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Svevo: Senilità Capitolo 14

Nell'ultimo capitolo del romanzo si esaurisce definitivamente ogni tentativo di riscossa o cambiamento da parte del protagonista. Emilio, precocemente invecchiato e prostrato dai tradimenti di Angiolina, prima assiste al capezzale la sorella morente, le cui condizioni psichiche erano state aggravate dal suo comportamento con Angiolina e con Balli. Poi, rimasto solo, in questo brano tenta di riannodare i fili della sua griglia vita quotidiana. La sua mente non riesce però a liberarsi del ricordo delle due donne: anzi, nel sogno giunge a costruire una nuova, ibrida figura femminile, che combina miracolosamente le qualità di Angiolina (la bellezza, la passionalità) e quelle di Amalia (la pudicizia, il riserbo, la timida dolcezza).

Temi: uno squallido ambiente di vita familiare, la costante distanza tra sogno e realtà, l'idealizzazione della figura femminile, l'affidarsi ai ricordi come mezzo di sopravvivenza.
Anno: 1898.

Analisi del testo
Emilio sta provando a esistere senza Angiolina. Torna perciò all'attività letteraria, come mezzo di compensazione per sostituire ciò che gli manca. Talora si avvicina ad altre donne, ma senza effetti positivi: non riesce a tornare alla vita, rimane un inetto. Quando gli viene comunicato che Angiolina è fuggita con un altro uomo, con una frase enfatica e solenne ma calzante sintetizza la sua situazione: <<M'è fuggita la vita>>. Riassume così ciò che davvero è stata, per lui, Angiolina: non una persona con cui instaurare un rapporto, ma una creazione immaginaria, l'incarnazione di un elemento vitale.

Poi Emilio si reca a casa di Angiolina, dove viene a contatto con la volgarità della famiglia Zarri. Il ruolo che si era assunto di saggia guida e precettore della fanciulla (Aveva tentato di correggere Angiolina e di segnarle la via retta) viene demistificato dai baci tutt'altro che infantili della sorella Angiolina. Emergono qui tutta l'ambiguità, la sensualità, la bassezza di quella casa in cui Angiolina era vissuta.

Negli ultimi capoversi Svevo ci svela le illusioni che Emilio appronta per continuare la sua vita falsificando la realtà dei ricordi. Ai suoi occhi, Angiolina continua a incarnare la fondamentale simbologia legata alla vitalità, alla salute (quella che manca a Emilio); contemporaneamente, però la donna subisce, sempre nella mente del protagonista, una metamorfosi strana, in quanto assume anche altre due connotazioni:

  • da una parte s'identifica con Amalia, appena scomparsa, assumendo quindi caratteri di tristezza, purezza, come su un altare;
  • dall'altra incarna gli ideali del socialismo: per quel suo sguardo sempre rivolto verso l'orizzonte, cioè verso l'avvenire da cui ci partivamo i bagliori rossi.
Il narratore segnala la falsa coscienza del protagonista, che definisce letterato ozioso. Inoltre, nota ironicamente il contrasto fra sogno e realtà: Emilio trasforma infatti Angiolina in una creatura spirituale e nobile; le attribuisce la pensosità, l'altezza del sentire, l'intelligenza, tutti i connotati che la ragazza, volgare e godereccia, non ha mai avuto.
Angiolina diviene la personificazione del pensiero e del dolore; e se prima si era detta avversa al socialismo, ora ne diviene l'emblema. Il narratore smaschera così, senza concedere più alibi, tutte le menzogne che Emilio si è costruito attorno alla figura di Angiolina.

Ma quest'ultimo autoinganno è necessario a Emilio per poter pacificare, nel sogno, i contrasti che ancora lo agitano.
Identificando Angiolina e Amalia, egli costruisce una figura in cui ammortizzare i due aspetti della femminilità che apparivano inconciliabili ai suoi occhi: la passione e l'affetto, il godimento e la purezza. Angiolina che è stata finora soltanto una donna amante, adesso può assumere anche le fattezze tristi e pensierose di Amalia, che ha sacrificato la sua vita per il benessere dei membri della famiglia.



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