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La tragedia di un personaggio, Pirandello

da Novelle per un anno
Siamo davanti a una metanovella, ovvero a un racconto utilizzato come una sorta di saggio critico, di scritto teorico; lo scopo è una riflessione sui fini e sui modi del narrare. L'inizio racconta un'udienza, una delle tante, si legge, che abitualmente lo scrittore concede ai suoi personaggi. Entriamo così nel laboratorio creativo di Pirandello: del resto, questa dimensione teorica risponde bene ai caratteri dell'umorismo, di una poetica, cioè, che al centro dell'arte pone appunto la riflessione.

Temi: il paradossale colloquio tra un autore e i personaggi della fantasia, la richiesta di un personaggio di essere fatto vivere in un'opera d'arte di valore e il rifiuto dell'autore di accontentarlo, i personaggi sono più vivi e più veri delle persone reali.
Anno: 1911.

Analisi del testo
Benché si tratti di una novella teorica, finalizzata a riflettere su quale sia la natura dei personaggi dell'arte, La tragedia di un personaggio presenta in azione due figure ben distinte e caratterizzate:
- l'autore, in questo caso Pirandello, che ogni domenica mattina dà udienza ai personaggi della fantasia.
- uno di questi personaggi, lo strambo (ma lucidissimo) dottor Fileno.

Fileno non è stato partorito dalla mente di Pirandello; quest'ultimo lo ha incontrato per la prima volta nelle pagine di un romanzo altrui. La sua personalità lo ha però impressionato. Ora, in un bel mattino domenicale, Fileno giunge allo studio di Pirandello con una richiesta: vuole essere fatto vivere in una vera opera d'arte. L'autore precedente, infatti, lo ha sì creato come personaggio, ma per abbandonarlo poi in una narrazione priva di sviluppo e d'interesse. Solo Pirandello, dice Fileno, può donargli realmente tutta la vita che è in lui.
Pirandello, tuttavia, rifiuta. Si fa scrupolo d'impadronirsi di una creatura della mente altrui. E poi aggiunge, i critici parlano così male di noi autori contemporanei.

Il significato del testo
Nella novella viene impostata la decisiva problematica del personaggio senza autore, fulcro della poetica pirandelliana: è questo un racconto fondamentale in vista dei successivi sviluppi drammaturgici della scrittura pirandelliana. Fileno si presenta come un personaggio già completo, potenzialmente grande (C'era tanta materia in esso, da trarne fuori un capolavoro!), ma irrealizzato. Un precedente autore l'ha infatti utilizzato in modo molto banale, per uno stupido garbuglio di casi; così adesso egli non possiede una vera identità. Per esempio, Fileno non si riconosce nel proprio nome.
Risalta qui la polemica di Pirandello contro la narrativa dalla facile presa sul pubblico, ma priva di coscienza artistica. Le Novelle per un anno, viceversa, fanno della trama non il fine della narrazione, ma uno strumento attraverso cui far emergere problematiche importanti, decisive. Gli speciosissimi casi narrati da Pirandello diventano cioè altrettanti exempla, come si diceva nel medioevo, modi cioè per verificare su piani diversi l'assurdità del vivere umano.

Analisi operativa
I primi capoversi della novella raffigurano le caratteristiche dell'autore e dei suoi personaggi: è un ritratto di arte umoristica in presa diretta.
A un certo punto si presenta un tipo strano ma interessante, il dottor Fileno. Egli sostiene di avere elaborato un suo metodo di vita: la filosofia del lontano.
Un punto molto importante nella novella è la disquisizione di Fileno sulla natura dei personaggi. la lunga battuta in cui Fileno definisce la superiore realtà ed eternità dei personaggi sarà ripetuta con le stesse parole nel famoso monologo del Padre in Sei personaggi in cerca d'autore.
Si possono cogliere, nel testo, alcuni spunti polemici di Prandello contro i critici del suo tempo e contro i romanzieri suoi colleghi.
In questa novella Pirandello riesce per così dire a cavarsela, senza accontentare Fileno; successivamente però i personaggi torneranno ad assediare come un'ossessione la sua mente, ed egli dovrà accontentarli. Ne nascerà il capolavoro del suo teatro, i Sei personaggi in cerca d'autore.

Il linguaggio
Il dialogo di Pirandello è sempre molto vivo, anche grazie all'uso di espressioni provenienti dalla lingua parlata, come per esempio: esser gabbato non mi piace.
In questa metanovella ricorrono con frequenza termini appartenenti alla sfera linguistica della poetica e dell'estetica.
Un altro campo semantico presente nella novella è quello dell'antitesi tra vita e dorma. Essa risalta per esempio in questa espressione di Fileno: Un uomo, se si trova avviluppato in condizioni di vita a cui non possa o non sappia adattarsi, può scapparsene, fuggire; ma un povero personaggio, no: è lì fissato, inchiodato a un martirio senza fine!



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