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Guerre di Oggi

Negli anni successivi al 1945 la convinzione comune era che la tragedia di una guerra mondiale non si sarebbe mai potuta ripetere; almeno non in quelle dimensioni e con quelle modalità. Le rovine materiali e morali di quello spaventoso conflitto sembravano aver impartito a tutti una lezione fondamentale. In verità, il secondo Novecento e i primi anni del terzo millennio hanno visto esplodere moltissimi conflitti, su scala sia locale sia mondiale, la cui atrocità è stata spesso acuita dal ricorso a moderne tecnologie di guerra. Le prime vittime di questa situazione sono state e sono le popolazioni, spesso già povere o poverissime.
In particolare, nelle guerre recenti si è assistito all'orrore della pulizia etnica, espressione che indica il progetto deliberato, e messo in atto con violenza, di ripulire un territorio, nel quale convivono più gruppi sociali appartenenti a etnie, culture, lingue, religioni. Diverse dalla presenza di uno o più di uno di questi gruppi. Nelle forme più estreme si configura come un vero e proprio genocidio.

Guerre di oggi e mass media
Oggi nel mondo ci sono ancora molti conflitti a proposito dei quali siamo disinformati a causa soprattutto del silenzio dei mass media, che concentrano la loro attenzione sui fatti quotidiani di Afghanistan, Iraq, Palestina/Israele. Gli esperti, dunque, hanno iniziato a parlare di guerre dimenticate. Ma perché questo silenzio?
I motivi per cui sembra mancare un vivo interesse per quei conflitti risiede sia nel fatto che essi riguardano le cosiddette zone grigie del mondo, cioè aeree geografiche di scarsa importanza economica e strategica, sia perché non comportano conseguenze rilevanti nell'equilibrio politico-economico internazionale.

Le aree del mondo interessate
Precisamente, stiamo parlando di circa 250 conflitti che solo per riflettere su qualche dato provocano 20.000 vittime all'anno soltanto a causa delle mine antiuomo e sono combattuti da 300.000 bambini soldato. Il triste primato di queste guerre spetta all'Africa, l'uni continente in cui attualmente la situazione si sta aggravando.

All'origine dei conflitti
I conflitti che si svolgono in Birmania (o Myanmar), Yemen, Liberia, Sierra Leone, Afghanistan, Sudan e Somalia sono emersi per lo più dopo il crollo dell'Urss; questi paesi sono stati poco o affatto colonizzati grazie a una tenace resistenza agli occidentali. Gli altri conflitti, in genere più recenti, sono sorti dalle cosiddette crisi di fine impero, cioè con la fine degli imperi coloniali francese, olandese, portoghese e britannico, e successivamente di quello russo, con i suoi ex insediamenti sovietici nell'Europa orientale. Evidentemente, una volta cessato l'equilibrio imposto dal dominio coloniale, prima di costituire nuovi assetti geopolitici si passa attraverso la violenza e la guerra.

La violenza e i suoi protagonisti
Nel quadro generale di queste guerre dimenticate, uno degli aspetti più drammatici è rappresentato dal commercio delle armi: mentre il mondo avanzato afferma, a parole, di essere impegnato nella lotta alla miseria, alle guerre, alle violazioni dei diritti umani, nei fati spende cifre enormi per l'acquisto di armi e tra immensi vantaggi economici attraverso il commercio (più o meno lecito) di esse. Solo le briciole vengono destinate a concreti investimenti nel campo dello sviluppo e della lotta alla povertà. Come si legge nel rapporto annuale dell'international Peace Research Institute (SIPRI) di Stoccolma, per il 2006 è stata sostenuta una spesa complessiva militare di 1200 miliardi di dollari!



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