e rivaluta il sentimento rispetto alla ragione, l’originalità individuale dell’artista e dell’opera d’arte, la libertà e la spontaneità creativa rispetto alla chiarezza e all'ordine che tanto piacevano nel Settecento.
Gli artisti romantici valorizzano tutto ciò che va al di là della conoscenza razionale e la musica, per il suo carattere astratto, immateriale, viene vista come una delle principali forme di arte.

In Italia nell'Ottocento si sviluppa soprattutto il melodramma

Dal melodramma incominceremo la nostra analisi della musica ottocentesca. E parlando del melodramma, nell'Ottocento, ci si riferisce soprattutto all'Italia  Mentre infatti in passato i musicisti italiani si erano dedicati con grande passione alla musica strumentale (basti pensare ai Gabrieli nel Cinquecento o a Vivaldi e Scarlatti nel Settecento), nell'Ottocento essi si dedicarono quasi esclusivamente all'opera lirica.

Gioacchino Rossini è l’ultimo “classico” del melodramma

Gioacchino Rossini (Pesaro 1792 – Parigi 1868) rappresenta il momento di passaggio dal Classicismo verso il Romanticismo. Egli infatti rimase per tutta la vita legato alla tradizione settecentesca, ma nelle ultime opere affrontò alcuni temi che saranno tipici dei musicisti romantici.
L’arte e la musica, diceva Rossini, non devono coinvolgere troppo, non devono lanciare messaggi, ma debbono piuttosto divertire, al massimo commuovere un po', ma solo superficialmente. La sua musica è perciò ricca di ottimismo, gioiosa, chiara e semplice come quella “classica” del Settecento.
Sono queste le caratteristiche che ritroviamo nella sua opera più famosa, Il barbiere di Siviglia. Il successo di quest’opera è dovuto senza dubbio alla musica rapida, vivacissima, piena di vita e di allegria, ma anche al protagonista, il barbiere Figaro, “il factotum della città”; Figaro è il simbolo dell’uomo moderno che con la sua intraprendenza riesce a ottenere tutto quello che vuole, pur non essendo né nobile né ricco.
Nelle ultime opere di Rossini emergono però degli elementi nuovi. Per esempio nel Guglielmo Tell sono narrate le vicende dell’eroe nazionale svizzero, un tema nazionalistico tipicamente romantico.

Bellini e Donezetti sono i primi autori di melodrammi romantici

Il Pirata di Vincenzo Bellini (Catania 1801 – Parigi 1835) è un'opera esemplare del primo Romanticismo. Essa racconta la tragica storia di un giovane cavaliere costretto a farsi fuorilegge, di una nobile fanciulla costretta dal padre a sposare chi non ama, di un tirannello geloso e sospettoso; la storia è tragica perché alla fine la giovane impazzisce e il pirata viene condannato per aver ucciso il rivale. Rossini non avrebbe mai messo in musica una storia così triste e lacrimevole, così romantica, appunto.
Il capolavoro di Bellini è però Norma, che racconta la storia dell’amore infelice tra una sacerdotessa dei Galli e un proconsole romano.

Il melodramma ottocentesco preferisce i toni tragici, ma l’opera buffa non scompare del tutto

Mentre la carriera di Bellini veniva bruscamente interrotta dalla morte, arrivare al successo anche il bergamasco Gaetano Donizetti (Bergamo 1797 – 1848), autore di opere quali Anna Bolena, Lucia di Lammermoor, La Favorita.
Si tratta di opere estremamente drammatiche: il Romanticismo italiano voleva essere molto serio, molto tragico, e preferiva quindi vicende che si concludevano con la morte dei protagonisti, con trame ambientate in tetri castelli medievali o in antichi palazzi nobiliari.
Non solo: quasi sempre le storie ruotavano attorno a un amore impossibile, complicato per di più da questioni politiche, dalla lotta fra due partiti o fazioni avverse ecc.
Naturalmente l’opera buffa non era scomparsa del tutto, anche se la sua importanza era ormai ridotta rispetto al secolo precedente. Donizetti, per esempio, scrisse L’elisir d’amore e Don Pasquale, due opere buffe a lieto fine, con molte scene decisamente comiche, ma nelle quali il compositore, da bravo romantico, inserì anche molte scene patetiche e sentimentali.

Nelle prime opere di Verdi prevale la coralità

Giuseppe Verdi (Roncole di Busseto, Parma, 1813 – Milano 1901) incominciò la sua carriera imitando Bellini e Donizetti, ma manifestando fin dalle prime opere una personalità decisamente originale. La sua produzione musicale può essere suddivisa in tre fasi nettamente distinte.
Nelle prime opere, come Nabucco o I lombardi alla prima crociata, abbandonano le scene corali, di massa. I cori tratti da queste opere diventarono subito famosi, perché interpretavano i sentimenti politici anti-austriaci prevalenti a quell'epoca. Verdi diventò così un simbolo, il compositore più amato dai liberali italiani.

