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Il vecchio muratore: poesia di Gianni Rodari

Perché nella poesia il vecchio muratore di Rodari il protagonista vive in una catapecchia? Eccovi testo e spiegazione della poesia.

Il vecchio muratore è una poesia di Gianni Rodari che descrive la condizione di un lavoratore, nel caso specifico quella di un muratore, che si riscopre vittima dell'ingiustizia della società.





Il vecchio muratore: testo poesia

Ho girato mezzo mondo
con la cazzuola e il filo di piombo,
ho fabbricato con le mie mani
cento palazzi di dieci piani:
tutti in fila li vedo qua
e mi fanno una grande città.
Ma per me e per la mia vecchia
non ho che questa catapecchia.
Sono di legno le pareti,
le finestre non hanno vetri
e dal tetto di paglia e di latta
piove in tutta la baracca.
Dalla città che ho costruito,
non so perché sono stato bandito.
Ho lavorato per tutti: perché
nessuno ha lavorato per me?



Analisi e commento

Fino a qualche tempo fa chi praticava la professione di muratore veniva sfruttato, cioè spesso lavorava senza essere messo in regola (lavoro in nero, senza contributi) oppure era costretto a lavorare più ore rispetto a quelle per cui era pagato, senza invece ottenere un compenso extra per le ore di straordinario, e poi era anche un mestiere con scarse o assenti misure di sicurezza. Adesso la situazione è decisamente migliore, almeno per quanto riguarda la sicurezza e lo stipendio.

Le competenze dei muratori sono fondamentali per la creazione e il mantenimento delle infrastrutture di base di una comunità, tra cui case, scuole, ospedali, strade e altro ancora. Fatta questa breve premessa, adesso andiamo a spiegare nel dettaglio il testo di questa poesia dal sapore amaro.

La poesia viene raccontata in prima persona da un vecchio muratore che per lavoro ha dovuto viaggiare in diverse parti del mondo portando con sé la sua attrezzatura (cazzuola e filo di piombo) e che ha costruito centinaia di edifici, anche di dieci piani, e adesso si trova nel luogo esatto dove ne ha costruiti così tanti a schiera che sembra che la città l'abbia creata lui partendo da zero.
Tuttavia, egli e sua madre (la mia vecchia) continuano a vivere in una catapecchia, realizzata con materiali economici e così malridotta al punto che quando piove l'acqua entra dentro.

Dunque, il vecchio muratore si chiede come sia possibile che dopo aver costruito un'intera città sia stato messo ai margini (bandito) da essa, ovvero perché tutti adesso possiedono un'abitazione nuova mentre lui è rimasto con quella che ha sempre avuto fin dall'inizio? E termina la poesia con un ulteriore domanda che fa riflettere sulle disparità economiche e sociali: perché se lui ha pensato di costruire la casa per tutti, nessuno ha pensato di costruire la casa a lui?

Il drammatico finale è dovuto allo stile di vita dei muratori, e dei lavoratori più umili e sfruttati dell'epoca. Essi lavoravano alla giornata, dunque guadagnavano il sufficiente per vivere, ma non abbastanza per acquistare una nuova casa, e pur avendo le capacità per costruirsela da soli, non avevano il tempo per realizzarla dato che il loro tempo lo dedicavano interamente al lavoro. C'è anche da mettere in conto che con gli anni i soldi accumulati tendono ad avere un potere d'acquisto inferiore, ecco perché molti cercano di investirli in qualcosa. Ovviamente la poesia tende ad esagerare la triste vita del vecchio muratore… ma con le dovute proporzioni può essere paragonata a quella del pensionato che, dopo tanti anni di lavoro può finalmente smettere di lavorare e godersi la pensione, ma la pensione è così bassa da non riuscire ad arrivare a fine mese ed è costretto a continuare a lavorare o a chiedere aiuto.



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