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Biografia: Aleksander Puskin

Biografia
Aleksander Puskin nacque a Mosca nel 1799 da una famiglia di antica nobiltà e di tradizioni letterarie: suo padre si dilettava di poesia e lo zio paterno era un letterato. Aleksander ebbe precettori francesi e tedeschi che lo misero in grado di conoscere gli autori contemporanei, oltre a fargli conoscere e amare i classici della letteratura europea. Al liceo di Carskoe Selò completò la sua educazione e nel 1818 ne uscì per ricoprire subito un buon impiego al Ministero degli Esteri. Nel 1820, però, a causa di alcuni scritti in cui manifestava idee rivoluzionarie e liberali alla maniera di Byron, fu confinato nel Caucaso, poi in Moldavia, infine a Odessa. Più tardi, nel 1823, per avere espresso simpatie anticlericali, fu addirittura sospeso dalla burocrazia imperiale e fu costretto a vivere in una tenuta paterna, fuori di Mosca. Soltanto nel 1826, dopo il moto decabrista a cui non poté partecipare, fu graziato dallo zar Nicola I e tornò a Mosca; qui nel 1831 si sposò con la giovane Natalia Goncarova, frivola e spregiudicata proprio a causa della leggereza della moglie, nel 1837 fu costretto a battersi in duello con un nobile francese e fu ucciso.

Le idee e la poetica
Pur in una vita molto breve, Puskin ha lasciato un'opera vasta e ricca di risonanze per la letteratura russa; già a sedici anni era noto per i suoi versi di stile byroniano, ma di una semplicità schietta e originale sia nei contenuti sia nell'esposizione. In tutte le sue opere si ispirò molto alla tradizione popolare e alla storia della Russia, tanto da essere considerato il poeta nazionale. Ebbe un temperamento fortemente romantico, a cui seppe accompagnare un profondo senso del reale e una attenta indagine dell'anima umana. Anche lo stile nelle sue opere è importante: ricco di suoni, ritmi, immagini, riesce a trasfigurare un linguaggio semplice e quotidiano in una preziosa opera d'arte.

Opere
Tra le opere principali di Puskin possiamo ricordare:

IL PRIGIONIERO DEL CAUCASO (1820-21): poemetto byroniano o meridionale ispirato alle esperienze del poeta nella regione del Caucaso (nella Russia meridionale) dove trascorse i primi mesi del suo esilio.

EUGENIO ONIEGHIN (1823-31): poema narrativo o romanzo in versi, l'unico della letteratura moderna. In esso è narrata la storia di un giovane ricco e viziato che sottomette tutti (anche gli amici) e tutto (anche i sentimenti più nobili) al suo capriccio e al suo egoismo, ma alla fine rimane solo e amaeggiato.

BORIS GODUNOV (1825-31): una tragedia in prosa e in versi alla maniera shakespeariana, sulla base dei fatti narrati dallo storico Nikolai Karamzin. E' la storia del principe Boris che, dopo la morte di Ivan IV il Terribile e dopo che fu assassinato il legittimo ma inetto erede di lui Fedor Ivanovic, fu incoronato zar.

POLTAVA (1828): poema narrativo in cui, sulle vicende d'amore del generale Mazeppa, prevale lo sfondo storico dell'epoca di Pietro il Grande, e la vittoria di questo sovrano alla fortezza della Poltava contro Carlo XII di Svezia.

IL CAVALIERE DI BRONZO (1833): è un racconto che esalta la figura di Pietro il Grande e le sue opere impotenti. Esso prende spunto dall'alluvione che nel 1824 quasi distrusse la splendida Pietroburgo, sorta per volere dello zar in una terra acquitrinosa che sembrava negata alla vita umana. L'alluvione è interpretata come una vendetta della natura, violata dall'ingegno dell'uomo; sullo sfondo di questo dramma si svolge la storia del povero impiegato dell'uomo; sullo sfondo di questo dramma si svolge la storia del povero impiegato Evgenji che, nella catastrofe, perde la casa e tutti i suoi beni e perde anche la ragione; egli si sente incalzato, in un affannoso inseguimento, dalla statua di pietro il Grande che, maestosa col suo cavallo di bronzo, sembra ergersi a sfida del cielo e della terra.

LA FIGLIA DEL CAPITANO (1836): anche questo romanzo è ambientato in uno dei momenti più drammatici della storia russa: la rivolta cosacca del 1773 guidata dal ribelle Pugacev. Protagonista è il giovane Andreic Grinev, un alfiere che si innamora di Masa, la figlia del capitano della fortezza in cui è concentrata la resistenza contro i ribelli. Quando, sconfitto Pugacev, in Russia torna l'ordine, Grinev (che ha superato molte peripezie), rischia la pena di morte perchè accusato di tradimento da un amico invidioso. Masa non si dà per vinta e con ardito coraggio riesce a convincere la zarina Caterina II dell'innocenza dell'alfiere, ottenendo per lui la grazia. Nel romanzo, pur denso di avventure, domina un profondo realismo. La narrazione è scarna ed essenziale.

LA DAMA DI PICCHE (1834): racconto particolarmente avvincente in cui all'avventura si mescola l'elemento mistero. Il giovane Ghermann, avido e accanito giocatore, viene a sapere che una vecchia contessa conosce tre carte sicure per vincere al gioco; si reca da lei per farsi svelare questa combinazione magica, ma la vecchia muore di spavento alle sue minacce, senza avere svelato il segreto. Poco tempo dopo, Ghermann vede in sogno lo spettro della contessa che gli svela i numeri (tre, sette, asso), ed egli con questa combinazione vince per due volte una grossa somma che lo invoglia a giocare ancora con sicurezza. Purtroppo alla terza puntata al posto dell'asso compare la dama di picche e il giovane perde tutto con tragica disperazione.

FIABE: scritte in epoche diverse, queste fiabe letterarie di stile assai raffinato sono uno specchio dell'anima russa e celano riferimenti concreti a fatti e a tradizioni popolari. Sono, inoltre, una testimonianza nostalgica dell'affetto di Puskin per Anna Rodjonovna, la nutrice che egli considerò la sua vera madre e che gli narrò molte di queste favole negli anni della sua infanzia.



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