Testo "Al sonno" di John Keats
O soave che balsamo soffondi
alla quieta mezzanotte, e serri
con attente e benevole le dita
gli occhi nostri del buio compiaciuti,
protetti dalla luce, avvolti d'ombra
nel ricovero di un divino oblio.
O dolcissimo sonno! Se ti piace
chiudi a metà di questo, che è tuo, inno
i miei occhi in vedetta, o attendi l'amen
prima che il tuo papavero al mio letto
largisca in carità il suo dondolio.
Poi salvami, altrimenti il giorno andato
lucido apparirà sul mio guanciale
di nuovo, producendo molte pene,
salvami dall'alerte coscienza
che viepiù insignorisce il suo vigore
causa l'oscurità, scavando come
una talpa. Volgi abile la chiave
nella toppa oliata e dà il sigillo
Commento:
Allo scrigno, che tace, del mio cuore.Il Sonno è sempre invocao dai poeti come portatore di quiete e di pace, ristoratore dalle fatiche del vivere, oblio del male e del dolore. I romantici paragonano spesso il sonno alla morte, <<la fatal quiete>>, il sonno senza risveglio; ma Keats ha una serenità tutta sua nell'invocare il sonno, come carezzevole portatore di oblio e soprattutto come salvatore dall'inquietudine della coscienza con i suoi pentimenti, e del cuore con le illusioni. La lirica scorre piana, scevra da ogni drammaticità o irrequietezza; vi sentiamo piuttosto una serena speranza espressa in versi eleganti, con classica misura che forse ne limita la spontaneità di ispirazione.