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Il nome (Grammatica)

Il nome è una parte variabile del discorso che indica persone, animali, cose, concetti, idee e sentimenti.
Può distinguersi in base a specie, genere, numero.


SPECIE
Concreto
Nome che indica realtà percepibili dai cinque sensi (persone, animali, cose).
Cane – quercia – nonno – Ulisse –
gradino – vento


Astratto
Nome che indica ciò che non può essere percepito dai cinque sensi (qualità, sentimenti, concetti).
Bellezza - bontà – impegno – gioia – ricchezza -
amicizia

Comune
Nome che indica esseri o cose della stessa specie e si scrivono con l’iniziale minuscola.
Città – isola – ragazzo - auto



Proprio
Nome che indica esseri o cose particolari, che si distinguono da altri esseri o cose della stessa specie e si scrivono con la maiuscola.
Marta – Nicola – Fido – Bari - Ferrari




Individuali
Nome che indica individui singoli.
Casa  marito - nipote


Collettivo
Nome che indica una collettività.
Ressa – gregge – flotta - branco


Primitivo
Nome composto soltanto da radice e desinenza.
Acqua – latte – pane – libro


Derivato
Nome che contiene, oltre a radice e desinenza, prefissi o suffissi.
Lattaio – latteria – latticino – acquerello



Alterato
Nome che contiene un suffisso che ne determina meglio la qualità o la dimensione o il giudizio di chi parla, come si potrebbe fare con l’aggiunta di un aggettivo.
Casina, casetta, casona, casaccia





Composto
Nome formato da due parole.
Capolavoro – ferrovia – mezzanotte –
portalettere.




GENERE
Maschile
Sono di genere maschile i nomi di persone e di animali di sesso maschile. Nel caso dei nomi di cosa il genere non ha nessun rapporto con le caratteristiche della cosa a cui è riferito, ma è convenzionale e fissato dall’uso.
Emilio– bambino – lupo


Il sole – il naso – il quaderno.




Femminile
Sono di genere femminile i nomi di persone e di animali di sesso femminile. Nel caso dei nomi di cosa il genere non ha nessun rapporto con le caratteristiche della cosa a cui è riferito, ma è convenzionale e fissato dall’uso.

Emilia - bambina – lupa - la mano - la pietra - la cattedra


Comune
Nome che vale sia per il maschile che per il femminile.

Maschile: il cantante

Femminile: la cantante

Promiscuo
Nome che ha un’unica forma, o maschile o femminile, valida sia per il maschio che per la femmina.

Balena – leopardo – serpente
Mobili
Nomi
che hanno una forma particolare per il maschile e un’altra
per il femminile.

Maschile:
amico – duca – lupo
Femminile:
amica – duchessa – lupa

Indipendenti
Nomi che formano il maschile e il femminile da due radici diverse.


Maschile: uomo – padre

Femminile: donna – madre






NUMERO
Singolare
Nome che indica una sola persona, un solo animale, una sola cosa.

Libro – cattedra – matita
Plurale
Nome che indica due o più persone, animali o cose.

Libri – cattedre – matite
Nomi difettivi
Nomi che mancano del singolare o del plurale.
Difettivi del singolare: brocchi, nozze

Difettivi del plurale: miele, uva, sete

Nomi indeclinabili
Nomi che al plurale hanno la medesima desinenza del singolare.
Il caffè / i caffè
La crisi / le crisi


Nomi sovrabbondanti
Nomi che possono avere due forme, spesso con significati diversi.


Al singolare: il forestiero – il forestiere

Al singolare e al plurale: il legno – la legna – i legni – le legne.




Il nome concreto e astratto

Tradizionalmente si usa distinguere i nomi in:

- Nomi concreti: che indicano persone, animali, cose e, in genere, esseri che esistono realmente o che siano pensati come realmente esistenti.
- Nomi astratti: che indicano virtù e difetti, sentimenti, idee, concetti, modi di essere, tutto ciò, insomma, che esiste solo nel nostro pensiero.

Questa distinzione, però è sempre meno praticata, perché essa può dipendere molto dall’interpretazione personale e, soprattutto, perché non ha alcuna rilevanza dal punto di vista della forma.

