Una mite sera di fine marzo, quasi primaverile, è descritta con pochi tratti, densi di simbologie, di immagini più sognate che reali, fantasmi di memorie che tornano a popolare la mente del poeta e a fargli rivivere un tempo lontano, mai dimenticato. IN questa dimensione di presente e passato si crea il paesaggio interiore di Machado e il fascino della sua struggente solitudine.
IN ABBANDONO: in atteggiamento languido, quasi malinconico. Il limone è una pianta che soffre i rigori dell’inverno e a marzo non è ancora nel pieno del suo rigoglio: ha bisogno di sole caldo per far nascere e maturare i suoi frutti.
E LA’…FRUTTI: specchiandosi nel fondo delle acque limpide sogna il momento in cui splenderà di frutti dorati.
CERCO…ILLUSIONE: il poeta cerca nel ricordo la dolcezza di attimi di felicità e di fiducia (candida, ingenua) illusione, quella lontana (antica) della prima giovinezza.
SUL MURO…LEGGERA: impressioni di leggeri movimenti di persone e di cose che si muovono intorno a lui, ma di cui egli ha solo un vago sentore, preso com’è dai suoi pensieri.
QUEST’AROMA D’ASSENZA: un profumo (aroma) di cose assenti, passate, vive soltanto nel suo ricordo.
CHE ALL’ANIMA…SPERA: che alla ragione (anima splendente) dice che non torneranno mai, anche se il cuore ama illudersi (spera).
TU MI VEDESTI: la sera diventa l’amica, la confidente, la testimone di quella sera passata e lontana, quand’egli, come il limone, cercava nell’acqua le sue speranze.
Analisi e commento
La lirica si apre con la visione malinconica di un limone scolorito, polveroso, ma nel suo specchiarsi nelle limpide acqua e nel suo sogno di frutti dorati sentiamo l’anelito vivo della speranza.
E’ questo il tono dominante di tutta questa poesia in cui l’incanto di una sera primaverile è il pretesto per la riflessione del poeta, per i suoi ricordi, per quel ricrearsi di immagini e di situazioni che lo fanno ripiegare si sé stesso solo e triste (come il limone scolorito e polveroso) in cerca di un’illusione o di una speranza. Quell’angolo di cortile deserto e silenzioso si popola di ombre, di fantasmi, di presenza vive come come il buon profumo di menta e di basilico. E in quel paesaggio interiore, ricreato dalla memoria, egli rivive la voluttà con cei cercava, in una lontana sera quasi primaverile come questa, di scoprire nel fondo delle acqua limpide l’oro delle sue speranze.
Il tono simbolico della lirica è suggestivo, tutto intessuto di quell’aroma di assenza, quel profumo di cose lontane che la ragione sa bene che non torneranno, ma che il cuore rifiuta di dimenticare. Anche il poeta, come il limone polveroso nelle acqua, sembra ritrovare nella memoria una vitalità nuova che si afferma nel ritornello finale, insistito con volontà e voluttà: <<si, ti ricordo, sera lieta e chiara…>>.