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Mistero Buffo - Dario Fo

L’opera nasce nel 1969 come spettacolo aperto, da rielaborare e aggiornare ogni volta. Fo, autore e attore, unico interprete (a eccezione di alcune parti recitate da Franca Rame) su una scena vuota, ricopre il ruolo di vari personaggi, modificando espressione e tono di voce. Il suo lungo monologo propone via via episodi della vita di Cristo, inglobando suggestioni dei Vangeli apocrifi e testi antichi o pseudo-antichi. Il Mistero del titolo va inteso come mistero medievale, cioè rappresentazione sacra, dramma sacro sulla vita di Gesù recitato da attori improvvisati; l’aggettivo buffo dichiara il carattere grottesco dello spettacolo.
Il punto di partenza è il tentativo, da parte dell’autore, d’immaginare come può aver reagito un uomo comune di duemila anni fa davanti ai fatti di cui Cristo fu protagonista. L’obbiettivo è denunciare, con le armi della satira, l’asservimento del popolo alla Chiesa-istituzione, bollata come l’organizzazione che da duemila anni manipola, per fini di solo potere, il consenso delle masse. A tale scopo il giullare-Fo rielabora la narrazione evangelica (nozze di Cana e strage degli innocenti, ladroni in crisi e soldati fanfaroni, Maddalene e Angeli ubriachi, Cristo arrabbiato ecc.), dando voce non al punto di vista della storiografia ufficiale, bensì a quello basso, del popolino. Perciò utilizza una lingua popolare padana nella quale confluiscono dialetti diversi; lo stesso Fo ha curato una traduzione del testo in lingua italiana.


LA RESURREZIONE DI LAZZARO da Mistero buffo
Fo introduce uno dei più noti episodi del Vangelo, la resurrezione di Lazzaro, narrato dal punto di vista di un popolano. Tale punto di vista riduce l’evento soprannaturale al rango di uno spettacolo mondano. Ma non è Cristo ad abbassare la qualità spirituale del miracolo; responsabile di tale riduzione è invece, il punto di vista della folla. Sono i popolani a vedere nel santo, cioè Gesù, un personaggio che, sostanzialmente, incuriosisce per le sue opere straordinarie. Su queste basi ritroviamo nel testo tutti i cliches di uno spettacolo moderno, ma trasferiti nella Palestina di duemila anni fa.
Il risultato, di grande comicità, porta un’acuta satira nei confronti di chi si accosta agli avvenimenti per la pura curiosità di vedere e si essere presente, più che per principi religiosi o per convinzioni spirituali. Sulla scena emergono i popolani sciocchi, che hanno sempre da dire su tutto:
si preoccupano di chi spinge o di chi si sposta più avanti di loro per vedere meglio;
si mettono a discutere con chi hanno al fianco;
scommettono sulla realizzabilità del miracolo;
e intanto non si accorgono che, nel trambusto, qualcuno ha loro rubato la borsa.
Il testo documenta bene anche il carattere espressionistico dello stile di Fo, il suo radicamento nella cultura popolare, riprodotta non meccanicamente, ma con un abile pastiche, cioè con la consapevole contaminazione di registri linguistici differenti. Lo scrittore-attore non introduce infatti uno specifico dialetto, ma ricrea una parlata padana che mescola i dialetti lombardi con il lessico italiano: secondo tecniche di scrittura tipiche dell’espressionismo, dialettizza l’italiano e, parallelamente italianizza espressioni dialettali (come, per esempio avviene in furbasso).

