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La coscienza di Zeno Capitolo 4 Riassunto

Riassunto Capitolo IV - La morte di mio padre
Il dottore era partito e lui non sapeva se la biografia di suo padre sarebbe stata importante, comunque egli dice che 15-4-1890 ore 4 e mezza muore suo padre, ultima sigaretta e l'annotazione che trova su un libro e registra l'avvenimento più importante della sua vita. Sua madre era morta quando ancora aveva 15 anni, fece molte poesie per onorarla e diceva che doveva iniziare per lui una vita seria e di lavoro. Invece la morte di suo padre fu una vera e propria catastrofe, infatti si accorse a 30 anni di essere un uomo finito. Fino ad allora era passato da sigaretta in sigaretta e da una facoltà universitaria all'altra, fino alla sua morte egli non fece nessuno sforzo per avvicinarsi a lui e se poteva lo evitava e lui lo conosceva col nomignolo vecchio Silva manda denari. Ci volle la malattia per legarlo a lui ma poi presto sopravvenne la morte. Loro si vedevano si e no un'oretta al giorno e non andavano d'accordo perché non avevano nulla in comune. Egli diffidava del figlio, aveva fama di buon commerciante ma egli sapeva che da lunghi anni i suoi affari erano diretti dall'Olivi. Fumava sempre e a volte anche di notte e beveva molto. Seppe dai parenti che sua madre aveva avuto qualche motivo di gelosia perché un giorno lo trovò con la sarta, egli si scusò e ella lo perdonò. Leggeva libri insulsi e morali e diceva che una delle persone che più lo inquietavano erano lui. Lo rimproverava per la sua distrazione e la tendenza a ridere per le cose serie. L'Olivi lo costrinse a fare il testamento e da quel giorno cominciò a pensare alla morte incessantemente e quando lo vedeva il pensiero aumentava e un giorno gli fece promettere che non avrebbe sminuito le facoltà dell?olivi. Quelle disposizioni a lui piacquero perché non c'era bisogno di lavorare. Circa un anno prima della morte era andato con lui da un dottore, questi gli prescrisse delle medicine, ma non le prese perché gli facevano ricordare i medici e i becchini. Una sera giunse a casa un po' più tardi e sulla porta lo aspettava Maria, una vecchia cameriera che gli disse che suo padre l'aveva cercato all'ora di cena e non trovandolo in casa l'aveva trattato in modo sgarbato e inoltre le sembrava che cambiasse il respiro affannoso. Zeno quando lo andò a trovare nella stanza vide che stava bene e l'aveva aspettato per mangiare insieme a lui. Zeno voleva capire se era malato e lo osservava. Il padre gli domanda del ritardo ed egli dice che col suo amico stava parlando di religione e si arrabbiò quando gli disse che lui la studiava come tutte le altre. Il padre gli disse meglio di continuare la discussione perché era stanco e voleva andare a dormire, invece Zeno venne il dubbio che egli si sentisse molto male ed aveva capito che lui non chiamando il dottore voleva fare capire che era forte e lui non gli tolse questa illusione. Rimasto solo non pensò alla salute di suo padre ma si commosse. Poi andò a dormire. Fu svegliato da Maria che pensava sempre che suo padre stesse male e ella avendo sentito i suoi lamenti era arrivata in tempo da impedirgli di cadere dal letto. Maria stava piangendo mentre lui gli domandava come stava ma era più la che qua. Maria mandò qualcuno a chiamare il medico invece lui rimase lì a sostenerlo e pensava tra sé che cosa poteva fare lui.
La sua respirazione era molto irregolare. Passava molte ore a piangere e a disperarsi perché suo padre lo credeva sempre debole nonostante lui ce la mettesse tutta. il dottore arrivò all'alba accompagnato da un infermiere. Era un uomo che gli restò antipatico, magro, nervoso, calvo e lo pregò di raccontare cosa gli era successo. Gli raccontò la situazione, visitò il malato e quando andò in un'altra stanza lo rimproverò perché doveva continuare la cura, gli fece delle domande cui lui non seppe rispondere e gli disse che c'erano poche speranze. Egli cominciò a piangere per il padre ma il medico gli consigliò che l'unica cosa da fare era dirgli che non era moribondo, ed egli si arrabbiò col medico perché quantunque egli fosse spacciato gli prescrisse le medicine. Suo padre dormiva sempre di giorno e veniva sorvegliato da Maria e la sera da lui, infatti andò per il momento a riposare. A distanza di anni aveva rivissuto in sogno il colloquio col dottore e lui insisteva a mettere al malato la camicia di forza. Suo padre col tempo si alzò dal letto, girava per la stanza e guardava dalla finestra chiusa la neve. Egli lottava con lui per fargli prendere la medicina e di uscire dalla stanza. Una sera l'infermeria lo chiamò per dirgli che il padre ha fatto progressi. Egli voleva aperta la finestra. Egli domandava se era gravemente ammalato ma non ebbe una risposta. L'infermiera voleva impedire che suo padre si alzasse dal letto, ma l'interessato si ribellò. Egli passava il giorno a letto e in poltrona. Un giorno egli voleva fare stare suo padre a letto, ci provò, ma il malato disse che moriva . Zeno lo fece sedere sul bordo del letto poi si alzò e gli diede uno schiaffo e cadde a terra. L'infermiera lo sollevò mentre lui piangeva e diceva che era colpa del dottore che gli aveva ordinato di stare al letto. Ma era morto. Al funerale pensò che quello schiaffo gli era stato inflitto al padre non di sua volontà ma da moribondo ed egli pensò tanto a questo.



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