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Analogia: significato ed esempi della figura retorica

Cos'è l'analogia? Che tipo di figura retorica è l'analogia? Eccovi la definizione ed esempi tratti da opere letterarie con spiegazione.
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L'analogia è una figura retorica di significato il cui nome deriva dal latino analogĭa e dal greco ἀναλογία che vuol dire "relazione di somiglianza".





Significato

L'analogia viene utilizzata per accostare due termini come oggetti o situazioni la cui connessione non è così evidente, dato che si tratta di una connessione di pensiero nel quale è richiesto un certo ragionamento logico. Un celebre esempio di analogia è presente nella poesia L'isola di Giuseppe Ungaretti, nel quale afferma che le mani erano un vetro levigato, ma le mani non sono fatte di vetro eppure c'è un legame ovvero il sudore che le ha rese lisce.
Le mani del pastore erano un vetro levigato



Differenza tra analogia, similitudine, metafora

Può capitare di fare confusione tra l'analogia e le altre figure retoriche simili, come ad esempio la similitudine e la metafora. La similitudine è più facile da distinguere perché si forma attraverso l'uso di avverbi: come, simile a, assomiglia, così come, ecc.
Matteo è coraggioso come un leone.

Per quanto riguarda la metafora, somiglia maggiormente all'analogia, ma la metafora ha un significato più semplice e diretto mentre nell'analogia si deve fare un certo ragionamento. Per esempio, nel caso in questione le risate sono astratte e non possono essere contenute all'interno di un sacco.
Guardando il film ci siamo fatti un sacco di risate.



Esempi con frasi

Sebbene abbiamo già inserito il primo esempio di analogia nel paragrafo riguardante il significato, di seguito vi andremo a mostrare e spiegare ulteriori esempi di analogia presi da opere letterarie d'autore, andando a spiegare perché la figura retorica in questione è un'analogia.

1) Nel Gelsomino notturno di Giovanni Pascoli è presente un'analogia perché il germogliare del gelsomino nelle notti estive viene accostato all'unione dei due sposi ed il germogliare di una nuova vita.
È l’alba: si chiudono i petali
un poco gualciti; si cova,
dentro l’urna molle e segreta
non so che felicità nuova.

2) In un'altra poesia di Giuseppe Ungaretti intitolata Stelle il poeta accosta il termine "favole" alle stelle, probabilmente perché le favole sono un richiamo all'infanzia e alla fantasia, mentre le stelle nonostante l'età continuano ad affascinare con il loro luccicare anche gli adulti.
Tornano in alto ad ardere le favole

3) Nella poesia di Eugenio Montale intitolata Meriggiare pallido e assorto i picchi privi di vegetazione vengono accostati alle teste calve.
Si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi



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