Biografia:
Nacque a Dublino nel 1906 e rimase in questa sua città, studente e poi professore di lingua italiana e francese, fino al 1932 quando, con una piccola eredità lasciategli dal padre, abbandonato l'insegnamento, si dedicò a viaggiare in Italia, Francia, Germania... Nel 1938 si stabilì a Parigi, ma se ne andò nel '41 durante l'occupazione tedesca. Fu amico di Joyce di cui sposò la figlia; fin dal 1945 prese a scrivere in francese e in questa lingua pubblicò le sue opere migliori, dapprima opere di saggistica (su Proust, Dante, Vico...), poi opere narrative, come la trilogia Molloy, Malone muore, L'innominabile (1951-53). La fama gli giunse con un'opera teatrale, Aspettando Godot (1952) con la quale Breckett, con Ionesco, intraprende il cosiddetto filone del teatro dell'assurdo. Ma egli è sempre alla ricerca di forme espressive nuove, perciò scrive radiogrammi, sceneggiature cinematografiche, soggetti televisivi, di volta in volta rendendo più espressivo il suo linguaggio, tanto da arrivare a drammi sperimentali della durata di pochi minuti. Nel 1969 ottenne il premio Nobel per la letteratura, per la sua opera che trae motivo di elevazione dalla messa a nudo del dissolvimento dell'uomo di oggi. E' morto a Parigi nel 1990.
Le idee e le tematiche
L'opera di Breckett è senz'altro interessante e originale, intessuta tutta sul dramma dell'uomo contemporaneo che vive in una consapevole solitudine, affondato in un Nulla senza scampo e circondato da gente che non ha niente da dirsi. Eppure ogni uomo aspetta il suo Godot. L'autore ha, quindi, una visione dolorosamente pessimistica della vita e le vicende che narra si svolgono, per lo più, in atmosfere angosciose cui contribuisce anche il linguaggio, essenziale, talvolta duro e severo.
Opere principali, oltre quelle già ricordate:
Fine di partita (1957): dramma
Atto senza parole (1957): dramma
Compagnia (1980): dramma in cui una voce fuori campo parla nel silenzio, per un solo ascoltatore sulla scena.
Nacque a Dublino nel 1906 e rimase in questa sua città, studente e poi professore di lingua italiana e francese, fino al 1932 quando, con una piccola eredità lasciategli dal padre, abbandonato l'insegnamento, si dedicò a viaggiare in Italia, Francia, Germania... Nel 1938 si stabilì a Parigi, ma se ne andò nel '41 durante l'occupazione tedesca. Fu amico di Joyce di cui sposò la figlia; fin dal 1945 prese a scrivere in francese e in questa lingua pubblicò le sue opere migliori, dapprima opere di saggistica (su Proust, Dante, Vico...), poi opere narrative, come la trilogia Molloy, Malone muore, L'innominabile (1951-53). La fama gli giunse con un'opera teatrale, Aspettando Godot (1952) con la quale Breckett, con Ionesco, intraprende il cosiddetto filone del teatro dell'assurdo. Ma egli è sempre alla ricerca di forme espressive nuove, perciò scrive radiogrammi, sceneggiature cinematografiche, soggetti televisivi, di volta in volta rendendo più espressivo il suo linguaggio, tanto da arrivare a drammi sperimentali della durata di pochi minuti. Nel 1969 ottenne il premio Nobel per la letteratura, per la sua opera che trae motivo di elevazione dalla messa a nudo del dissolvimento dell'uomo di oggi. E' morto a Parigi nel 1990.
Le idee e le tematiche
L'opera di Breckett è senz'altro interessante e originale, intessuta tutta sul dramma dell'uomo contemporaneo che vive in una consapevole solitudine, affondato in un Nulla senza scampo e circondato da gente che non ha niente da dirsi. Eppure ogni uomo aspetta il suo Godot. L'autore ha, quindi, una visione dolorosamente pessimistica della vita e le vicende che narra si svolgono, per lo più, in atmosfere angosciose cui contribuisce anche il linguaggio, essenziale, talvolta duro e severo.
Opere principali, oltre quelle già ricordate:
Fine di partita (1957): dramma
Atto senza parole (1957): dramma
Compagnia (1980): dramma in cui una voce fuori campo parla nel silenzio, per un solo ascoltatore sulla scena.