Scuolissima.com - Logo

Bella schiava, Giambattista Marino: parafrasi, analisi, commento

Appunto di letteratura riguardante la poesia Bella schiava di Giambattista Marino: testo, parafrasi, analisi del testo, figure retoriche e commento.
Nera

Bella schiava è una poesia di Giambattista Marino scritta nel 1614 (XVII secolo) e contenuta nella raccolta La Lira.





Bella schiava di Giambattista Mario

In questa pagina trovate tutto ciò che riguarda la poesia Bella schiava di Giambattista Marino: la scheda della poesia, il testo, la parafrasi, l'analisi del testo, le figure retoriche e il commento.

Titolo Bella schiava
Autore Giovan Battista Marino
Genere Poesia lirica
Raccolta La lira
Corrente letteraria Letteratura barocca
Data 1614
Temi trattati Il fascino di una donna dalla pelle nera
Frase celebre «Un sole è nato, un sol che nel bel volto porta la notte, et ha negli occhi il giorno.»




Testo

Nera sì, ma se’ bella, o di Natura
fra le belle d’Amor leggiadro mostro.
Fosca è l’alba appo te, perde e s’oscura
presso l’ebeno tuo l’avorio e l’ostro.
Or quando, or dove il mondo antico o il nostro
vide sì viva mai, sentì sì pura,
o luce uscir di tenebroso inchiostro,
o di spento carbon nascere arsura?
Servo di chi m’è serva, ecco ch’avolto
porto di bruno laccio il core intorno,
che per candida man non fia mai sciolto.
Là ’ve più ardi, o sol, sol per tuo scorno
un sole è nato, un sol che nel bel volto
porta la notte, et ha negli occhi il giorno.



Parafrasi

Sì, sei nera, ma sei bella,
o magnifico dono della natura
cara fra le donne scelte dal Dio Amore.
L'alba, in confronto a te, si oscura
l'avorio e la porpora perdono
la loro brillantezza e si oscurano
accostati al nero (della tua pelle)
Ma quando, ma dove il mondo antico o il nostro
videro mai tanta luce sprigionarsi
dall'inchiostro tenebroso
o uscire tanto calore dal carbone spento?
Sono servo della mia stessa schiava
i cui bruni capelli legano il mio cuore
che da nessuna mano candida (di carnagione bianca) può essere sciolto.
O sole, là dove tu splendi, solo per umiliarti,
è nato un altro sole che richiama nel suo volto la notte
se pur ha il giorno nei suoi occhi.



Analisi del testo

Schema metrico: ABAB BABA CDC DCD

Marino è noto per il suo stile barocco e le sue poesie amorose, ma in questa poesia fa uso di alcune metafore di ispirazione petrarchesca, nello specifico quando accosta la bellezza della donna al colore bianco e pallido già dal primo verso. Lo stile barocco ribalta lo stile classico e in questa poesia attraverso antitesi e ossimori tende ad esaltare lo strano e l'esotico. Per questo viene inclusa la bellezza di una donna, sebbebe sia una schiava e pure nera, definendola ancor più affascinante delle altre.

Il concetto espresso in questa poesia era già stato proposto nel Cantico dei Cantici della Bibbia ove è presente l'espressione "Nigra sum sed formosa", che sta a significare "Bruna sei tu, ma bella".



Figure retoriche

Nel testo della poesia sono presenti diverse figure retoriche che contribuiscono alla sua bellezza e al suo significato.
  • Antitesi = "Nera sì, ma se’ bella" (v.1). Considerando che l'ideale di bellezza in quell'epoca era la carnagione molto chiara, di conseguenza la carnagione nera era vista come "brutta", egli vuole sottolineare la bellezza della donna nonostante la sua carnagione scura.
    "porta la notte, et ha negli occhi il giorno" (v.14). Per il contrasto notte e giorno.
  • Ossimoro = "leggiadro mostro" (v.2). Il termine leggiadro è inteso come bello, grazioso ed elegante e chiaramente il termine mostro è l'opposto di questi tre aggettivi.
  • Iperbato = "mostro ... di Natura" (vv.1-2); "bruno laccio avvolto intorno il core" (vv. 9-10). 
  • Anastrofe = "Fosca è l'alba" (v.3). Anziché "l'alba è fosca".
  • Metafora: "un sol che nel bel volto porta la notte" (vv. 13-14); "et ha negli occhi il giorno" (v.14).
  • Allitterazione della i = "vide sì viva mai, sentì sì pura" (v. 6).
  • Allitteazione della R = "uscir di tenebroso inchiostro" (v.7).
  • Apostrofe = "O sol" (v.12). Si rivolge al Sole.
  • Paronomasia = "sol, sol" (v. 12). Il primo è riferito al sole, il secondo è inteso come "solo".



Commento

Questa poesia di Giambattista Marino celebra la bellezza di una donna con la pelle nera. Questo ad oggi può sembrare normale ma nella letteratura petrarchesca la bellezza in una donna era caratterizzato dalla sua belle bianchissima. Nonostante la sua carnagione scura, il poeta la considera tra le donne più belle mai create dall'amore. Egli afferma che la sua eccezionale bellezza fa sembrare pallide anche le donne con la pelle chiara come l'avorio e l'ostro ostro (= colore roseo).
Il poeta si chiede se in tutto il mondo, sia nell'antichità che nel suo tempo, si sia mai vista una bellezza così viva e pura, che sembri emergere da un fondo nero e oscuro come l'inchiostro o da una bruciante oscurità come il carbone spento. Egli si descrive come un servitore devoto di questa donna, che è una schiava, il cui cuore è legato da un sentimento profondo che non può essere sciolto nemmeno da una mano bianca e candida.
Infine, il poeta nota che quando questa donna brilla al massimo, sembra che un nuovo sole sia nato. Questo sole può portare la notte nel suo volto, ma ha il giorno nei suoi occhi. In altre parole, la donna ha un fascino irresistibile che può alternare tra l'oscurità e la luce, rendendola affascinante e unica.



🧞 Continua a leggere su Scuolissima.com
Cerca appunti o informazioni su uno specifico argomento. Il nostro genio li troverà per te.




© Scuolissima.com - appunti di scuola online! © 2012 - 2024, diritti riservati di Andrea Sapuppo
P. IVA 05219230876

Policy Privacy - Cambia Impostazioni Cookies