Nella “trilogia popolare” Verdi sviluppa l’analisi del personaggio

Verdi però non si accontentò dei risultati raggiunti. Nelle opere successive, soprattutto Rigoletto, Il trovatore e La traviata (che costituiscono la cosiddetta “trilogia popolare”) egli approfondì la psicologia dei personaggi, concentrando la sua attenzione sui protagonisti; di conseguenza la struttura tradizionale del melodramma viene da Verdi trasformata a seconda delle esigenze. Per esempio, in Rigoletto l’aria con cui di solito il cantante si presentava al pubblico manca del tutto, ed è sostituita da un recitativo, che più si presta alla descrizione del protagonista. Inoltre quest’ultimo è un baritono, mentre di solito nel melodramma il protagonista era un tenore.
Nella Traviata, una delle prime opere di ambiente contemporaneo, la protagonista, Violetta, canta la sua prima aria solo alla fine del primo atto.

Nelle ultime opere Verdi non usa più la distinzione tra arie e recitativi.

Ma Verdi non si accontentò del successo raggiunto. In Germania, come vedremo, Wagner stava rivoluzionando il melodramma in una direzione che a Verdi non piaceva per nulla. Egli decise quindi di portare avanti una sua riforma personale, che culminò nelle ultime tre opere, Aida, Otello e Falstaff. In esse Verdi elimina la distinzione tradizionale tra arie (cioè momenti lirici, melodici, cantabili) e recitativi (cioè momenti d’azione, in cui la linea musicale si avvicina molto al parlato). Le melodie diventano quindi meno facili e orecchiabili rispetto a quelle delle opere precedenti, ma forse più ricche e varie.

Richard Wagner rinnova profondamente l’opera in Germania

La carriera di Wagner (Lipsia 1813 – Venezia 1883) fu meno prudente di quella di Verdi, che rinnovò l’opera e riuscì a cambiare i gusti del pubblico italiano poco per volta. Proprio perché intenzionato a rivoluzionare il melodramma, però, Wagner stentò inizialmente a trovare ascolto e incominciò a riscuotere interesse solo abbastanza tardi.
Su quali idee si basava Wagner per le sue opere? L’ideale di Wagner era quello di creare l’opera d’arte totale, cioè un’opera in cui fossero presenti tutte le arti: la musica, la poesia, il teatro. Wagner scriveva quindi i propri libretti, li musicava e si occupava della messa in scena, come un moderno regista.

Le innovazioni teatrali di Wagner riguardano la disposizione dell’orchestra e il comportamento del pubblico
A questo scopo Wagner si fece addirittura costruire un teatro apposito, a Bayreuth, diverso da tutti gli altri: egli fu infatti il primo a nascondere l’orchestra, sistemandola sotto il palcoscenico (nel cosiddetto golfo mistico) poiché trovava insopportabile che, accanto a un cantante in abiti antichi, vi fosse un violinista o un direttore d’orchestra in abiti moderni.
Non solo Wagner fu il primo a pretendere che in sala, durante l’esecuzione, vi fosse assoluto silenzio. Tradizionalmente infatti nei teatri si andava anche per chiacchierare, per incontrare gli amici, e durante la rappresentazione era normale girare tra i palchi, parlare ad alta voce, addirittura mangiare. Per Wagner tutto questo era assolutamente inconcepibile: il pubblico doveva partecipare alla rappresentazione, concentrarsi sul palcoscenico (per questo venivano spente le luci in sala), rimanere in silenzio come di fronte a un rito.

La rivoluzione musicale di Wagner si basa sulle melodie infinite e sui Lei-motive

Wagner apportò grandi cambiamenti anche alla struttura musicale dell’opera. Vediamo brevemente i principali.
Il melodramma tradizionale si basava su episodi separati l’uno dall'altro  prima un’aria, poi un recitativo, poi un’altra aria ecc.
Wagner decise invece di creare delle melodie infinite, cioè aperte a continui sviluppi, senza interruzioni tra un episodio e l’altro.
Wagner arricchì di molti strumenti l’orchestra e le attribuì particolare importanza: essa non doveva più semplicemente accompagnare i cantanti, dato che la voce era considerata solo uno strumento fra i tanti, per quanto importante.
Wagner inserì poi nelle sue opere i cosiddetti Leit-motive: si tratti di melodie abbinate a un personaggio, a un tema o a una situazione, che ritornano ogni volta che compare quel personaggio, quel tema o quella situazione.



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