Machado ricrea l’atmosfera di orrore di cui fu vittima il poeta Garcia Lorca, a Viznar nei pressi di Granada. La lirica è suddivisa in seguenze, quasi una rappresentazione dal vivo: la cattura, l’esecuzione, il colloquio del poeta con la Morte, la sepoltura, Sono momenti rivissuti con un realismo degno dello stesso Lorca: Machado sente particolarmente quel dramma essendo anche lui perseguitato per le sue posizioni repubblicane e costretto a vivere in clandestinità.
GIA’ IL SOLE…FULCINE: era l’alba quando fu eseguita la condanna; ora il sole inonda il cielo e la vita riprende il consueto ritmo di lavoro.
POICHE’…CANTO: fino a ieri la morte era, per Lorca, qualcosa di sconosciuto a cui attribuiva mani scarne, falce d’argento, gelo…
TI CANTERO’…BACIAVANO: ora che la Morte è la sua sola compagna, canterà di lei qualità che ben conosce e che gli riaffiorano alla memoria al pensiero delle fanciulle vive:
carne, occhi, capelli, rosse labbra. Nel passaggio dei verbi dal presente al passato si concretizza l’ideale distacco fra realtà e ricordo.
QUANT’E’ BELLO…GRANADA: il poeta è dimentico ormai di essere morto: la morte è ora una bella ragazza gitana che egli può abbracciare fra i tiepidi venti di granada.
ALHAMBRA: residenza degli antichi sovrani arabi, a Granada; il più insigne monumento storico e artistico della città.
Analisi e commento
Il linguaggio scarno, quasi prosastico come una cronaca, in cui riconosciamo suggestioni lorchiane, contribuisce a dare alla poesia la severità drammatica che si addice all’argomento. Ma Machado ha bisogno di sentire di più e di dire di più della cronaca: egli sa che quella morte ha commosso gli stessi carnefici che non osarono guardare in viso il condannato, sa che la gente pregò per lui, sa che i suoi amici gli innalzeranno una tomba perenne nella loro memoria, la tomba più splendente dei giardini d’Alhambra. Sa anche che Garcia Lorca era sereno in compagnia della Morte, la sua compagna di sempre, ispiratrice di tanta sua poesia; conservava con lei come un’innamorata promettendo di cantare le sue bellezze, quelle che la morte non ha mai avuto. E’ questo privilegio dei poeti, sembra ricordarci Machado, saper trovare ovunque un’atmosfera di fantasia creatrice. SI illudono, i suoi carnefici, di averlo ucciso: a lui rimane intatto il genio creativo, ai suoi amici un mausoleo perenne di pietre e sogno, a Granada l’onta di essere stata la città del delitto.
GIA’ IL SOLE…FULCINE: era l’alba quando fu eseguita la condanna; ora il sole inonda il cielo e la vita riprende il consueto ritmo di lavoro.
POICHE’…CANTO: fino a ieri la morte era, per Lorca, qualcosa di sconosciuto a cui attribuiva mani scarne, falce d’argento, gelo…
TI CANTERO’…BACIAVANO: ora che la Morte è la sua sola compagna, canterà di lei qualità che ben conosce e che gli riaffiorano alla memoria al pensiero delle fanciulle vive:
carne, occhi, capelli, rosse labbra. Nel passaggio dei verbi dal presente al passato si concretizza l’ideale distacco fra realtà e ricordo.
QUANT’E’ BELLO…GRANADA: il poeta è dimentico ormai di essere morto: la morte è ora una bella ragazza gitana che egli può abbracciare fra i tiepidi venti di granada.
ALHAMBRA: residenza degli antichi sovrani arabi, a Granada; il più insigne monumento storico e artistico della città.
Analisi e commento
Il linguaggio scarno, quasi prosastico come una cronaca, in cui riconosciamo suggestioni lorchiane, contribuisce a dare alla poesia la severità drammatica che si addice all’argomento. Ma Machado ha bisogno di sentire di più e di dire di più della cronaca: egli sa che quella morte ha commosso gli stessi carnefici che non osarono guardare in viso il condannato, sa che la gente pregò per lui, sa che i suoi amici gli innalzeranno una tomba perenne nella loro memoria, la tomba più splendente dei giardini d’Alhambra. Sa anche che Garcia Lorca era sereno in compagnia della Morte, la sua compagna di sempre, ispiratrice di tanta sua poesia; conservava con lei come un’innamorata promettendo di cantare le sue bellezze, quelle che la morte non ha mai avuto. E’ questo privilegio dei poeti, sembra ricordarci Machado, saper trovare ovunque un’atmosfera di fantasia creatrice. SI illudono, i suoi carnefici, di averlo ucciso: a lui rimane intatto il genio creativo, ai suoi amici un mausoleo perenne di pietre e sogno, a Granada l’onta di essere stata la città del delitto.