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Amai - Saba: parafrasi, analisi e commento

Appunto di letteratura riguardante la poesia "Amai" di Umberto Saba: testo, parafrasi, analisi del testo, figure retoriche e commento.

La poesia "Amai" è stata scritta dal poeta Umberto Saba nel 1946 ed appartiene alla sezione Mediterranee del suo Canzoniere, che è una raccolta di tutti i suoi componimenti poetici. I temi trattati sono: una dichiarazione di poetica, l'amore per la bellezza semplice, la passione della verità, il desiderio di comunicazione con il pubblico.


Testo

Amai trite parole che non uno
osava. M'incantò la rima fiore
amore,
la più antica, difficile del mondo.

Amai la verità che giace al fondo,
quasi un sogno obliato, che il dolore
riscopre amica. Con paura il cuore
le si accosta, che più non l'abbandona.

Amo te che mi ascolti e la mia buona
carta lasciata al fine del mio gioco.



Parafrasi

Amai parole frammentate che nessuno
osava dire. Mi piaceva molto la rima fiore e amore
che è quella più vecchia e più difficile.
Amavo la verità che era in fondo a queste parole
come un sogno ormai perso, che il dolore
le fa da compagno. Con la paura nel cuore
il dolore si accosta e più non ti abbandona.
Ti amo a te che mi ascolti e amo la carta vincente
che uno lascia alla fine del gioco!


Parafarsi discorsiva
Amai le parole logorate che nessun poeta osava più utilizzare.
Mi piacque, in particolare la rima fiore e amore, tra le più antiche e quindi tra le più difficili da usare.
Amai la verità più nascosta che si trova in fondo all'animo umano, quasi un sogno dimenticato, che tramite il dolore ci permette di giungere alla verità di noi stessi (riscopre amica).
Con timore il cuore si accosta a questa profonde verità ma una volta scoperta non l'abbandona più.
Amo te (lettore o pubblico) che mi ascolti e la poesia che è come una carta da gioco vincente che il poeta getta sul tavolo solo alla fine della partita (come estrema risorsa).



Analisi del testo

Schema metrico: endecasillabi sciolti, liberamente rimati; eccetto il v. 3, composto da un'unica parola isolata, di tre sillabe (è un ternario).

La lirica è scandita in tre momenti grazie alla ripetizione anaforica del verbo amare, che compare due volte al passato (Amai) e una al presente (Amo).
La prima strofa insiste sugli aspetti formali. Il poeta afferma con orgoglio (parole che non uno / osava; la più antica difficile del mondo) la propria predilezione per un vocabolario semplice, povero in apparenza, che vive di accostamenti scontati come la rima fiore / amore.
La seconda strofa passa al piano dei contenuti. La poesia, per Saba, è una ricerca di verità, che va scoperta nel fondo del cuore umano e comunicata agli altri. Il tema della verità che giace al fondo richiama l’aspetto autobiografico del Canzoniere: una sorta di romanzo psicoanalitico, che ripercorre le proprie esperienze alla ricerca delle oscure ragioni dell’essere.
Nella terza strofa il poeta coinvolge il lettore: la vera poesia sa creare un profondo legame d’affetto tra il poeta e il suo destinatario, entrambi chiamati a condividere un’unica, preziosa esperienza.

Molte parole della poesia tradizionale paiono logorate dal lungo uso: ebbene, Saba coraggiosamente dichiara di voler riscattare queste trite parole, di voler restituire loro la freschezza e pregnanza di significato che avevano alle origini. Assume a modello Francesco Petrarca, che nel suo Canzoniere aveva raggiunto un intenso lirismo utilizzando parole comuni, quelle di valore universale, che sono patrimonio di tutti. Perciò nelle rime di "Amai" compaiono vocaboli quali fiore, amore, dolore, cuore.
Il gusto della bellezza semplice e comune suggerisce a Saba l’amore per la musicalità, e quindi:
per la cantabilità sei settenari, degli ottonari, delle rime baciate: si vedano, qui, le rime fiore / amore; mondo / fondo; dolore / cuore; abbandona / buona;



Figure retoriche

Iperbole: Amai / M'incantò (v.1 e v.2).

Metafora: trite parole (v. 1) / osava (v. 2) / che il dolore riscopre amica (vv. 6-7).

Anafora: Amai (v. 1 e v. 5).

Personificazione: la verità (v. 5) / il cuore (v. 6).

Metafora e latinismo: quasi un sogno obliato (v. 6).

Polittoto: "Amo", al posto di "amai" (v. 9).

Enjambements: vv. 1-2, vv. 2-3, vv. 5-6, vv. 6-7, vv. 9-10.



Spiegazione per parola

  1. Trite: logorante dall'uso, che nessun poeta osava più utilizzare.
  2. La rima...amore: non è un'indicazione generica, ma rinvia ai vv. 12-13 di un'altra sua poesia, Trieste.
  3. Difficile: essendo tra le rime più antiche, è una delle più difficili da usare in maniera non banale.
  4. Giace al fondo: la verità più nascosta, che si trova in fondo all'animo umano.
  5. Obliato: dimenticato.
  6. Riscopre amica: perché conoscere tale verità può rappresentare un sollievo nei momenti di sofferenza; e anche perché solo sperimentando il dolore possiamo giungere alla verità di noi stessi.
  7. Con paura... l'abbandona: il cuore si accosta a questa verità profonda con timore, ma una volta scoperta non l'abbandona più, le si aggrappa come un'ancora di salvezza. Il pronome che è riferito a il cuore.
  8. Te: si rivolge direttamente al lettore.
  9. Carta... mio gioco: la carta vincente, che il giocatore conserva per la fine della partita..



Commento

Appartenente a una delle ultime sezioni del Canzoniere, Mediterranee, il componimento costituisce forse la migliore sintesi del mondo di Saba. Vi troviamo un'esplicita dichiarazione di poetica e anche un'implicita polemica rivolta ai poeti ermetici di quegli anni: Saba non apprezza il loro atteggiamento di superiorità, la mancanza di comunicatività con il pubblico, l'idea di arte come cosa aristocratica, come dono per pochi e non per tutti.
La prima strofa mostra uno stile di ricerca della comunicatività, la seconda strofa la ricerca della verità, mentre la terza il rapporto con il pubblico e la propria poesia.
Il discorso riguarda il cuore ed esprime un impegno soprattutto morale, in quanto il dolore rende amica anche la verità più dura; per Saba non c'è amore senza dolore, tanto che il "doloroso amore" costituisce l’essenza della vita. Ma la vita è anche una fonte insostituibile di gioia e di consolazione, come risulta dai due versi conclusivi, che si riferiscono direttamente al lettore ("Amo te che mi ascolti"), per renderlo partecipe di un’esperienza che resta comunque preziosa.



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