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Parafrasi: La fuga di Angelica

di Ludovico Ariosto 
Testo:


Fugge tra selve spaventose e scure,
per lochi inabitati, ermi e selvaggi.
Il mover de le frondi e di verzure,
che di cerri sentia, d'olmi e di faggi,
fatto le avea con subite paure
trovar di qua di là strani viaggi;
ch'ad ogni ombra vetuta o in monte o in valle,
temea Rinaldo aver sempre alle spalle.

34

Qual pargoletta o damma o capriuola,
che tra le fronde del natio boschetto
alla madre vetuta abbia la gola
stringer dal pardo, o aprirle 'l fianco o 'l petto,
di selva in selva dal crudel s'invola,
e di paura triema e di sospetto:
ad ogni sterpo che passando tocca,
esser si crede all'empia fera in bocca.

35

Quel dì e la notte e mezzo l'altro giorno
s'andò aggirando, e non sapeva dove.
Trovossi al fine in un boschetto adorno,
che lievemente la fresca aura muove.
Duo chiari rivi, mormorando intorno,
sempre l'erbe vi fan tenere e nuove;
e rendea ad ascoltar dolce concento,
rotto tra picciol sassi, il correr lento.

36

Quivi parendo a lei d'esser sicura
e lontana a Rinaldo mille miglia,
da la via stanca e da l'estiva arsura,
di riposare alquanto si consiglia:
tra' fiori smonta, e lascia alla pastura
andare il palafren senza la briglia;
e quel va errando intorno alle chiare onde,
che di fresca erba avean piene le sponde.

37

Ecco non lungi un bel cespuglio vede
di prun fioriti e di vermiglie rose,
che de le liquide onde al specchio siete,
chiuso dal sol fra l'alte quercie ombrose;
così vòto nel mezzo, che concete
fresca stanza fra l'ombre più nascose:
e la foglia coi rami in modo è mista,
che 'l sol non v'entra, non che minor vista.

38

Dentro letto vi fan tenere erbette,
ch'invitano a posar chi s'appresenta.
La bella donna in mezzo a quel si mette;
ivi si corca et ivi s'addormenta.


Parafrasi:


Quel liquido misto ad un filtro magico,

che trasforma in odio la passione amorosa,

Fa si che gli occhi sereni di Angelica
si oscurano subito alla vista di Rinaldo;

e con voce tremante e triste in viso

supplica e scongiura Sacripante

di non aspettare quel guerriero,

e di fuggire con lei.



-Dunque- disse Sacripante

-Valgo così poco ai vostri occhi,

che mi ritenete incapace

di difendervi da costui?

Vi siete già dimenticata delle battaglie d’Albracca

e della notte in cui nonostante ferito,

nudo e solo, difesi la città da Agricane e il suo esercito?-



Ella non risponde, e non sa che fare,

poiché Rinaldo ormai è troppo vicino,

e una volta riconosciuto il cavallo

e il viso di Angelica,

che nel suo cuore risveglia la passione amorosa,

minaccia da lontano il Saraceno.

Ciò che segue a questo incontro,

lo riserverò per un altro canto.



Riassunto:
Per palesare la sua volontà di ripartire da dove si era fermato l’Orlando Innamorato, Ariosto ne riassume le ultime vicende. Mentre l’esercito cristiano si è diretto verso i Pirenei per bloccare l’avanzata dei mori d’Africa e di Spagna, Angelica, bella figlia del re del Catai, per amor della quale Rinaldo e Orlando stanno furiosamente litigando, è tenuta prigioniera nella tenda del vecchio duca Namo nel campo dei cristiani. La principessa è stata promessa in sposa da Carlo Magno a quello dei due paladini che combatterà più coraggiosamente e ucciderà in battaglia il maggior numero di nemici. Durante uno scontro Namo è fatto prigioniero, mentre Angelica, approfittando della confusione creata dalla rotta dei cristiani, riesce a fuggire e si dirige verso la selva circostante l’accampamento.


"La fuga di Angelica" è il primo canto del poema. Il poeta riprende da dove Boiardo lo aveva interrotto: mentre Carlo Magno è in guerra coi re arabi, Agramante e Marsilio, che hanno invaso la Francia, nel campo cristiano è scoppiata la lotta tra i due paladini valorosi, Orlando e Rinaldo, per la bella Angelica. Questa fuggirà a entrambi, oltre che a vari altri pretendenti,così da creare un ottimo movimento narrativo.

Ariosto mostra una varietà di immagini diverse tra loro per farci intendere meglio la scena. La presentazione dei personaggi avviene con una psicologia azzerata ovvero non analizza mai il loro carattere: sono personaggi piatti. Vivono un rapporto tra virtù e fortuna. Ariosto all'inizio del canto presenta due temi: Romani contro Saraceni e Orlando contro Rinaldo, intrecciati tra di loro. Il narratore è esterno ed interviene a formulare il suo giudizio. Dalla quarta ottava presenta la contesa: descrive gli eroi come Omero descrive i suoi, ma modificati perchè istintivi e continuando con il poema si noterà una mancanza di eroicità. Più avanti troveremo una presentazione di Rinaldo arricchita da epiteti. Verso la decima ottava ci sarà l'introduzione di Ferraù,guerriero musulmano e nipote del re Marsilio, dove ne è chiara l'immagine dell'antieroe (lascia cadere l'elmo nel fiume).



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