Parafrasi della resurrezione di Lazzaro
-Scusi! E’ questo il cimitero, camposanto, dove vanno a fare il resuscitamento del Lazzaro?
-Si è questo.
-Ah bene.
-Un momento, dieci soldi per entrare.
-Dieci soldi?
-Facciamo due.
-Due soldi? Boia, e perché?
-Perché io sono il guardiano del cimitero e voialtri venite dentro a schiacciarmi tutto, a rovinarmi le siepi e a schiacciarmi l’erba, e io devo essere ricompensato di tutti i fastidi e i danni che mi impiantate. Due soldi o non si vede il miracolo.
-Bene! Sei bene un bel furbacchione anche tu, va’ là!
-Due soldi anche voialtri, e non m’importa se avete i bambini, non mi importa, anche loro guardano.
Si, d’accordo: mezzo soldo. Vai giù, disgraziato dal muro. Vuol vedere il miracolo gratis, il furbastro! Si paga, no?! Due soldi… no, non hai pagato. Due soldi anche voi due soldi per venire dentro […]
-Non arriva? Non è ora per ‘sto miracolo?
-Non c’è qualcuno che conosca questo Gesù Cristo, che possa andare a chiamarlo, che noi siamo arrivati, no? Non si può aspettare sempre per i miracoli, no?
-Mettete un orario e rispettatelo, no?
-Seggiole! Chi vuole seggiole? Donne! Prendetevi una seggiola! Due soldi una sedia! Prendete una sedia per sedervi, donne! Quando c’è il miracolo e il santo fa venir fuori il Lazzaro in piedi, che parla, canta si muove, vi prendete uno spavento quando gli luccicheranno gli occhi che andrete a sbattere di dietro e a picchiare per terra su un sasso con la testa e resterete ammazzati! Morti! E il santo ne fa uno solo di miracolo in un giorno. Prendetevi una sedia! Due soldi!
-Ohi, pensa proprio a fare soldi, eh!
-Allora non c’è nessuno che vada…?
-Non spingere! Non mi interressa!
-Non salire sulle sedie! Ah furbo! Avete visto? Il piccolo si piazza in piedi sulle sedie!
-E non ti appoggiare che c’è la tomba davanti che …
-Arriva? Non arriva!
-Sardelle! Dolci le sardelle! Due soldi le sardelle!
Dolci! Abbrustolite! Buone! Buone le sardelle! Che fanno resuscitare i morti! Due soldi!
-Sardelle, le sardelle…danne un cartoccio al Lazzaro che si prepara lo stomaco!
-Arriva! Arriva! E’ qui!
-Chi è qui? Qual è?
-Gesù!
-Qual è?
-Quello nero? Uh, che occhio cattivo!
-Ma no! Quello è il marco!
-Quello dietro?
-Qual è? Quello alto?
-No, quello piccolo.
-Quel ragazzino?
-Quello lì con la barbetta.
-Oh, ma sembra un ragazzino, boia!
-Guarda! Ci sono dietro tutti!
-Ohe, Giovanni! Lo conosco io il Giovanni. [chiamando] Giovanni! Gesù! Che simpatico che è Gesù!
-Oh! Guarda! C’è anche la Madonna! C’è tutta la parentela! Ma va sempre in giro con tutta… (sta gente)? Oheu!...
-Non lo lasciano andare in giro solo, perché è un po’ matto!
-[Chiamando] Gesù! Simpatico! M’ha schiacciato l’occhio!
-Gesù! Gesù, facci il miracolo dei pesci e dei pani come l’altra volta che erano così buoni!
-Zitto! Blasfemo, sta’ buono!
-Silenzio! In ginocchio, ha fatto segno di mettersi in ginocchio, bisogna pregare.
-Dov’è la tomba?
-Eh… è quella là.
-Oh!Guarda! Ha detto di tirare su il tombone (la pietra tombale).
-Oh, la pietra!
-Zitto!
-In ginocchio, in ginocchio, su, giù tutti in ginocchio!
-Io no! Io non mi metto in ginocchio perché non ci credo. Oh bella!
-Zitto!
-Fammi vedere-
-No! Giù di lì, giù dalla sedia.
-No! Lasciatemi salire che voglio vedere!
-Boia! Guarda! Hanno alzato la pietra, c’è il morto, è dentro! Boia, il Lazzaro, che puzza! Cos’è sto tanfo?
-Boia!
-Cos’è?
-Zitto!
-Lasciatemi guardare!
-E’ pieno di vermi, di tafani! Oheu! Sarà almeno un mese che è morto quello, s’è disfatto! Oh, che carognata che gli hanno fatto! Uh che scherzo! Non ce la fa’ sta volta, poveretto!
-Di sicuro non ce la fa, non ci riesce! Impossibile che sia buono di [che riesca a] tirarlo fuori [resuscitarlo]! E’ marcito! Che scherzo! Oh disgraziati!
Gli hanno detto tre giorni che era morto! E’ un mese almeno! Che figura! Povero Gesù!
-Io dico che è capace ugualmente! Quello è un santo che fa il miracolo anche dopo un mese che è marcito!
- Io vi dico che non è capace!
-Vuoi far scommessa!
-Si! Due soldi! Tre soldi! Quello che vuoi scommettere!
-Li tengo io? Ti fidi? Ci fidiamo tutti? D’accordo, li tengo io questi soldi!
- Buoni, ecco, fate attenzione! Tutti in ginocchio; silenzio!
-Cosa fa?
- E’ li che prega.
-Zitto eh!
-Ohia! Alzati, Lazzaro!
-Oh! Glielo può dire e anche cantare, solo i vermi di cui è pieno vengono fuori!...Alzarsi?...
-Zitto! Si è montato in ginocchio!
-Chi? Gesù?
-No! Lazzaro! Boia, guarda!
-Ma và, impossibile!
-Fammi vedere!
-Oh guarda! Và, và, è in piedi, và, và, cade! Và, và, su, su! Và, và è in piedi!..,
-Miracolo! Oh! Miracolamento. Oh Gesù, dolce creatura che sei, che io non credevo!
-Bravo Gesù!
-Ho vinto la scommessa, dai qui. Uehi! Non fare il furbacchione!
-Gesù bravo!
-La mia borsa! Me l’hanno rubata! Ladro!
-Bravo Gesù!
-Ladro!
-Gesù bravo! Gesù! Bravo! … Ladro!...



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