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Biografia: Rainer Maria Rilke

Nacque a Praga nel 1875 da una modesta famiglia della borghesia impiegatizia dell'impero asburgico, ma amò sempre farsi credere di nobile stirpe e sulla sua tomba spicca uno stemma gentilizio. Avviato alla carriera militare, non resistette ai rigori della disciplina e proseguì gli studi liceali privatamente, iscrivendosi poi all'università di Praga. Nel 1896, interrotti gli studi, si trasferì a Monaco e iniziò la sua vita inquieta ed errabonda che lo portò a viaggiare e a conoscere nuovi ambienti e interessanti personalità. Importanti i viaggi in Russia, Italia, Francia e gli incontri con Tolstoj, Holderlin, Cezanne, Rodin (a quest'ultimo fece da segretario dal 1895 al 1806, ricevendone una nobile lezione di rigore artistico e più tardi ne scrisse la biografia). Intanto le pubblicazioni di poesie e prose cominciavano a riscuotere buon successo, e intorno al 1910 Rilke era già considerato uno dei più noti autori di lingua tedesca. Nel 1911 fu ospite per oltre un anno della principessa Maria von Thurn und Taxis, a Duino presso Trieste, dove scrisse le famose Elegie. Afflitto da gravi crisi psicologiche, causate anche da rapporti sentimentali falliti (il matrimonio con la scultrice Clara Westhoff era durato meno di un anno: 1901-02) sperò di trovare evasione e conforto in nuovi viaggi nell'Europa meridionale, in Africa, in Scandinavia. All'inizio della guerra era a Parigi, ma esentato dal servizio militare, andò a vivere in Baviera e, terminato il conflitto, si rifugiò in Svizzera. In Svizzera, nel castello di Muzot acquistato per lui da un amico, trascorse il resto della sua vita concludendo alcune sue opere e scrivendone di nuove. Morì nel 1926 per un grave e doloroso attacco di leucemia.

Le idee e la poetica
La poesia di Rilke esprime soprattutto una struggente sensibilità e una profonda inquietudine, riflesso dell'angoscia esistenziale dell'inizio del secolo. Tuttavia egli rimane poeta appartato e individuale, staccato dalle vicende del mondo e della storia, tutto raccolto ad ascoltare le intime voci del suo mondo interiore, con una visione sostanzialmente positiva della vita. Poeta del sogno e della fragilità, ma anche espressionista educato alle arti figurative e capace di esprimere l'anima degli esseri e delle cose con plastica evidenza, Rilke sfugge a qualunque definizione e nella sua ansia di spiritualità e di innocenza raggiunge i vertici della poesia pura, esercitando un influsso determinante sui poeti del primo Novecento.

Storie del Buon Dio (Geschichten vom liebe Gott, 1900): sono tredici storie brevi (quasi parabole) che l'autore narra ai grandi perché le ripetano come fiabe ai bambini. Alcune di esse sono narrate a un paralitico, Ewald, che trascorre i suoi giorni uniformi seduto davanti alla stessa finestra, altre a un maestro di scuola, altre a una vicina di casa... Furono scritte da Rilke dopo il soggiorno nella religiosissima Russia (la Russia confina con Dio, egli scrisse), e dopo l'incontro assai amichevole con Tolstoj.

I quaderni di malte Laurids Brigge (Die Aufzeuchnungen des M.L. Brigge, 1910): sono due volumi in forma di giornale intimo in cui il protagonista, un giovane intellettuale, narra le sue esperienze di persona inquieta che aspira ad una realtà superiore. Rilke ritrae l'angoscia dell'uomo e analizza e studia la morte, perché ognuno contiene la sua morte, come il frutto contiene il nocciolo. Sono evidenti i motivi autobiografici.

Elegie duinesi (Duiners Elegien, 1912-1922): è questa l'ultima e più grande opera di Rilke. Iniziata a Duino (di qui il titolo) nel 1912 dopo varie interruzioni, vide la conclusione nel 1922. Opera meditata e complessa rappresenta il più complesso messaggio poetico dell'autore che, in 10 elegie, canta il valore positivo dell'esistenza, pur nella tristezza di tante immagini ed esperienze di dolore, e la funzione esaltante dell'uomo che mira a eternare le cose del mondo riducendole a cose dello spirito. Opera anche ricca di simboli che risente in qualche parte della poesia francese (Valery, Gide), ma che nel complesso è immediata e originale.

I sonetti a Orfeo (Die Sonette an Orpheus, 1922): cinquantacinque sonetti scritti come monumento funebre per Wera Ouckama Knoop, una fanciulla che fu costretta a rinunciare alla danza per una grave malattia. Vi prevale il senso della solitudine e della continua meditazione sull'intreccio costante della vita e della morte di cui Orfeo, il poeta che scese agli Inferi, è considerato il simbolo.



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