Si muove nel mondo illuministico con una complessa alternativa di adesione e contestazione; mentre ne accetta la volontà demistificatrice a certe prospettive sensistico-razionalistiche si ribella all'esaltazione assoluta della ragione, alla quale oppone il sentimento in cui vede l’affettiva forza rinnovatrice dell’uomo e della società.
A fondamento del suo pensiero sta la persuasione che “la natura ha fatto l’uomo felice e buono, ma la società lo deprava e lo rende misero” e che quanto più la società umana si allontana dallo stato di natura, tanto più si corrompe.
Rousseau è ben convinto che è impossibile ritornare alla vita primitiva, ma il suo sforzo è inteso a ristabilire la spontaneità della natura umana, la sua bontà, e consente al fanciullo una piena esplicazione di queste doti in lui native e proclamando l’eguaglianza civile, politica, e sociale come strumento di fondazione d’una natura semplice e incorretta. L’appello alla natura e al sentimento distinguono dispotismo illuminato, conferendo al suo pensiero una radicalmente eversiva che ispirerà gli uomini della Rivoluzione francese.
Nel contratto sociale, secondo l’autore alla base della società, sta un contratto stipulato originariamente da gruppi di individui liberi e uguali, e che, mediante esso sottomettono i loro diritti naturali e inalienabili a un corpo sovrano (assemblea o parlamento) per garantire una civile e armonica convivenza che assicuri il libero esplicarsi nel corpo politico del singolo individuo in piena concordia con gli altri, salvaguardandosi dalla violenza, cioè dal cosiddetto diritto del più forte. Lo stato di natura originario permane tuttavia in quella che egli chiama la volontà generale, che non è la mera somma aritmetica della volontà degli interessi dei singoli, spesso fatalmente contrastanti, ma coincide con i diritti elementari dell’uomo, col libero sviluppo della persona e con una superiore moralità.
A fondamento del suo pensiero sta la persuasione che “la natura ha fatto l’uomo felice e buono, ma la società lo deprava e lo rende misero” e che quanto più la società umana si allontana dallo stato di natura, tanto più si corrompe.
Rousseau è ben convinto che è impossibile ritornare alla vita primitiva, ma il suo sforzo è inteso a ristabilire la spontaneità della natura umana, la sua bontà, e consente al fanciullo una piena esplicazione di queste doti in lui native e proclamando l’eguaglianza civile, politica, e sociale come strumento di fondazione d’una natura semplice e incorretta. L’appello alla natura e al sentimento distinguono dispotismo illuminato, conferendo al suo pensiero una radicalmente eversiva che ispirerà gli uomini della Rivoluzione francese.
Nel contratto sociale, secondo l’autore alla base della società, sta un contratto stipulato originariamente da gruppi di individui liberi e uguali, e che, mediante esso sottomettono i loro diritti naturali e inalienabili a un corpo sovrano (assemblea o parlamento) per garantire una civile e armonica convivenza che assicuri il libero esplicarsi nel corpo politico del singolo individuo in piena concordia con gli altri, salvaguardandosi dalla violenza, cioè dal cosiddetto diritto del più forte. Lo stato di natura originario permane tuttavia in quella che egli chiama la volontà generale, che non è la mera somma aritmetica della volontà degli interessi dei singoli, spesso fatalmente contrastanti, ma coincide con i diritti elementari dell’uomo, col libero sviluppo della persona e con una superiore moralità.
