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Riassunto: Ultime lettere di Jacopo Ortis

di Ugo Foscolo
Riassunto:

È un tipico esempio di romanzo epistolare aperto, infatti la stesura richiese continue revisioni da parte del Foscolo.
L’idea di questo libro la pubblicò nel 1796 nel suo Piano di studi, col titolo Laura, lettere. Al vero e proprio Ortis ci arrivò più tardi nel 1798 a Bologna, dove man mano che scriveva le lettere le dava a Marsigli da stampare. Nel 1799 dovette lasciare Bologna, causa l’arrivo degli Austro-Russi. Marsigli chiese allora a Sassoli di completare l’opera lasciata incompiuta col titolo Vera storia di due amanti infelici o sia Ultime lettere di Jacopo Ortis. Foscolo fu molto contrariato, così al suo ritorno fece una revisione completa che portò alla stampa del libro nel marzo del 1801, di cui ne furono stampate poche copie. Fece un’altra edizione a Milano nel 1802, più consistente e con numerose ristampe. Durante l’esilio svizzero apportò nuove e significanti modifiche, quindi si ebbe un’altra edizione a Zurigo nel 1816, datata però Londra 1814. l’ultima edizione fu fatta a Londra nel 1817 con grande successo, specie in Italia.

Nel personaggio di Jacopo Ortis vediamo molte somiglianze col Foscolo:
  1. aspirazioni giovanili;
  2. anelito alla bellezza e alla libertà;
  3. scontro con la natura
  4. scontro con la società
  5. idea del suicidio, che con Ortis si avvererà e non con Foscolo.

L’idea del suicidio ebbe successo con Ortis perché ebbe inoltre una delusione amorosa. Il romanzo è basato sulle lettere che Ortis invia al suo amico Lorenzo Alderani, che colma con qualche suo inciso narrativo le lacune. Per questo romanzo Foscolo si ispirò a La Nouvelle Héloïse di Rosseau e ai Dolori del giovane Werther di Goethe.

Trama

Jacopo Ortis, deluso dal trattato di Campoformio e ricercato dai nuovi governanti di Venezia, si rifugia sui colli Euganei dove incontra Teresa e della quale s’innamora. La giovane è però già stata promessa dal padre Odoardo a un altro uomo, insulso possidente, e Teresa non vuole deludere il padre. Jacopo decide quindi di andarsene.
Durante il suo soggiorno ai colli Ortis fa una visita alla casa di Tetrarca, inoltre scrive una lettera politica contro Napoleone. La seconda parte narra del suo viaggio per l’Italia, l’incontro a Milano con Parini e c’è anche una lettera scritta da Ventimiglia dove si legge il suo pessimismo nella politica e nella società. Vuole tornare ai colli, ma saputo del matrimonio di Teresa la saluta per l’ultima volta e si toglie la vita con un pugnale.
Jacopo è il centro del romanzo, lui vorrebbe cambiare i valori assoluti della mediocre società unito però a una tensione di distruzione che lo porterà al suicidio. Il suicidio è la rottura definitiva tra l’io e il mondo. Alcuni critici credono che la vicenda sia la via di salvezza del Foscolo che oggettivando e sublimando la sua insana malattia non si è suicidato. Tuttavia Foscolo fu così legato a questo romanzo che è una testimonianza della sua insana malattia e non uno strumento catartico.
Nell’opera si puà trovare lo scontro alfieriano tra virtù e limiti della realtà. Jacopo però non è l’eroe alfieriano, perché è in una realtà prosaica, a contatto con una borghesia mediocre e la moralità del tempo. Jacopo non trova spazio per l’eroismo, c’è solo meschinità e indifferenza della natura. La sua sconfitta è il risultato di una mancata possibilità di eroismo, egli vive in una condizione di impedimento che non gli permette di mutare la sua situazione. E questo lo sente come una colpa personale.
Psicanaliticamente: questa colpa va riscontrata nello stesso Foscolo, connessa al suo spirito ribelle, all’infanzia sradicata e al rifiuto di una vita familiare.
Ideologicamente: Ortis ha perso ogni possibilità di vedere positivamente la ragione e la storia. Che poi è il pensiero di Foscolo, nonostante i suoi ideali rivoluzionari capisce che la storia è un processo di sopraffazione privo di ogni razionalità. Comprando le vicende personali e quelle dell’umanità Ortis giunge a una visione orrorifica della storia e considera la vita sociale come una lotta senza quartiere. Jacopo vede infatti la vita con materialismo settecentesco, cioè con meccanicismo e vede la natura come una forza che per sopravvivere uccide i singoli esseri, prima li spinge a cercare la felicità che s’intreccerà inesplicabilmente con la morte degli stessi per un bene superiore.
Le uniche cose positive che Jacopo vede sono le illusioni. Le illusioni sono:
a.amicizia;
b.rapporti con gli spiriti di forte sentire;
c.arte come affermazione dell’io:
d.letteratura come affermazione dell’io;
e.bellezza degli spettacoli naturali;
f.bellezza femminile;
g.amore
e sebbene non crede in Dio, ne sente la nostalgia.
Teresa rappresenta la donna-angelo, sintesi di tutto ciò per cui valga la pena vivere. Si mescolano in lei stilnovismo e una aggiunta di modernità che la rende sensuale, pur trattenuta nelle convenzioni dell’epoca.
Se Teresa è inafferrabile anche ciò che rappresenta lo è, così come l’arte a cui Jacopo non poté accostarsi: scrittore mancato non poté lasciare traccia di sé nella letteratura.
Jacopo cerca di far capire al lettore il suo stato d’animo, è in un vortice autodistruttivo che prende il lettore, ma vuole anche chiudersi in se stesso. Il suicidio sarà il gesto per togliersi da una comunicazione che vuole ma non ha. Tuttavia il temperamento di Jacopo è rotto da Lorenzo, anche lui esule che condivide lo stesso dolore dell’amico, ma è più misurato. Qui Foscolo si è rifatto a Laurence Sterne, che ironizza molto, così fa anche Jacopo quando abbandona il suo tono tragico.
In questa opera si vede anche la nuova sensibilità settecentesca: natura in tempesta, paesaggi lunari e cimiteri. Infatti Jacopo si esalta davanti alle tombe dei grandi Italiani in Santa Croce a Firenze. Questo tema sarà poi ripreso da Foscolo nei Sepolcri.
L’Ortis tenta sempre di fissare l’attenzione del lettore, questo lo rallenta nel ritmo narrativo, ma nel finale diventa incalzante. Il linguaggio non è necessariamente esatto formalmente, in quanto si inserisce anche del gergo comune, infatti si inserisce una paratassi fatta di scatti improvvisi, sospensioni, frementi domande e risposte, talora aspra talora intensa.


