Biografia:
Nato nel 1908 a Pico Farnese (oggi in provincia di Frosinone), Tommaso Landolfi visse a Roma fino al componimento degli studi liceali. Poco dopo si trasferì a Firenze, dove si laureò (1932) con una tesi sulla poetessa russa Achmatova. In seguito si dedicò alla scrittura letteraria, già avviata negli anni universitari, e alle traduzioni dei grandi narratori russi e tedeschi: Dostoevskij, Puskin, Gogol, Tolstoj, Hofmannsthal. Collaboratore di varie riviste letterarie (Letteratura, Il Mondo, Campo di Marte), esordì come narratore nel 1937 con la raccolta di racconti intitolata Dialogo dei massimi sistemi: sette racconti (il primo, Maria Giuseppa, risaliva al 1929) che esplicitavano la natura surreale e inafferrabile della narrativa landolfiana. L'originalità di questa scrittura fu confermata dai volumi successivi: i racconti raccolti nel Mar della blatte e altre storie (1939), il romanzo La pietra lunare (1939), la nuova raccolta di racconti La spada (1942). Nel 1946 uscì il romanzo Le due zitelle, cui seguirono Racconto d'autunno (1947) e Cancroregina (1950). In quest'ultima opera un viaggiatore solitario attende la fine all'interno di un'astronave costruita da un folle, ma continua nel frattempo, con ostinazione, a osservare lo spettacolo della vita umana pur da quelle siderali lontananze.
Negli anni cinquanta Landolfi soggiornò tra Pico e Firenze, ma con soste frequenti in altre città, specie Venezia e Sanremo, dove la presenza del casinò gli consentiva di soddisfare la sua passione per il gioco. Nei suoi nuovi libri predilesse una struttura di diario (Rien va, 1963; Des mois, 1967), accanto alla favola (Il principe infelice, 1954), alla poesia (Viola di morte, 1972) e teatro in versi (Landolfo VI di Benevento, 1959; Faust '67, 1969). In questa fase Landolfi collaborò con assiduità al Corriere della sera; i suoi articoli giornalistici sono stati raccolti in Cinquanta elzeviri (1978) e nel Gioco della torre (postumo, 1987). Morì a Ronciglione, presso Roma, nel 1979.
Nato nel 1908 a Pico Farnese (oggi in provincia di Frosinone), Tommaso Landolfi visse a Roma fino al componimento degli studi liceali. Poco dopo si trasferì a Firenze, dove si laureò (1932) con una tesi sulla poetessa russa Achmatova. In seguito si dedicò alla scrittura letteraria, già avviata negli anni universitari, e alle traduzioni dei grandi narratori russi e tedeschi: Dostoevskij, Puskin, Gogol, Tolstoj, Hofmannsthal. Collaboratore di varie riviste letterarie (Letteratura, Il Mondo, Campo di Marte), esordì come narratore nel 1937 con la raccolta di racconti intitolata Dialogo dei massimi sistemi: sette racconti (il primo, Maria Giuseppa, risaliva al 1929) che esplicitavano la natura surreale e inafferrabile della narrativa landolfiana. L'originalità di questa scrittura fu confermata dai volumi successivi: i racconti raccolti nel Mar della blatte e altre storie (1939), il romanzo La pietra lunare (1939), la nuova raccolta di racconti La spada (1942). Nel 1946 uscì il romanzo Le due zitelle, cui seguirono Racconto d'autunno (1947) e Cancroregina (1950). In quest'ultima opera un viaggiatore solitario attende la fine all'interno di un'astronave costruita da un folle, ma continua nel frattempo, con ostinazione, a osservare lo spettacolo della vita umana pur da quelle siderali lontananze.
Negli anni cinquanta Landolfi soggiornò tra Pico e Firenze, ma con soste frequenti in altre città, specie Venezia e Sanremo, dove la presenza del casinò gli consentiva di soddisfare la sua passione per il gioco. Nei suoi nuovi libri predilesse una struttura di diario (Rien va, 1963; Des mois, 1967), accanto alla favola (Il principe infelice, 1954), alla poesia (Viola di morte, 1972) e teatro in versi (Landolfo VI di Benevento, 1959; Faust '67, 1969). In questa fase Landolfi collaborò con assiduità al Corriere della sera; i suoi articoli giornalistici sono stati raccolti in Cinquanta elzeviri (1978) e nel Gioco della torre (postumo, 1987). Morì a Ronciglione, presso Roma, nel 1979.