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Biografia: John Keats

Biografia
John Keats nacque a Londra nel 1795 da modesta famiglia e invece di fare il medico, come aveva deciso ancora adolescente, dal 1816 si dedicò completamente alla poesia e alla letteratura. Nel 1817 pubblicò il primo poema, Endimione, di soggetto mitologico, molto ambizioso ma di scarso successo. Assai più mature e apprezzate dalla critica le opere che scrisse tra il 1819 e il 1820, i suoi capolavori.
La sua attività di pensatore e di scrittore fu intensissima, ma la sua vita fu breve, angosciata dalla morte di un fratello, da un amore infelice e da inguaribile malattia che lo uccise, nel 1821, nella sua casa di piazza di Spagna, a Roma, dove si era trasferito sperando nei prodigi del clima italiano per guarire. Sulla sua tomba volle questa iscrizione:<<qui giace un uomo il cui nome era scritto sull'acqua>> (Here lies one whose name was writ in water)-

Le idee e la poetica
Fra i poeti romantici inglesi Keats è senz'altro il più amante della classicità; egli inseguì nelle sue opere, romantiche nella fertile e ricca sensibilità, un ideale di perfezione e di bellezza ispirate ai grandi esempi dei classici greci, una bellezza irraggiungibile ed eterna, vagheggiata col tono malinconico di chi la sente costantemente sfuggire. Egli è convinto che attraverso la contemplazione della Bellezza sia possibile vincere l'angoscia della condizione umana e scoprire il vero senso della vita: <<beauty is truth, trutth beauty, that is all ye konwn on earth, and all ye need to konown>> (La bellezza è verità e la verità è la bellezza: questo è tutto quello che vi è dato sapere sulla terra ed è quello che vi è dato sapere sulla terra ed è quello che vi basta sapere).
Anche la lingua di Keats, nelle sue opere maggiori e soprattutto nelle Odi, è ricca e raffinata, frutto della sua cultura letteraria (ad esempio lo studio appassionato di Shakespeare); lo stile è sobrio e conciso e il gusto del reale si compenetra con un intensa spiritualità.

Le sue opere più importanti sono:

ISABELLA O IL VASO DI BASILICO (1820): poemetto in ottava rima. Prende lo spunto da una novella del Boccaccio (Decamerone IV,5) e narra dell'amore tra isabella e Lorenzo, contrastato dai fratelli di lei i quali, per impedire che i due si sposino, uccidono nascostamente Lorenzo. Isabella attende invano l'innamorato; egli le appare in sogno e le svela la sua sorte e il luogo della sepoltura. La fanciulla, dissepolto il cadavere ne porta via la testa per sotterrarla nel vaso di basilico e Isabella ne muore di dolore.

IPERIONE (1818-1819): poema epico, in versi sciolti, che si ispira ai miti greci. Giove ha cacciato dall'Olimpo Saturno re degli dei e con lui tutte le altre divinità e i Titani (o Giganti). Essi si sono stati sconfitti non dalla forza, ma dalla bellezza dei loro vincitori perché la Bellezza è espressione di conoscenza e i Titani sono, invece, personificazione delle forze brute ed elementari nel mondo.
Uno solo dei Titani, Iperione, il dio del sole, conserva il suo regno, ma viene poi cacciato da Apollo.
Il poema si interrompe a questo punto, ma doveva essere molto più ampio, forse in dieci libri.

LA VEGLIA DI SANT'AGNESE (1819): La leggenda vuole che la vigilia della festa di Sant'Agnese le fanciulle vedano in sogno il futuro sposo. La bella Madeline si corica con questa fiducia. Ma Porphyro, innamorato di lei (contro il volere della sua famiglia che è nemica di quella di Madeline), con l'aiuto di una vecchia nutrice penetra nella camera della fanciulla. Madeline si desta e crede di sognare lo sposo dei suoi desideri, ma Porphyro le spiega la verità e la convince a fuggire con lui.

ODI (1829): rappresentano il capolavoro di Keats e alcune di esse sono famosissime: A un usignolo, Su un'urna greca, All'autunno, Sulla malinconia...



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