Analisi del testo

(1° stesura 1797-98 Laura, lettere, influssi dell'opera di Goethe il Werther, abbozzo giovanile puramente amoroso e sentimentale). Nel 1799 aveva iniziato la pubblicazione del suo romanzo che interruppe per partecipare alle vicende militari, quindi pubblicato nel 1802, e con importanti correzioni e aggiunte, nel 1815-17. E' un opera epistolare. E' strutturata come una raccolta di lettere che il protagonista Jacopo ha inviato all'amico Lorenzo Alderoni, che successivamente la pubblica intervenendo e informando il lettore intorno ad avvenimenti che non avrebbero potuto trovare luogo nelle lettere, fornendo notizie che ha raccolto sul suo suicidio. La trama vede Jacopo abbandonerà Venezia a seguito del trattato di Campoformio (1797), si rifugia nei colli Euganei (per fuggire alla vendetta e alle persecuzioni austriache) qui vaga infelice trovando sollievo nella lettura di Plutarco. Qui conosce il sign T che ha due figli, per una delle quali Teresi si innamora ed è corrisposto, ma la giovane è stata promessa in sposa con un matrimonio di intesa ad Odoardo. Decide di fuggire, si reca a Bologna, Firenze, Milano. Appreso che Teresa si era sposata decide di morire, saluta la madre, l'amico a cui lascia la sua ultima volontà.

Nella 1° composizione prevale l'elemento passionale-amorosa, la delusione amorosa che porta al suicidio nella 2° composizione prevale la delusione politica. Nell'Ortis il suicidio è affermazione della libertà dell'uomo. Il suicidio è l'unica libertà rimasta all'individuo in questa concezione storica.

L'Ortis è una autobiografia del Foscolo negli anni giovanili guardando al mondo con la passionalità giovanile (delusione amorosa e crollo degli ideali).
Mentre Didimo chierico è un autoritratto del Foscolo negli anni più maturi, cessate le ardenti passioni dell'Ortis rotto l'empito etico politico inteso a celebrare le urne dei forti, Didimo chierico ha una visione diversa del mondo allontanandosi dai fatti, ponendosi in maniera distaccata.



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