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Jesse Owens nelle olimpiadi del 1936 a Berlino


Molte polemiche precedettero l'XI olimpiade estiva svoltasi a Berlino. Francia e USA si erano decisamente opposte alla candidatura tedesca e la Spagna indignata per l'esclusione di Barcellona dai giochi non mandò i suoi atleti e organizzò un'altra olimpiade. Le polemiche si placarono quando il cancelliere permise ad alcuni atleti ebrei di partecipare. Per celebrare la tanto sbandierata superiorità della razza ariana, lo stesso Führer non badò a spese: 25 innovativi maxi-schermi furono installati in diversi punti di Berlino, affinché anche la gente comune tedesca potesse ammirare le imprese dei suoi atleti; lo stadio e la piscina furono ampliate e gli atleti poterono godere di uno sfarzoso villaggio olimpico. Tutto questo portò a un'Olimpiade organizzata perfettamente e mai come prima i Giochi coinvolsero il pubblico: furono venduti oltre quattro milioni di biglietti. L'occasione olimpica venne celebrata dal film Olympia della famosa regista Leni Riefenstahl che rimane probabilmente il più importante film olimpico mai girato.
Eppure qualcosa a Hitler andò storto: nonostante un dominio della Germania (che non salì sul podio solo nel calcio, nel polo e nel basket), si registrarono alcune delusioni, come nella maratona, dove due nordcoreani, allora "sudditi" dell'imperialista Giappone vinsero oro e bronzo, e nel calcio la vittoria della Nazionale italiana (che già aveva vinto già la Coppa del Mondo nel 1934) fu abbastanza sorprendente. Ma il Führer poté definirsi fortunato in quanto l'atleta tedesco e comunista Werner Seelenbinder arrivò solamente quarto nella gara di lotta greco-romana: egli aveva promesso un plateale gesto di dissenso nei confronti del Cancelliere tedesco in caso di vittoria.

Questa olimpiade verrà ricordata per le vittorie del 22enne Jesse Owens, un atleta di colore che rappresentò per Hitler una sconfitta sportiva poiché non dimentichiamo che l'intento del Führer era quello di dimostrare la grandezza della razza ariana superiore al resto degli esseri umani. Uno schiaffo ricevuto da uno dei più grandi velocisti che la storia ci ha consegnato, James Cleveland "Jesse" Owens Owens.
Jesse vinse quattro medaglie d' oro alle Olimpiadi estive del 1936; il 3 agosto 1936 vinse i 100 metri, il 4 agosto il salto in lungo, il 5 agosto i 200 metri, e dopo che venne aggiunto alla squadra della 4x100, il 9 agosto, concluse con la vittoria nella staffetta 4x100. In quest'ultima disciplina sportiva prese il posto insieme a Metcalfe di due atleti di origine ebrea (Marty Glickman e Sam Stoller), che secondo le cronache fu Hitler stesso a chiedere espressamente ai funzionari americani di non farli gareggiare in quanto avrebbe voluto evitare un ulteriore imbarazzo. La sua performance venne bissata solo nelle Olimpiadi di Los Angeles 1984, quando Carl Lewis vinse quattro ori nelle stesse gare.

La conquista della medaglia d'oro nel salto in lungo alle Olimpiadi di Berlino da parte di Owens ha fornito alla stampa di tutto il mondo il pretesto per creare un caso di discriminazione razziale di cui il leggendario atleta sarebbe stato vittima.
Nel pomeriggio di quel 4 agosto, infatti, allo stadio olimpico era presente anche Adolf Hitler. Di fronte alla vittoria di Owens contro il tedesco Luz Long, il führer indispettito si sarebbe alzato e poi sarebbe uscito dallo stadio per non stringere la mano al nero americano. È leggenda assai diffusa, ma si tratta di narrazione priva di fondamento, come dichiarato dallo stesso Jesse Owens, il rifiuto di Hitler di riconoscerne le vittorie. Ironia della sorte fu il presidente statunitense Franklin D. Roosevelt a snobbare il pluricampione Jesse Owens cancellando un'appuntamento alla Casa Bianca.



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