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Poesie di Sandro Penna

Penna è stato per lungo tempo un poeta d’élite, di culto, come si dice oggi; la sua fama si è imposta solo di recente. Nella sua formazione culturale un posto privilegiato spetta certamente all’influenza di Saba, il primo che incoraggiò il poeta perugino a scrivere versi. Ma Penna non è semplicemente un sabiano: le linee della sua formazione sono complesse, tanto che alcuni critici lo hanno accostato allo stesso Ermetismo, per la brevità e intensità delle sue liriche. In realtà, egli sfugge a una precisa catalogazione e definizione; il suo carattere originale ne fa un unicum nel panorama lirico del nostro Novecento.
Penna è un poeta molto particolare nel panorama della nostra lirica novecentesca. Questa diversità di Penna è visibile anzitutto sul piano tematico: l’amore è cantato da lui in maniera quasi esclusiva, ossessiva; il fatto poi che il poeta canti l’amore omosessuale costituisce un ulteriore motivo di diversità e originalità. Nelle liriche di Penna si alternano l’angoscia esistenziale e quel sentimento (tipicamente sabiano) che, riprendono il titolo di una sua raccolta, può essere definito una strana gioia di vivere. Il suo linguaggio è insieme letterario e quotidiano, lirico e prosastico, secondo la grande lezione, appunto, di Saba.



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