di Guido Guinizzelli
Testo:
Dolente, lasso, già non m’asecuro,
ché tu m’assali, Amore, e mi combatti:
diritto al tuo rincontro in pie’ non duro,
ché mantenente a terra mi dibatti,
5come lo trono che fere lo muro
e ’l vento li arbor’ per li forti tratti.
Dice lo core agli occhi: “Per voi moro”,
e li occhi dice al cor: “Tu n’hai desfatti”.
Apparve luce, che rendé splendore,
10che passao per li occhi e ’l cor ferìo,
ond’io ne sono a tal condizione:
ciò furo li belli occhi pien’ d’amore,
che me feriro al cor d’uno disio
come si fere augello di bolzone.
Il dolente riposo non può certo farlo sentire in pace, perché l’Amore lo assale e lo combatte, di fronte a lei al suo incontro non resiste diritto in piedi, perché subito ricade a terra, come il tuono che colpisce il muro così come il vento scuote gli alberi. Il cuore dice agli occhi che egli muore per colpa loro e gli occhi dicono al cuore: tu ci hai distrutto.
Apparve una luce, che produsse una grande luminosità che passò attraverso gli occhi e produsse delle ferite al cuore, per cui egli ridotto in tale stato. Tutto ciò gli è stato causato dai suoi begli occhi pieni d’amore che gli hanno ferito il cuore d’un desiderio come allo stesso modo si ferisce un uccello con la freccia.
Testo:
Dolente, lasso, già non m’asecuro,
ché tu m’assali, Amore, e mi combatti:
diritto al tuo rincontro in pie’ non duro,
ché mantenente a terra mi dibatti,
5come lo trono che fere lo muro
e ’l vento li arbor’ per li forti tratti.
Dice lo core agli occhi: “Per voi moro”,
e li occhi dice al cor: “Tu n’hai desfatti”.
Apparve luce, che rendé splendore,
10che passao per li occhi e ’l cor ferìo,
ond’io ne sono a tal condizione:
ciò furo li belli occhi pien’ d’amore,
che me feriro al cor d’uno disio
come si fere augello di bolzone.
Parafrasi
Dolente, misero, non mi rassicuro ancora, poiché tu mi assali, Amore, e mi fai guerra; dritto al tuo impeto io non rimango in piedi, poiché subito mi precipiti a terra, come il fulmine fende le mura e il vento, con la sua gagliardia, svelle gli alberi; il cuore dice agli occhi: a causa vostra io muoio; gli occhi dicono al cuore: tu ci hai distrutti. Apparve una luce che brillò d'uno splendore il quale attraversò gli occhi e ferì il cuore; per cui sono in tale stato; furono gli occhi pieni d'amore che mi ferirono il cuore con un desiderio, come un uccello viene ferito da un bolzone [freccia a grossa punta].Analisi del testo
Si può parlare di un Medioevo linguistico nel Guinizzelli: è il suo gusto per le parole cupe e sonore «come lo trono che fère lo muro» e ancora «come si fère augello di bolzone» non altro. La sua, infatti, è una lezione per la lirica d'amore che verrà: il Petrarca trarrà dai versi «dice lo core agli occhi: per vo' mòro / gli occhi dicon al cor: tu n'hai disfatti» l'idea per un sonetto: Occhi piangete, accompagnate il core.Commento
Questo è un sonetto d’angoscia che rappresenta il turbamento che l’amore produce nell’animo del poeta.Il dolente riposo non può certo farlo sentire in pace, perché l’Amore lo assale e lo combatte, di fronte a lei al suo incontro non resiste diritto in piedi, perché subito ricade a terra, come il tuono che colpisce il muro così come il vento scuote gli alberi. Il cuore dice agli occhi che egli muore per colpa loro e gli occhi dicono al cuore: tu ci hai distrutto.
Apparve una luce, che produsse una grande luminosità che passò attraverso gli occhi e produsse delle ferite al cuore, per cui egli ridotto in tale stato. Tutto ciò gli è stato causato dai suoi begli occhi pieni d’amore che gli hanno ferito il cuore d’un desiderio come allo stesso modo si ferisce un uccello con la freccia.