Esempi:
Di parole concrete: casa, legno, soffitta, terra, martello, ottone, ceramica ecc.
Di parole astratte: orgoglio, paura, potenza, aria, stima, valore, prudenza ecc.


Nome comune e proprio

I nomi si dividono in comuni e propri.
Cestino, merenda, cane, fiume, poto, chilometri sono parole comuni, che vanno bene per tutti i cestini, i cani, i fiumi e i posti.
Giovanni, Marta, Stefano, Pluto, Tevere, Roma sono invece i nomi propri, specifici di quei ragazzi, quel cane, quel fiume, quella città.

Nomi comuni: si riferiscono a tutti gli individui di una medesima specie o serie.
Nomi propri: si riferiscono esclusivamente a un solo individuo per distinguerlo da tutti gli altri della medesima specie o serie.

Vi possono essere nomi di persona (nomi, cognomi, soprannomi, pseudonimi): Alessandro Manzoni, Scipione l’Africano; di animali: Bill, Tom; di cose (specie quelli geografici): Capri, Torino, il Cervino; di cose personificate, cioè considerate come persone: Disse allora la Rosa alla Violetta.

PER NON SBAGLIARE
Soprannomi, pseudonimi e omonimi
Tra soprannome e pseudonimo c’è una notevole differenza. Il soprannome è un nome che viene imposto a qualcuno deducendolo da caratteristiche fisiche, da difetti, virtù ecc.
L’imperatore germanico Federico I di Hohenstaufen fu soprannominato il Barbarossa dal colore rossiccio della barba; il pittore Gian Francesco Barbieri fu chiamato il Guercino perché era guercio da un occhio; il pittore cretese Domenikos Theotokopoulos fu detto El Greco a causa della sua origine.
A differenza del soprannome, lo pseudonimo (dal greco pseudos = falso e onoma = nome) non è imposto da altri ma è scelto da chi lo adotta.
Si ricorre allo pseudonimo o per celare la propria identità o per mascherare un nome poco bello o per ragioni di natura politica, artistica ecc. Tra gli pseudonimi ricordiamo: Collodi (Carlo Lorenzini), Alberto Moravia (Alberto Pincherle), Madonna (Veronica Ciccone) ecc.
L’ingegner Pietro Bianchi e il falegname Pietro Bianchi sono omonimi. Gli omonimi (dal greco homos = uguale e onoma = nome) sono quei vocaboli identici nella forma ma diversi di significato: per questa ragione due o più persone che hanno lo stesso nome si trovano in una situazione di omonimia.


Nome individuale e collettivo

I nomi padre, madre, figlio indicano individui singoli, sono cioè nomi individuali. I nomi famiglia e bestiame, pur essendo singolari, indicano più persone e più bestie, una collettività, sono cioè nomi collettivi. Il nome collettivo indica un insieme di persone, animali o cose, una comunità, una massa.

Nomi individuali: indicano individui singoli.
Nomi collettivi: indicano una collettività

Facciamo qualche esempio di nomi collettivi:
classe = un insieme di alunni
folla = un insieme di persone
stormo = un insieme di uccelli
gregge = un insieme di pecore
squadra = un insieme di giocatori

Dal nome proprio al nome comune
Da alcuni nomi propri di personaggi o luoghi, famosi per una caratteristica particolare, sono derivati dei nomi comuni. Tali nomi, scritti con l’iniziale minuscola, indicano quella caratteristica. Per esempio:

mecenate = protettore delle arti; Mecenate fu infatti amico dell’imperatore Augusto e protettore di poeti e artisti;
creso = uomo ricchissimo; da Creso, il leggendario re, famoso per le sue immense ricchezze;
adone = uomo bellissimo; da Adone, bellissimo giovane amato da Venere.

Così i nomi comuni:
ercole = uomo fortissimo
giuda = traditore
cicerone = guida che sa spiegare bene
cerbero = persona burbera
venere = bella donna
calvario = prolungati patimenti

risalgono ai nomi propri: Ercole, eroe della mitologia greca; Giuda che consegnò Cristo alle guardie; Cicerone, il più famoso oratore romano; cerbero, il mostro a tre teste, guardiano dell’inferno; Venere, la dea della bellezza; Calvario, il monte su cui è crocifisso Cristo ecc.

