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Musica del Seicento

Riassunto:

Nel Seicento nasce il melodramma, si tratta di una spettacolo dove la musica è quella che esprime totalmente l'azione teatrale. Vengono trattati argomenti mitologici e pastorali, e temi storici.
E' rivolto ad un pubblico di corte ed in seguito anche nei teatri.

La sonata a tre e il concerto caratterizzano il Seicento

Il fatto che nel Seicento abbia tanta importanza il melodramma non significa che gli altri generi spariscano o si fermino. Tutt'altro  In particolare la musica strumentale ha un grande sviluppo, e inventa e rende più precise delle nuove forme, preparandosi alla grande fioritura del Settecento.
Approfondiamo brevemente due forme musicali strumentali particolarmente importanti: la sonata a tre e il concerto.
Come dice il nome, la sonata a tre è una composizione per tre strumenti: in genere due violini, o comunque due voci acute, a cui sono affidate le melodie principali, e uno strumento più basso (violoncello, clavicembalo, organo, contrabbasso) che le accompagna. Dalla sonata a tre deriverà gran parte della musica da camera del Settecento, cioè quell'insieme di composizioni destinate a un gruppo di esecutori non troppo numeroso.

I vari tipi di concerto: di gruppo, grosso e solista

Passiamo ora al concerto, che nel Seicento è di tre tipi: concerto di gruppo, concerto grosso e concerto solista.
Il concerto di gruppo è il più semplice di tutti: è una composizione eseguita da un certo numero di strumentisti, per esempio quattro, sei o dieci violinisti accompagnati dal clavicembalo; il concerto di gruppo col tempo col tempo arriverà a inglobale anche trombe, oboi, flauti ecc.
Immaginiamo ora che, tra i violinisti chiamati a eseguire un concerto di gruppo, ve ne siano due molto più bravi degli altri: è naturale che il compositore pensi di scrivere per loro due parti più difficili, isolando i migliori e creando quindi due sottogruppi: il concertino (formato dai pochi bravi) e il concerto grosso (formato da tutto il gruppo). Ed ecco l’origine del secondo tipo di concerto. E l’espressione “concerto grosso” si estende appunto alle composizioni in cui emergono le parti dei solisti, i quali si contrappongono al resto del gruppo.
Ma non è finita: nel caso in cui l’esecutore bravo sia uno solo, ecco che la contrapposizione non sarà più tra concertino e concerto grosso, ma tra solista e gruppo. Nasce così il concerto solista.

L'arte del violino di Arcangelo Corelli 

Il maggior compositore di musica strumentale del secondo Seicento è senza alcun dubbio il romagnolo Arcangelo Corelli (1653 – 1713).
Corelli rifiutò il melodramma, non compose messe, mottetti o cantate e si concentrò esclusivamente sulla sonata e sul concerto: pubblicò quattro libri di sonate a tre, un libro di sonate per violino e un libro di concerti grossi.
Con la sua opera Corelli segnò una tappa importante nella storia della musica strumentale. In contrapposizione alla tendenze dell’epoca le sue composizioni riflettono un’esigenza di razionalità, di semplicità e di chiarezza, in aderenza alla personalità dell’autore, uomo decisamente schivo e lontano dalle mode.



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