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Analisi: Dei Sepolcri, Foscolo

di Ugo Foscolo
Analisi del testo:

La data di composizione è probabilmente tra il luglio e il settembre 1806 e pubblicato a Brescia nel 1807.
L'opera è in 295 endecasillabi sciolti, cioè non rimati e non suddivisi in strofe regolari.
Spunto per la composizione fu una occasionale discussione con l'amico poeta Ippolito Pindemonte, a cui il carme è indirizzato, circa l'estensione (nel 1806) anche all'Italia dell'editto napoleonico di Saint Cloud, in vigore in Francia fino al 1804. Egli imponeva di seppellire i morti nei cimiteri pubblici, fuori dei centri abitati; proibiva la distinzione fra i morti comuni e illustri (per i più poveri, sepolti a spese dello Stato, erano previste fosse comuni); prescriveva che le pietre tombali fossero della stessa grandezza, soggette al controllo e all'approvazione dei magistrati.
Il carme esprime tutta la poetica civile, sociale e morale del Foscolo. Ecco una sintesi fatta dal poeta stesso:  (Lettera all'abate Guillon)

Il passaggio dei sonetti al Carme è rappresentato da un'itinerario poetico che si libera dai toni ancora ortisiani; cioè la poesia diventa un elemento attraverso cui si realizza una perfetta armonia tra forma e contenuto e diventa elemento che si inserisce nella storia perfettamente. I sepolcri non rappresentano una deviazione, un ripensamento ideologico, non c'è una religione come elemento sovraterreno, non si crea una religione che risulta legata alla storia dell'uomo, è una religione che si colloca all'interno del mondo stesso e della vita dell'umanità assolvendo la funzione civile di educare le generazioni. Gli uomini grandi fanno grande e famosa la terra che li ha generati. Le tombe stimolavano logorando imprese, per chi conservano le spoglie di coloro che hanno fatto grandi opere.

I. Esaltazione del sepolcro come legami d'affetti
Esso dà l'illusione ad ogni mortale di sopravvivere alla morte, perché facilita la corrispondenza di amorosi sensi fra l'estinto e i viventi che curando la tomba ne perpetuano il ricordo. Soltanto chi non lascia buona memoria di sé ha poca consolazione dalla tomba di cui nessuno avrà cura.

II. Il sepolcro simbolo di civiltà
Il poeta si stupisce che una legge vieti il culto dei morti, dal momento che esso è sorto col sorgere della civiltà ed è stato tramandato nei secoli, tanto che ancora oggi gli Inglesi curano i loro cimiteri come giardini, con una vera religione della tomba. Ma forse in Italia, dove si vive in maniera disordinata e grossolana, non si capisce più il valore profondo del sepolcro, di cui si considerano soltanto le inutili pomposità esteriori e se ne teme il presagio nefasto.

III. Il sepolcro ispiratore di egregie cose
Dalle tombe degli uomini grandi si sprigiona un messaggio di fierezza e di eroismo: Firenze è beata perché nella chiesa di Santa Croce custodisce le tombe di Macchiavelli, di Michelangelo, di Galileo; in esse è la memoria del passato e da esse si può trarre auspicio di grandezza futura. Vittorio Alfieri traeva da queste tombe la sua ispirazione poetica e patriottica e ora che abita eterno con questi grandi , è a sua volta ispiratore di egregie cose di atti magnanimi.

IV. Il sepolcro suscitatore di poesia
Infine le tombe sono ispiratrici di poesia. Omero, interrogando le tombe degli antichi Troiani seppe eternamente le gesta nei suoi poemi. Il Foscolo si augura di essere chiamato dalle Muse a una missione altrettanto grande: la poesia è il sommo ideale della sua vita e la reale fonte di immortalità, perché se le tombe sono destinate alla rovina del tempo, l'armonia poetica invece <<vince di mille secoli il silenzio>>.



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