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Biografia: George Gordon Byron

Biografia:
Nacque a Londra nel 1788 da una famiglia aristocratica e trascorse un’infanzia poco felice nella casa di famiglia in Scozia. Completò i suoi studi nel Trinity College di Cambridge e, ancora studente nel 1806, pubblicò senza successo i primi versi. Nel 1809, succedendo al prozio, prese il posto che gli spettava per nascita alla Camera dei Lords, ma la sua inquietudine interiore e la sua ansia di avventura lo spinsero a lasciare l’Inghilterra e a vagare per l’Europa. Tornò in patria dopo due anni, ottenendo successi e trionfi con la pubblicazione dei primi due canti de Il Pellegrinaggio del giovane Aroldo, la sua opera più impegnativa che terminò, in quattro canti, nel 1818. Sposatosi nel 1815, fu abbandonato dalla moglie dopo un solo anno di matrimonio, con una implicazione di scandali che lo costrinsero a lasciare nuovamente l’Inghilterra; si trasferì in Italia e qui vagò di città in città: Roma, Venezia, Pisa, Genova… ammirandone le bellezze e partecipando alle prima organizzazioni patriottiche della Carboneria di cui condivideva gli ideali di libertà. Questi stessi ideali lo spinsero, nel 1823, ad accorrere a combattere per l’indipendenza della Grecia dove morì, nel 1824 a Missolunghi, di gravi febbri malariche.

Le idee e la poetica
La poesia di Byron è espressione del gusto e della moda di un’epoca; ansia di libertà, rifiuto delle convenzioni sociali ne sono gli elementi essenziali a cui si affiancano un malinconico sentimento di solitudine e a un aristocratico atteggiamento di sdegno. Tuttavia si possono distinguere due aspetti quasi contrastanti nell’opera byroniana: da una parte abbiamo il poeta romantico, malinconico, idealista e passionale, come traspare nel Pellegrinaggio e nel Manfredi; dall’altra il poeta satirico e burlesco, dinamico ed esuberante come lo troviamo nel Don Giovanni, il suo capolavoro. Sia nell’uno sia nell’altro genere, Byron non curò molto la forma che non appare così elegante come in altri poeti dell’epoca e spesso pecca di eccessiva immediatezza.
Eppure egli godette di grande ammirazione dai romantici di tutta Europa (meno dai suoi connazionali inglesi); fu ammirato dal Goethe e dal Mazzini come incarnazione del poeta malinconico, inquieto, sacerdote generoso della libertà: L’eterno spirito dell’intelletto libero da catene non ebbe mai più splendida apparizione tra noi (G. Mazzini). La sua vita stessa, intensa e fuori dagli schemi comuni, rappresentò un modello per i giovani che, specialmente in Italia, dove fervevano i primi entusiasmi risorgimentali, guardavano a lui come all’eroe dei tempi nuovi. D’altra parte il fenomeno del byronismo esercitò una notevole influenza sugli atteggiamenti poetici della prima metà del XIX secolo, suscitando ovunque ideali di vita eroica.

Opere
Intensa fu l’attività letteraria di Byron, di cui ricordiamo solo le opere più famose:

IL PELLEGRINAGGIO DEL GIOVANE AROLDO (1809-1818): è il racconto in quattro canti, del viaggio che Aroldo, giovane sazio di una vita di piaceri, intraprende per visitare molti paesi europei di cui descrive, come una riflessione personale, le vicende storiche che più li hanno caratterizzati. Lo spunto autobiografico è evidente: il giovane Aroldo è Byron stesso che descrive i paesi visitati e le emozioni provate, evocando fatti storici e personaggi famosi, in uno stile elegantemente classicheggiante e con sensibilità romantica. La parte migliore del poema è il quarto canto dove il poeta, abbandonata la finzione del pellegrino, parla in prima persona dell’Italia e dei suoi grandi personaggi.

MANFREDI (1817): dramma in versi. Manfredi è un giovane ossessionato dal rimorso di avere ucciso involontariamente, in un abbraccio troppo violento, la donna amata Astarte. Invano cerca di uccidersi e invoca gli spiriti dell’Universo a punirlo in qualunque modo perché gli concedano di dimenticare, ma essi sono pronti a concedergli tutto eccetto l’oblio. Quando è al culmine della disperazione gli appare Astarte a predirgli la morte per il giorno seguente. Gli spiriti accorrono per scamparlo, ma egli preferisce morire che sottomettersi a loro.

DON GIOVANNI (1819-1824): poema incompiuto. Narra in tono burlesco e satirico, le avventure e gli intrighi amorosi del celebre personaggio spagnolo, personificazione della forza dell’amore oltre ogni legge. Byron mostra la sua arte migliore in quest’opera, assai vivace soprattutto nell'ultima parte dove è evidente la satira contro la società inglese.

I DUE FOSCARI (1821): tragedia ispirata dalle tristi vicende della vita di Francesco Foscari, degno e stimato doge di Venezia, costretto ad abbandonare la sua carica a causa della deplorevole condotta di suo figlio Jacopo.



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