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Commento: Albatros, Baudelaire

di Charles Baudelaire
Commento e analisi:

Egli paragona sé stesso (e il poeta in generale) all‘albatro, quell‘uccello che è magnifico ed elegante in volo, ma sgraziato e goffo quando tenta di muoversi a terra. Sì, perché ogni poeta si sente forte e potente mentre compone, però dalle persone “normali“ viene lasciato in disparte e deriso (“…è il Poeta che, avvezzo alla tempesta, si ride dell‘arciere: ma esiliato sulla terra, fra scherni, camminare non può per le sue ali di gigante“). Con quest’ultima, in particolare, Baudelaire è riuscito in pochi versi a trasmettere il malessere del poeta, di colui che cerca sempre il significato profondo delle cose e non si ferma alla superficie, di colui che vuole andare al di là della realtà ma che non viene compreso dagli altri. Spesso, per divertirsi, i marinai catturano degli albatros, grandi uccelli marini. Appena li poggiano a terra, questi animali maestosi diventano ridicoli. Essi hanno grandi ali (l’apertura alare arriva a circa 4 metri) ma il corpo è piccolo rispetto alle ali per cui, pur essendo maestosi in volo, diventano ridicoli quando tentano di camminare. A questo punto i marinai cominciano a torturare l’uccello, lo deridono mimandone l’andamento goffo…. Il poeta, dice Baudelaire, è simile al “principe delle nubi, che sfida la tempesta e se la ride dell’arciere. Esiliato sulla terra......le sue ali di gigante gli impediscono di camminare”. Baudelaire è riuscito in pochi versi e con una metafora semplice e chiara a dare l’idea del malessere non solo del poeta ma di tutti quelli che non si fermano alla superficialità delle cose ma che cercano di andare al di là, che cercano di comprendere l'essenza delle cose stesse. Quello del 'poeta' di Baudelaire non è solo il “malessere di un secolo” ma è piuttosto il malessere, anche attuale, di tutti quegli uomini che non riescono trovare, in mezzo agli altri, la possibilità di potersi esprimere e di poter essere compresi. Ancora una volta nei versi scritti da questo poeta c’è l’incomprensione: essa, però, , non va interpretata solo e semplicemente come “convinzione di superiorità”(come purtroppo molti fanno) ma anche come incapacità insita in molti uomini di trovare negli altri una possibilità di comunicazione.



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