Sono pure comuni molti nomi di prodotti derivati da un nome proprio:

damasco = drappo di seta lavorato, dalla città siriana di Damasco;
cachemire = tipo di lana a pelo lungo ottenuta da una razza di capre del Kashmir, regione dell’India;
lavagna = dal nome della località ligure di Lavagna, zona di estrazione di questo tipo di ardesia.


Nomi composti

I nomi formati dall’unione di più parole si chiamano nomi composti.
Essi riuniscono nella parola nuova il significato di più parole autonome e servono a snellire la lingua, abbreviando espressioni più lunghe: capostazione sostituisce il capo della stazione, così portabagagli sta per colui che porta i bagagli.
Il plurale dei nomi composti si fa unendo due parole, ad eccezione dell’unione nome+aggettivo, verbo+verbo, verbo+avverbio, avverbio+verbo.
Assai vario è il plurale dei composti di capo + nome, nei quali capo diventa plurale quando ha importanza preminente: capistazione, capisquadra, capiservizio ecc. Negli altri casi resta invariato: i capogiri, i capodanno ecc. Data però la varietà delle forme sia dei composti (pomodori, pomidoro; pellirosse, pellerossa), sarà bene consultare il dizionario nei casi dubbi.


Nomi maschili e femminili

Marco, scolaro e gallo sono nomi di genere maschile, perché indicano persone o animali di tale sesso.
Marta, amica e gallina sono nomi di genere femminile, perché indicano persone o animali di tale sesso.
Esistono tuttavia nomi femminili (come la spia, la recluta, la guida, la sentinella, la guardia, la polizia, la staffetta ecc.) che si riferiscono sia a maschi sia a femmine. Così pure vi sono nomi maschili (come il soprano, il contralto ecc.) che si riferiscono solo a femmine.
I nomi di cose si dividono anch’essi in maschili (albero, sasso, monte) e femminili (pianta, pietra, montagna), senza alcun riferimento di sesso.
Non esistono, purtroppo, regole o norme precise per distinguere i nomi di cosa maschili da quelli femminili. Solo la pratica e il vocabolario potranno aiutarci a distinguere il genere di tali nomi.
Possiamo tuttavia dare qualche indicazione di massima dividendo i nomi in gruppi secondo la loro terminazione:

nomi in –a: sono quasi tutti femminili (scuola, terra, luna, cera ecc.) ; rari i maschili (poeta, poema, problema, diploma ecc.)
nomi in –o: sono quasi tutti maschili (ramo, palazzo, fumo ecc.); rari i femminili (la mano, radio, biro ecc.)
nomi in altre vocali o in vocale accentata: maschili o femminili (padre, madre; brindisi, crisi; tabù, grù, caffè, viltà ecc.)
nomi in consonante: sono quasi tutti maschili (sport, bar, lapis ecc.); rari i femminili e per lo più stranieri (girl = ragazza, gang = gruppo di malviventi ecc.)

A proposito dei nomi femminili in –o, si noti che eco al singolare può essere anche femminile, ma al plurale è sempre maschile: gli echi.
I nomi femminili in –o risultano per lo più da accorciamenti: auto (da automobile), moto (da motocicletta), dinamo (da macchina dinamo-elettrica), foto (da fotografia), stilo (da penna stilografica), biro (da penna biro, dal nome dell’inventore, l’ungherese Biro’) ecc. A queste parole vanno aggiunti vari nomi propri femminili, per lo più di origine greca: Saffo, la poetessa di lesbo; Ero, la fanciulla amata da Leandro ecc.

