All'età di quarantanni, nel 1908, Pirandello scrisse L'umorismo, aveva alle spalle una produzione letteraria già piuttosto ricca e varia: saggi critici, raccolte di poesie, tre romanzi (L'esclusa, Il turno e il fu Mattia Pascal), molte novelle. Erano però opere un po' troppo innovative perché potessero subito incontrare il favore dei lettori e, soprattutto, dei critici.
Perciò Pirandello decise di sintetizzare in un saggio teorico, L'umorismo appunto, la propria poetica, Alla base di questo lavoro c'era anche una ragione più pratica. Infatti Pirandello, che dal 1897 insegnava, con incarico annuale, lingua italiana, stilistica e precettistica all'istituto Superiore di Magistero (femminile) di Roma, desiderava passare di ruolo e ottenere la cattedra definitiva: la pubblicazione di un libro gli avrebbe garantito i titoli necessari. La prima edizione del saggio fu stampata nel 1908 dall'importante editore Carabba di Lanciano, e in quello stesso anno Pirandello ottenne, per concorso la cattedra desiderata.
Un autoritratto ideale
La destinazione universitaria del libro p ben visibile nella prima parte, dove l'autore riprende e sviluppa le lezioni da lui tenute presso l'Istituto. Assai più originale e interessante è la seconda parte dell'Umorismo, che non assomiglia quasi più per nulla a un saggio accademico, per la scrittura ironica, gli esempi presentati, l'argomentazione fantasiosa e letteraria.
Ma che l'Umorismo fosse un saggio speciale e fuori dagli schemi lo annunciava già la dedica sul frontespizio. Pirandello dedicava infatti l'opera a un personaggio di fantasia, cioè Alla buon'anima di Mattia Pascal, bibliotecario. Non era una scelta casuale: Mattia Pascal, protagonista del romanzo uscito nel 1904, costituiva l'incarnazione perfetta della poetica umorista.
Nel complesso, con L'umorismo, oltre a ricapitolare e sintetizzare la propria poetica, Pirandello finiva per comporre una sorta di autobiografia intellettuale: una specie di autoritratto, che era sia sguardo sul proprio passato di scrittore, sia progettazione per il futuro.
Perciò Pirandello decise di sintetizzare in un saggio teorico, L'umorismo appunto, la propria poetica, Alla base di questo lavoro c'era anche una ragione più pratica. Infatti Pirandello, che dal 1897 insegnava, con incarico annuale, lingua italiana, stilistica e precettistica all'istituto Superiore di Magistero (femminile) di Roma, desiderava passare di ruolo e ottenere la cattedra definitiva: la pubblicazione di un libro gli avrebbe garantito i titoli necessari. La prima edizione del saggio fu stampata nel 1908 dall'importante editore Carabba di Lanciano, e in quello stesso anno Pirandello ottenne, per concorso la cattedra desiderata.
Un autoritratto ideale
La destinazione universitaria del libro p ben visibile nella prima parte, dove l'autore riprende e sviluppa le lezioni da lui tenute presso l'Istituto. Assai più originale e interessante è la seconda parte dell'Umorismo, che non assomiglia quasi più per nulla a un saggio accademico, per la scrittura ironica, gli esempi presentati, l'argomentazione fantasiosa e letteraria.
Ma che l'Umorismo fosse un saggio speciale e fuori dagli schemi lo annunciava già la dedica sul frontespizio. Pirandello dedicava infatti l'opera a un personaggio di fantasia, cioè Alla buon'anima di Mattia Pascal, bibliotecario. Non era una scelta casuale: Mattia Pascal, protagonista del romanzo uscito nel 1904, costituiva l'incarnazione perfetta della poetica umorista.
Nel complesso, con L'umorismo, oltre a ricapitolare e sintetizzare la propria poetica, Pirandello finiva per comporre una sorta di autobiografia intellettuale: una specie di autoritratto, che era sia sguardo sul proprio passato di scrittore, sia progettazione per il futuro.