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Il pessimo e 'l crudele odio, ch'i' porto - Cecco Angiolieri

Testo, parafrasi, analisi e commento della poesia "Il pessimo e 'l crudele odio, ch'i' porto" di Cecco Angiolieri.
Uno dei tasti dissonanti di Cecco Angiolieri è l'ingiuria familiare: qui si scaglia contro il padre che gli ha rifiutato un fiasco di vino. Il poeta chiama la natura a far da giudice: se egli non abbia ragione di odiare un uomo così avaro. Spesso i sonetti di Cecco di chiudono con la frecciata di un epigramma: chi sapesse bene le cose - scrive - direbbe che dovrei mangiarmi vivo mio padre.


Testo:

Il pessimo e 'l crudele odio ch'i' porto
a diritta ragione al padre meo
il farà vivar più che Botadeo,
e di ciò già buon dì men sono accorto.
Odi, Natura, se tu ha' gran torto:
l'altrier li chiesi un fiasco di raspeo,
che n'ha ben cento cogna 'l can giudeo:
in verità, vicin m'ebbe che morto.
«S'i' glil'avessi chèsto di vernaccia?»
diss'io, solamente a lui approvare:
sì mi volle sputar entro la faccia.
E poi m'è detto ch'i' nol debbo odiare!
Ma chi sapesse ben ogni sua taccia
direbbe: «Vivo il dovresti mangiare!».


Parafrasi

Il feroce e crudele odio che nutro a ragione per mio padre lo farà vivere più a lungo dell'ebreo errante e di questo già da tempo mi sono accorto. Ascolta, o natura, se non è grande lo scandalo che dai: l'altro ieri gli chiedi un fiasco di vilissimo vino di raspi, di cui il vecchio avaraccio ebreo possiede ben cento cogne: in verità, quasi mi ammazza.
«Neanche t'avessi chiesto della vernaccia!» gli dissi per metterlo alla prova: tentò di sputarmi in faccia. E poi mi si dice che non lo devo odiare! Ma chi conoscesse bene tutte le sue colpe direbbe: «Vivo te lo dovresti mangiare!»


Commento

Il sonetto è da collocarsi tra le invettive contro il padre che costituiscono un motivo tipico nella poesia dell'Angiolieri: a Cecco piace, bere, giocare ai dadi, andare a donne, ma il padre non sostiene economicamente questo suo stile di vita. E' difficile pensare però che questa eccessiva violenza contro il padre sia la conseguenza di un episodio avvenuto nella biografia di Cecco, essa insomma sarebbe piuttosto una convenzione letteraria. Non è altro che l'ennesimo sfogo dell'Angiolieri contro il padre che "amabilmente" chiama "cane giudeo".


Analisi del testo

E' un sonetto di 14 versi.

Note:
- Cogne: misura tra i 4 e i 10 barili.



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