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San Martino - Carducci: parafrasi, analisi e commento

Appunto di letteratura riguardante la poesia "San Martino" di Giosuè Carducci: testo, parafrasi, analisi del testo, figure retoriche e commento.

La poesia San Martino è stata scritta dal poeta Giosuè Carducci nel 1883 ed appartiene alla raccolta Rime Nuove del 1887. Non è l'unica poesia dedicata a San Martino (o all'estate di San Martino), ce ne sono molte altre d'autore, fra cui Novembre di Giovanni Pascoli.


Testo

La nebbia agli irti colli
piovigginando sale,
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar;

Ma per le vie del borgo
dal ribollir de' tini
va l'aspro odor de i vini
l'anime a rallegrar.

Gira su' ceppi accesi
lo spiedo scoppiettando:
sta il cacciator fischiando
su l'uscio a rimirar

tra le rossastre nubi
stormi d'uccelli neri,
com'esuli pensieri,
nel vespero migrar.



Parafrasi

La nebbia sugli alti monti,
sale insieme a una lieve pioggia,
E sotto il vento (maestrale)
fa rumore e schiuma il mare.
Ma per le vie del paese,
dal ribollire dei tini
(tini=catini usati per far fermentare il vino)
arriva l'odore aspro dei vini,
e rallegra le anime
(con anime si intende gente)

Gira sul fuoco
lo spiedo (cioè carne fatta cuocere sul fuoco vivo) scoppiettando:
mentre il cacciatore sta fischiando
sull'uscio di casa guardandosi intorno

tra le rossastre nubi
ci sono stormi di uccelli neri
come pensieri esuli
(esuli= confinati, esiliati, solitari)
nel migrare della sera.



Spiegazione:
La nebbia risale per le colline ripide e il mare bianco di spuma rumoreggia infrangendosi sugli scogli sotto il maestrale (vento che spira da Nord-Ovest). Ma per le vie del piccolo paese contadino si diffonde l'odore aspro del vino nuovo che rallegra le anime. Lo spiedo gira scoppiettando sui ceppi accesi: e il cacciatore sta sull'uscio mentre guarda stormi di uccelli neri che migrano come quei pensieri che se ne vanno.



Analisi del testo

Una lirica che racconta in pochi versi un intero mondo. È tutto in bianco e nero, per una giusta scelta tecnica. La metrica è l'odicina anacreontica (quattro quartine di settenari).
Il Carducci qui mette a confronto il paesaggio malinconico di una natura grigia e tempestosa tipicamente autunnale, con la felicità che c'è nell'aria intorno a lui.
L'atmosfera festosa del borgo è determinata dal giorno di San Martino in un piccolo paese maremmano (Bolgheri o Castagneto), poiché per le strade si diffonde l'odore del vino e della carne che cuoce sullo spiedo, ma i pensieri dell'uomo sfuggono a quest'allegria e volano lontani (com'esuli pensieri nel vespero migrar). La figura del cacciatore riporta il lettore al momento malinconico dell'ora del tramonto e gli uccelli migratori, paragonati a pensieri vaganti, diventano simbolo dell'inquietudine, degli affanni e degli slanci insoddisfatti dell'uomo.
Il maestrale diventa soggetto di urla e biancheggia e da tutto il quadro pare sentirsi il silenzio dell'uomo e i soli rumori della natura.



Figure retoriche

Personificazione: (v. 4) "urla ... il mare". Avviene l'umanizzazione del mare.

Allitterazione: (vv. 4-5-6-7) allitterazione della R (per-borgo-ribollir-aspro-odor-rallegrar). Serve a evidenziare il senso di festa che si sta vivendo nel paese.

Metonimia: (v. 6) "ribollir de tini".

Iperbato: (vv. 6-7). Perché viene invertito l'ordine.

Sinestesia: (v. 7) "aspro odor".

Anastrofe: (vv. 9-10) "gira su ceppi accesi/lo spiedo scoppiettando", cioè viene posposto il soggetto rispetto al verbo.

Similitudine: (vv. 14-15) "stormi d'uccelli neri, com'esuli pensieri". Vengono paragonati gli stormi di uccelli neri agli esuli pensieri.



Commento

Nella lirica "San Martino", Carducci, descrive l'atmosfera festosa del giorno di San Martino, cioè l'11 novembre in un borgo della Maremma Toscana. Questo giorno è molto importante per i contadini perché segna la fine del lavoro nei campi e l'inizio della sventura, cioè del travaso del vino dai tini, dove è stato messo a fermentare, nelle botti. All'allegria del borgo si contrappone la malinconia del paesaggio autunnale avvolto nella nebbia e colto all'ora del tramonto "tra le rossastre nubi".
Nella prima strofa si crea uno sfondo paesaggistico della lirica. Infatti il paesaggio viene descritto con la nebbia che copre tutti gli alberi spogli e secchi sui colli, che quando piove l'altezza della nebbia aumenta. Nella seconda strofa, invece, si sposta l'attenzione al borgo. Infatti questo posto tra le sue vie dal ribollire dei tini si sente l'odore aspro dei vini che rallegra le anime. Nella terza strofa, si concentra l'ambiente domestico interno. Infatti sui ceppi accesi gira lo spiedo facendo colare il grasso della carne messa ad arrostire, mentre un cacciatore fischia sull'uscio a guardare. Infine nell'ultima strofa si collega alla figura del cacciatore intento a osservare le rosse nubi e poiché è l'ora del tramonto, gli stormi di uccelli sono paragonati dal poeta ai pensieri degli uomini che fuggono e si allontanano nella sera per migrare.



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