Per i nomi propri geografici si tenga presente che:

sono femminili: i nomi di città, isole e dei continenti: la dotta Bologna, la grande Milano, la Sicilia, l’antica Creta, la vecchia Europa ecc.; ma il Cairo, il Pireo, il Madagascar.
sono maschili: i nomi degli oceani, dei mari, dei laghi e dei monti: l’Atlantico, il Mediterraneo, il Garda, il Cervino, i Pirenei; ma le Alpi, la Maiella, la Sila ecc.;
possono essere maschili o femminili: i nomi di stati e regioni: il Belgio, il Brasile, il Veneto, la Francia, l’Inghilterra, la Lombardia.
A proposito di nomi di veicoli, squadre sportive, ristoranti, cinema ecc., l’articolo spesso sembra contrastare il nome a cui si riferisce: il Bologna, la Lazio ecc. In questi casi occorre tenere presente che si tratta per lo più di abbreviazioni, in cui l’articolo concorda col nome sottointeso (squadra, circolo, club, automobile, motocicletta ecc.): (il football club) Bologna, la (società calcistica) Lazio, una (automobile) Ferrari, una (motocicletta) Benelli, il (cinema) Diana ecc.


Nome comune e promiscuo

Artista, parente e pianista possono essere sia maschili sia femminili (un bravo artista, una brava artista; un tuo parente, una tua parente).
Questi nomi si chiamano di genere comune, perché hanno una forma comune, cioè unica per il maschile e per il femminile. Al plurale, però, le due forme spesso sono distinte: gli artisti, le artiste.

Facciamo altri esempi: turista, barista, ciclista, insegnante, consulente, cantante, nipote, custode, pediatra, psichiatra.
Per riconoscere il genere di questi è necessario ricorrere al contesto (articoli o aggettivi o altre parole della frase):
Mia nipote è un ottima pianista (femminile).
Il pediatra è parente di mio padre (maschile).

Genere promiscuo: Volpe, pur essendo femminile, indica sia il maschio, sia la femmine; così giraffa; corvo, a sua volta, pur essendo maschile, indica sia il maschio sia la femmina. Numerosissimi nomi di animali hanno una sola forma per indicare sia il maschio sia la femmina. Sono nomi di genere promiscuo.


Nome indipendente e mobile

Nomi indipendenti: Uomo, padre e marito si chiamano nomi indipendenti perché il loro femminile è rappresentato da nomi del tutto indipendenti, cioè del tutto diversi (donna, madre, moglie).
Nomi mobili: Giovanni, ragazzo, scultore, leone sono invece nomi mobili, perché formano il femminile mutando solo la terminazione (Giovanna, ragazza, scultrice, leonessa).

Il femminile dei nomi mobili si ottiene mutando la terminazione in diversi modi.
Ne indichiamo di seguito i più comuni; si tratta, naturalmente, solo di indicazioni di massima con numerose eccezioni come re, regina; gallo, gallina; eroe, eroina; cane, cagna ecc.


Nome singolare e plurale

Frasi:
1. Lo scoiattolo nascose la noce nella tana sull’albero.
2. Gli scoiattoli nascosero le noci nelle tane sugli alberi.

Nella prima frase i nomi scoiatolo, noce, tana, albero indicano un singolo individuo, una singola cosa: si dice pertanto che sono di numero singolare.
Nella seconda frase i nomi scoiattoli, noci, tane, alberi, indicano più individui, più cose: si dice pertanto che sono di numero plurale.

I nomi, passando dal singolare al plurale, mutano per lo più la terminazione o desinenza, ma non tutti allo stesso modo.
Per esempio: casa al plurale diventa case, poema diventa poemi, bue diventa buoi.
Ci sono anche nomi che rimangono invariati: la gru, le gru.

I falsi cambiamenti:
Mostro non è il maschile di mostra, come collo non è il maschile di colla. Queste parole sono tra loro indipendenti hanno un significato ben diverso. Non si tratta quindi di nomi mobili ma di falsi cambiamenti di genere.


Nomi sovrabbondanti

Vi sono nomi che hanno una doppia forma, maschile e femminile, al singolare (orecchio, orecchia) e una doppia forma al plurale (orecchi, orecchie); altri nomi hanno un singolare (ginocchio) e due plurali (ginocchi, ginocchia).
Tutti questi nomi si chiamano sovrabbondanti perché sovrabbondano di forme. Se per orecchio e ginocchio l’uso di una forma o dell’altra è indifferente, spesso però a forme diverse corrispondono anche significati diversi.



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